di Raoul de Forcade
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È il giorno delle perizie nel processo di Genova relativo al crollo del ponte Morandi (avvenuto il 14 agosto 2018, causando 43 vittime). Ma è anche quello di Giovanni Castellucci, l’ex ad del gruppo Atlantia e di Autostrade per l’Italia, che è comparso in aula per la prima volta.
I problemi del ponte Morandi sono iniziati sin dalla sua costruzione quando, ha detto Massimo Losa, il perito del giudice per le indagini preliminari, sentito nel corso del dibattimento - per la pila 9 (quella poi crollata ) il progetto «venne modificato per velocizzare i tempi» e «non venne fatto il collaudo statico» e «mancarono i controlli dalla direzione dei lavori». Un «intervento sulla pila 9 - ha aggiunto - avrebbe evitato il crollo».
Questi difetti di costruzione, ha chiarito Losi, hanno causato la corrosione dei cavi. Corrosione che era nota al gestore del viadotto già dal 1975, quando l’ingegnere Zanetti di Spea, prima, e poi lo stesso ingegner Morandi lanciarono l’allarme.
Il perito ha poi ricordato come «le stime della corrosione eseguite nel 1993 (anno in cui si fecero i lavori di rinforzo alla pila 11), con riferimento alle pile 9 e 10, che risultavano rispettivamente pari al 8,6% e al 20,54%, sono in palese contraddizione con quella riportata nel progetto di retrofitting (datato 2017, ndr) generalmente pari al 10%-20%, indistintamente per le due pile, che implicherebbe il completo arresto del progredire del fenomeno di corrosione in un quarto di secolo, assunzione chiaramente assurda e inaccettabile».
Castellucci, prima dell’ingresso in aula, ha dichiarato: «Sono presente per rispetto del Tribunale e di tutte le parti del processo. Già i miei difensori avevano anticipato che non avrei fatto mancare il mio contributo all’accertamento della verità, che è molto diversa dalle teorie dell’accusa diffuse in questi ultimi mesi».
Durante l’udienza, al termine di una delle pause, l’ex ad di Autostrade si è avvicinato a Egle Possetti, portavoce del Comitato vittime del ponte Morandi, per stringerle la mano ma la Possetti si è rifiutata.
Oltre al manager, hanno deciso di assistere all’esame la maggior parte degli imputati. Sono 58 le persone imputate tra ex dirigenti di Autostrade e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni) e tecnici, nonché ex e attuali dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del provveditorato delle opere pubbliche.
Le due società sono uscite dal processo patteggiando circa 30 milioni di euro. Secondo l’accusa, tutti sapevano delle condizioni del Morandi ma nessuno fece nulla, seguendo la logica del risparmio per garantire maggiori utili da distribuire ai soci.
I giudici hanno ammesso la memoria di quasi 3mila pagine che il pubblico ministero Massimo Terrile aveva depositato prima di Natale. Il collegio ha disposto la «rimozione» di alcune parti che non possono essere inserite in questa fase.
«Per noi - ha commentato Possetti - la cosa fondamentale è che sia stata accettata la memoria dei pm, che consideriamo un elemento indispensabile anche per la difesa. La presenza di Castellucci è difficile da accettare. Lui ha detto che è qui per l’accertamento della verità, ma la verità si accerta anche senza la sua presenza».
Raoul de Forcade
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