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Falsi Dadamaino, coinvolto nelle contraffazioni anche l’archivio dell’artista

di Gabriele Biglia

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29 marzo 2018
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2' di lettura

Sono implicati anche tre componenti dell' Archivio Dadamaino nell'associazione per delinquere dedita alla contraffazione e alla commercializzazione in Italia ed all'estero di 462 opere false dell'artista Eduarda Emilia Maino (1930 -2004) in arte Dadamaino. Un giro d'affari complessivo stimato circa 20 milioni di euro. Sono 90 le opere false sequestrate durante 31 perquisizioni nelle provincie di Asti, Bergamo, Brescia, Firenze, La Spezia, Lodi, Mantova, Matera, Milano, Modena, Monza e Brianza, Pisa, Roma e Varese dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza .
L'indagine è partita nell'ottobre 2014 su denuncia di un esperto d'arte che aveva notato l'apparire sul mercato di un numero spropositato di “Volumi” dell'artista, tele monocromatiche bianche o nere perforate da buchi ellittici, realizzati da Dadamaino tra il 1958 e il 1960. L'eccessiva presenza sul mercato ha molto insospettivo visto il breve arco temporale in cui vennero realizzati.
“L'indagine che si è conclusa a maggio 2017 ha permesso di individuare 12 soggetti italiani, tra cui il precedente direttore artistico dell'Archivio, già a processo, che appartengono ad una associazione a delinquere dedita alla certificazione e alla commercializzazione di opere false, sia in Italia che all'estero” - racconta Francesco Provenza, comandante dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale (Ntpc). “Alcune di queste opere sono state esposte in diverse gallerie d'arte Italia, Londra, Parigi, New York. Di questi 12 imputati, tre appartengono all'Archivio di riferimento dell'artista, organo deputato alla certificazione di autenticità. I “Volumi” sono stati immessi sul mercato con valori che oscillano tra i 20mila e i 60mila euro”. Per il momento sono stati sequestrati 90 lavori contraffatti con mendaci certificati di autenticità, ma mancano all'appello ancora 372 opere alcune delle quali probabilmente si trovano appese alla pareti di casa di ignari collezionisti. Diversi proprietari che si sono fatti parte civile, si sono trovati a dover consegnare ai carabinieri opere d'arte acquistate in assoluta buona fede. Ma ci si aspetta adesso un effetto tsunami. Gli accertamenti sulle contraffazioni sono stati svolti da tre consulenti tecnici nominati dal Pubblico ministero Luigi Luzzi della procura di Milano. “Sono implicati anche tre soggetti di una galleria situata in provincia di Milano che hanno apposto timbri di una nota associazione culturale milanese, anch'essa coinvolta nell'operazione, al fine di fornire una provenienza fittizia alle opere. Tutti i manufatti sequestrati, la cui qualità a detta degli esperti non era altissima, presentano la medesima etichetta di provenienza”.
Nel 2014 il fatturato complessivo dei lavori della Dadamaino in asta aveva raggiunto l'apice con 2.232.570, quasi il doppio dell'anno precedente (1.272.212 euro). Un indicatore forse di un mercato che veniva gonfiato.
A seguito dello scandalo dei falsi, nel 2015 sono stati scambiati 32 lotti e il tasso di invenduto è stato pari al 44.4%. Nel 2016 invece sono passati di mano 43 lotti con un tasso di invenduto del 30.2.%. Nel 2017 il fatturato è scivolato a 1.1 milioni di euro con 39 lotti scambiati e un tasso di invenduto pari al 42.2%.

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