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Da Frankly a Bobble Bobble: come cambia il mercato del bubble tea in Italia

di Manuela Soressi

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Un negozio Bobble Bobble

Un negozio Bobble Bobble

Sbarca in Italia anche la produzione degli ingredienti e le vendite già ammontano a a circa 30 milioni di euro

3 maggio 2022
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3' di lettura

Occhio al bubble tea. Se già oggi, a livello mondiale, vale 2,7 miliardi di dollari, nel giro di cinque anni supererà i 4 miliardi, con un tasso annuo di crescita composto (Cagr) del 7,8%. La stima è di Cross Border Growth Capital, che a questa bevanda, originariamente a base di tè, latte e perle di tapioca, ha dedicato un report, identificandola come la next big thing nel campo dei food. Anche in Italia, dove oggi le vendite ammontano a circa 30 milioni di euro ma con le potenzialità di arrivare a 95 milioni di euro nel 2027.

A trainarne la crescita sono, come nel resto del mondo, le catene specializzate, che hanno saputo superare anche la prova lockdown, puntando sul delivery e sull'e-commerce. In attesa che sbarchino i leader orientali (come Chatime, Coco Fresh Tea & Juice e Tealive, già presenti in Europa), sono i competitor italiani a darsi da fare per aprire nuovi locali (oggi sono circa 160 quelli esistenti in Italia) e presidiare il mercato. Una politica di espansione che fa fioccare progetti di crescita e attira l'attenzione sia degli investitori.

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E così, in meno di un mese, ha già superato l'obiettivo previsto la campagna di crowdfunding lanciata sulla piattaforma Mamacrowd da Frankly - Bubble Tea and Coffee (nove punti vendita e 2,3 milioni di euro di vendite nel 2021). «Abbiamo ottenuto un milione di euro dal fondo di venture capital Alicrowd 2, numerosi investimenti retail e ulteriori dichiarazioni di investimento per diverse centinaia di migliaia di euro dai soci attuali – spiega Franco Borgonovo, founder della catena insieme a Lati Ting. Questa cifra servirà a sviluppare la digitalizzazione del business, creando una customer base proprietaria e un sistema di fidelizzazione dei clienti, e ad ampliare il team. Ma soprattutto finanzierà un ambizioso piano di sviluppo. «Vogliamo consolidare la nostra presenza in Italia, arrivando a 33 punti vendita nell'arco di un biennio, per poi sbarcare nel mercato europeo per diventarne il punto di riferimento entro il 2025», aggiunge Borgonovo, forte di un 2022 partito con ricavi superiori del 15% al budget previsto e con il traguardo dei 4 milioni di euro di fatturato annuo.

Corrono velocemente anche i conti di Bobble Bobble, catena nata a Lucca nel 2017 e che oggi conta 22 punti vendita (di cui 18 in franchising) dalla Valle d'Aosta alla Sicilia: i 400mila euro fatturati nel 2019 sono diventati 900mila nel 2021 e saliranno a 3 milioni di euro quest'anno. Ma, considerando anche le vendite dei locali (circa 4 milioni di euro l'anno scorso), il 2022 si chiuderà con 10 milioni di euro. Una crescita realizzata grazie allo sviluppo della rete dei locali, tutti posizionati fuori dalle grandi città per conquistare un mercato vergine qual è quello della provincia italiana, e per cui sono previste altre 12 inaugurazioni entro fine anno (per metà in franchising).

Da giugno 2021 un contributo importante lo ha dato anche l'avvio del primo laboratorio in Europa dedicato alla produzione di ingredienti per il bubble tea (come sciroppi e palline alla frutta) e in cui, tapioca a parte, si usano solo materie prime italiane.
«Già nel 2019 c'erano problemi di approvvigionamento delle materie prime provenienti da Taiwan per cui siamo stati costretti a chiudere i negozi per due estati consecutive – spiega Simone Simonelli, fondatore e proprietario di Bobble Bobble insieme al socio Nicolò Ossino – Poi ci sono stati i rincari dei costi di trasporto e i lunghi tempi di attesa delle merci determinati dal boom del mercato gobale. Una situazione sempre più critica che ci ha spinto a decidere di diventare anche produttori degli ingredienti necessari per questa bevanda”. Una scelta non facile, vista anche la complessità delle produzioni e la gestione dei macchinari (prima cinesi, ora italiani), ma che in sei mesi nel 2021 ha portato nelle casse dell'azienda mezzo milione di euro, facendone un fornitore di riferimento non solo per i franchisee ma anche per le aziende dell'Horeca.

A meno di un anno dall'inaugurazione lo stabilimento in provincia di Lucca, costato 250mila euro, è già insufficiente per star dietro alle richieste del mercato e così l'azienda ha appena deciso un ulteriore investimento di 600mila euro per raddoppiarne la superficie e decuplicarne la produzione. «“Le nuove macchine entreranno in funzione a settembre per poi arrivare a pieno regime nel 2023» aggiunge Simonelli, già proiettato sull'obiettivo successivo, ossia l'introduzione di una linea per la lavorazione della tapioca.


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