di Marzio Bartoloni e Andrea Gagliardi
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Da venerdì 11 febbraio in tutta Italia (indipendentemente dal colore della regione) è scattata la fine dell’obbligo di mascherina all’aperto. E hanno riaperto i battenti le discoteche. Due tappe importanti del percorso di graduale ritorno alla normalità, due anni dopo l’inizio della pandemia. Un percorso a tappe che il governo, in base all’andamento epidemiologico, intende portare progressivamente avanti, dopo le nuove regole sulla scuola (con Dad ridotta a 5 giorni e vaccinati sempre in classe) fino al 31 marzo, quando scadrà lo stato di emergenza che il Governo sembra intenzionato a non prorogare.
Mascherine e discoteche sono solo i primi due step di quella road map annunciata dal presidente del Consiglio Mario Draghi per riaprire il paese, che al momento ha altre due date ufficiali: il 31 marzo, quando scadrà lo stato d’emergenza, e il 15 giugno, quando invece finirà l’obbligo di vaccinazione per gli over 50.
Ma si lavora anche ad un primo allargamento della capienza degli stadi che a partire dal 1° marzo dovrebbe salire dall’attuale 50 al 75 per cento, con l’obiettivo di riaprirli completamente prima della fine del campionato. Non solo. Alcuni divieti potrebbero cadere anche prima del 31 marzo. Data quest’ultima che potrebbe segnare, come tra l’altro indicato nell’ultima ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, anche l’addio alle mascherine al chiuso.
Un altro “anticipo” l’ha introdotto un emendamento di Italia Viva al decreto legge della vigilia di Natale in conversione al Senato e approvato in Commissione affari sociali: dal 10 marzo sarà nuovamente possibile visitare i familiari ricoverati in ospedale, per 45 minuti al giorno.
Che la direzione sia quella di un allentamento delle misure restrittive lo conferma sottosegretario alla Salute Andrea Costa per il quale «già dal mese di marzo si può prevedere un allentamento del Green pass, graduale, partendo magari ovviamente dai luoghi all’aperto». Tradotto, significa che l’obbligo di super green pass previsto attualmente per ristoranti e piscine all’aperto, stadi e sport di squadra come il calcetto, a marzo potrebbe essere eliminato, magari sostituendolo con il green pass base (rilasciato anche con tampone) prima della totale eliminazione del certificato verde.
Non solo. A marzo potrebbero scattare altri allentamenti come l’addio al green pass base (anche con tampone) per shopping, banche e uffici postali. Il secondo step, in concomitanza con la fine dello stato d’emergenza, potrebbe invece riguardare i locali al chiuso - cinema, teatri, musei, ristoranti - e i mezzi di trasporto locali, mentre il super green pass dovrebbe rimanere su quelli a lunga percorrenza.
Il 31 marzo 2022 scade la proroga dello stato di emergenza in Italia. L'orientamento del governo, se continuerà il calo dei contagi e dei ricoveri, è di non prorogarlo. Dovrebbe scadere perciò a fine marzo la possibilità di ricorrere allo smart working con modalità semplificate, cioè senza l’accordo individuale tra azienda e singolo dipendente e con notifica telematica e massiva al ministero del lavoro. E dovrebbe cessare il lavoro della struttura commissariale guidata dal commissario Figliuolo.
Anche se la discussione è ancora aperta, è molto probabile invece che il super Green pass - senza scadenza per chi ha fatto la dose booster - sopravviverà alla fine dello stato di emergenza. E resterà ancora obbligatorio per diversi mesi, probabilmente fino a giugno, per accedere alla maggior parte delle attività sociali (dai ristoranti al chiuso alle discoteche). In particolare, il super green pass per il lavoro per gli over 50 - in vigore dal prossimo 15 febbraio - dovrebbe restare in vigore fino al 15 giugno, data in cui scade l'obbligo di vaccinazione per gli over 50 italiani e stranieri residenti in Italia. Anche se non è escluso che tale obbligo sia prorogato in vista dell'autunno.
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Andrea Gagliardi
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Marzio Bartoloni
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