di Roberta Capozucca
Credit: Pau Venteo/Europa Press/Getty Images
5' di lettura
Prosegue la marcia russa sull’Ucraina mentre è atteso un terzo round di negoziati tra Kiev e Mosca. Intanto il ministero della Difesa russo annuncia un temporaneo cessate il fuoco e la creazione di corridoi umanitari dalla mattina di oggi per l’evacuazione della popolazione civile dalle città di Mariupol e Volnovakha. Ma alle strazianti immagini delle strade affollate dai profughi, si aggiungono quelle dei bombardamenti sul patrimonio culturale ucraino e con esse la spettro di una nuova epurazione culturale.
Dopo la distruzione del memoriale dell'Olocausto di Babyn Yar e del Museo di Storia Locale di Ivankiv, nella notte tra il 27 e il 28 febbraio, che ha causato la perdita di oltre venti opere della pittrice naïf Maria Prymachenko, i bombardamenti russi hanno distrutto l'Università e l'Accademia di Cultura di Kharkiv colpendo, tra le altre cose, la simbolica piazza delle Libertà da cui si accede al Yermilov Ce ntre, il museo di arte contemporanea tra i più importanti della regione. Nel frattempo, dai civili ai dipendenti museali, tutti stanno facendo del loro meglio per mettere in salvo il patrimonio culturale ucraino essendo evaporata la possibilità di un trasferimento delle collezioni all'estero. Lo sa bene il Museo della Libertà di Kiev che già a fine febbraio, mentre crescevano le tensioni con la Russia, aveva richiesto l'autorizzazione formale per spostare all'estero il proprio patrimonio, ma che senza un'approvazione tempestiva si è visto costretto a dover utilizzare i depositi all’interno della città; stessa cosa ha fatto il Museo Nazionale di Storia dell'Ucraina di Kiev, che giovedì scorso ha impiegato 12 ore per spostare tutta la sua collezione nei depositi cittadini. E mentre il Museo di Belle Arti di Odessa ha eretto filo spinato e Olesia Ostrovska-Liuta, la direttrice generale del Mystetskyi Arsenal National Culture, Arts and Museum Complex di Kiev, ha implementato il piano di massima sicurezza del museo, l'organizzazione no profit Asortymentna kimnata, continua a cercare il sostegno internazionale per evacuare opere d'arte, archivi, libri, oggetti di design e arti applicate da tutto il territorio ucraino e trasferirli in uno spazio sicuro ubicato a Ivano-Frankivsk.
Maria Prymachenko nel 1970
Sale intanto la preoccupazione tra le file dell'UNESCO, che in questi giorni ha iniziato ad incontrare i funzionari dei musei ucraini per discutere della situazione e prevede di tenere una sessione il 15 marzo per esaminare l’impatto dei danni subiti finora in tutto il paese. A rischio ci sono infatti monumenti parte del patrimonio mondiale dell'umanità come la Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, il centro storico medievale di Leopoli o la scalinata Potemkin di Odessa. Anche l'ICOM ha espresso la sua ferma condanna alla violazione dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina da parte delle forze militari russe, dichiarandosi particolarmente preoccupato per i rischi che corrono i professionisti dei musei e per le minacce al patrimonio culturale ucraino. L'ICOM, dopo aver invitato la società civile ad assistere i musei locali e proteggere edifici e collezioni con ogni modo e mezzo, avverte tutte le parti interessate di “vigilare sul potenziale aumento del contrabbando di materiale culturale proveniente dalla regione”, ricordando a tutti i governi i loro obblighi internazionali ai sensi della Convenzione UNESCO del 1970, concernente le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali, oltre che della Convenzione UNIDROIT del 1995 sugli oggetti culturali rubati o esportati illegalmente.
Ucraina, anche opere e luoghi d’arte a rischio nel conflittoNegli ultimi giorni, anche la comunità artistica internazionale si è mobilitata per esprimere il proprio dissenso attraverso gesti di solidarietà ma anche di natura politica molto netti. Le principali istanze di critica del mondo della cultura arrivano proprio dalla Russia, che dopo decine di lettere aperte firmate da migliaia di lavoratori di tutta la filiera del settore, sta assistendo a un'ondata di dimissioni dei direttori delle principali istituzioni del Paese. Dopo quelle del curatore e degli artisti del Padiglione Russia, alla porte dell'inaugurazione della 59ª Biennale di Venezia, sono arrivate le dimissioni della direttrice del Vsevolod Meyerhold State Theater and Cultural Center di Mosca Elena Kovalskaya e poi di Vladimir Opredelenov, vicedirettore del Museo Pushkinin. Nel frattempo anche l'austriaco Simon Rees, direttore artistico della fiera d'arte Cosmoscow, e l'italiano Francesco Manacorda, direttore artistico della VAC Foundation dal 2017, hanno dichiarato di essersi dimessi.
Si moltiplicano intanto le iniziative a supporto degli artisti e degli operatori culturali ucraini. La European Cultural Foundation ha lanciato il Culture of Solidarity Fund per sostenere quelle iniziative che, nel mezzo dei tumulti, rafforzino il senso di solidarietà europea. L'iniziativa sosterrà in particolare:
– attività di condivisione di informazioni attraverso i canali digitali, in contrasto alla bolla propagandistica russa
– spazi culturali che offrono riparo ad artisti, operatori culturali e attivisti della società civile
– espressioni artistiche e culturali che resistono alla dura realtà del conflitto e sostengono l’immaginazione condivisa di un futuro pacifico per l’Ucraina e l'Europa.
“Support Ukraine, Stop the war” opera in NFT di Lorenzo Quinn
A salvaguardia del patrimonio culturale sta lavorando anche un gruppo di professionisti e ricercatori ucraini attraverso la combinazione di tecnologie di scansione e archiviazione di siti e contenuti, tra cui Wayback Machine di Internet Archive, il crawler Browsertrix e l’estensione del browser ArchiveWeb. Il gruppo di Saving Ukrainian Cultural Heritage Online (SUCHO) invita inoltre tutti coloro che sono a conoscenza di collegamenti alle collezioni digitali di musei, biblioteche, archivi e qualsiasi altra istituzione culturale che ha digitalizzato il patrimonio culturale di notificarla tramite il loro sito.
A seguito del tweet del governo ucraino del 26 febbraio, in cui dichiarava di accettare come strumento di donazione anche le criptovalute, il mondo dell'arte si è iniziato a mobilitare anche attraverso la vendita delle opere tramite NFT. L'organizzazione UkraineDAO, co-creata dalla fondatrice e artista russa delle Pussy Riot Nadya Tolokonnikova, ha finora raccolto oltre 6 milioni di dollari di ETH. L’NFT di UkraineDAO è un’unica edizione della bandiera ucraina e viene rilasciata insieme a PartyBid, uno strumento che consente alle persone di fare offerte collettivamente e, in caso di vittoria, di possedere un pezzo frazionato dell’opera d'arte. Il 28 febbraio l'artista di origine russa Olive Allen ha condiviso un video di se stessa mentre brucia il passaporto davanti al consolato russo a New York, offrendo la clip come un’unica NFT per raccogliere fondi a sostegno del popolo ucraino. Sempre come modalità di raccolta fondi, l'artista Shepard Fairey ha pubblicato un’opera basata su NFT in edizione singola chiamata «Diplomacy Over Violence» e lo scultore italiano Lorenzo Quinn ha messo in vendita sul mercato dell’arte digitale SuperRare 100 NFT intitolati “Support Ukraine, Stop the war” i cui profitti andranno totalmente in beneficienza.
P.I. 00777910159 Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie Privacy policy