di Patrizia Maciocchi
"Ai figli il cognome dei due genitori, non solo del papa'"
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Il Tribunale di Pesaro applica per primo il comunicato stampa della Consulta, con il quale è stata anticipata la decisione che ha passato un colpo di spugna sull’automatismo nell’attribuzione ai figli del cognome del padre. E dice sì alla madre che chiedeva di aggiungere il suo cognome a quello del padre, malgrado l’opposizione di quest’ultimo. Il decreto del Tribunale marchigiano è stato depositato a tempo di record, solo il giorno dopo la nota stampa, del 27 aprile scorso. Press release che i giudici (presidente Davide Storti) richiamano per sciogliere due nodi che la sentenza della Corte costituzionale del 2016 aveva lasciato irrisolti, con un verdetto, che apriva la possibilità di attribuire anche il nome della madre, la cui applicazione era però possibile solo in caso di accordo tra i genitori e solo per i figli nati dal matrimonio. Condizioni che la decisione, anticipata dal comunicato stampa del 27, cancella, perchè è estesa anche ai figli nati fuori dal matrimonio, e prescinde dal consenso paterno. Una svolta che nel decreto dei giudici marchigiani viene sottolineata «Rilevato che la Corte costituzionale ha di recente riconosciuto il pieno diritto di attribuire al figlio il cognome materno - si legge nel provvedimento - anche in assenza dell’accordo e del consenso del padre (vedere il comunicato del 24.4.2017)». La decisione del Tribunale di Pesaro è immediatamente esecutiva e l’ufficiale giudiziario ha l’ordine di rettificare fin da subito l’atto di nascita, annotando a margine il decreto.
Soddisfatto l’avvocato Andrea Nobili che, insieme al collega Bernardo Becci dello studio NBBZ di Ancona, ha assistito la madre della minore. Il legale sottolinea l’importanza del provvedimento adottato per la prima volta in Italia. Una decisione che «sancisce un principio legato all’identità personale» ma consente anche di «fare chiarezza rispetto a principi che evitano trattamenti discriminatori nei confronti delle donne». Sposta il focus sul ruolo che dovrà svolgere il comune, il sindaco del capoluogo marchigiano Matteo Ricci «I Comuni faranno quanto in loro dovere per agevolare le pratiche ma spetta al Parlamento fare una legge - aggiunge Ricci - . La società civile e anche i magistrati sono un passo avanti e in sintonia con il Paese reale».
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