di Silvia Pieraccini
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La sfida più grossa degli ultimi due anni, dominati dal Covid e dalle difficoltà nei trasporti, è stata quella di riuscire a garantire il prodotto. Per questo il marchio toscano di sneaker D.a.t.e. (il nome deriva dalle iniziali dei fondatori) ha deciso di accelerare il reshoring: «Noi compriamo quasi tutti i pellami in Toscana, a Santa Croce sull’Arno – spiega Tommaso Santoni, ceo e socio del brand fondato nel 2006 -, ma gran parte della produzione fino a poco tempo fa veniva fatta in Vietnam. Poi, a seguito dei problemi logistici e di approvvigionamento, abbiamo aumentato i prodotti realizzati in Italia e in Portogallo, che sono passati dal 5 al 20%. Avere la possibilità di gestire la catena produttiva vicino a casa è un valore aggiunto. L’operazione ha richiesto investimenti in forme e impianti, ma ci ha fatto crescere».
I fondatori di D.a.t.e.: da sinistra, Tommaso Santoni, Emiliano Paci e Damiano Innocenti
Nel 2019, prima della pandemia, D.a.t.e. fatturava 9,7 milioni di euro; nel 2020 è salito a 10,2 milioni, nel 2021 ha superato i 13 milioni (+35% sul pre-Covid). Quest’anno prevede di chiudere sopra 17 milioni con un margine operativo lordo (ebitda) vicino al 20% e un export al 35% guidato da Europa, Giappone e Corea. Tra i fattori che hanno aiutato c’è l’e-commerce, che oggi vale quasi il 20% del fatturato: «Eravamo partiti con le vendite online già nel 2009-2010 – spiega Santoni - e quando è arrivato il Covid non abbiamo avuto traumi e non abbiamo dovuto rincorrere: il lavoro fatto prima è servito».
Nel giugno scorso D.a.t.e. ha aperto un flagship store nel centro storico di Firenze, la città dove il marchio è nato e da dove prende ispirazione, che si aggiunge a quello di Milano-Brera e al negozio di Seoul, aperto con un partner. «Il nostro piano di sviluppo prevede di arrivare a 30 milioni di ricavi nel 2025 – aggiunge Santoni – seguendo tre direttrici: la focalizzazione sul marchio, la distribuzione selettiva wholesale e lo sviluppo retail». Nei programmi retail ci sono le aperture a Parigi, Londra e Tokyo.
La marcia del brand di fascia premium, con un prezzo medio al pubblico sui 180-200 euro, quartier generale a Empoli e un organico “leggero” formato da 25 persone, è offuscato solo dalla crescita dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che sparge incertezza. Per adesso D.a.t.e. ha ritoccato i listini di cinque euro, ma solo su alcuni modelli. L’allargamento della gamma a borse, cappelli e a una capsule di abbigliamento per ora ha fatto ingresso solo nei negozi propri, ma dal prossimo anno la distribuzione sarà allargata alla rete wholesale.
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