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Un nuovo laburismo per un lavoro degno

di Flavio Felice e Roberto Rossini

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(Yingyaipumi - stock.adobe.com)

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Lavoro e teoria economica

30 aprile 2022
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3' di lettura

Cogliamo l'occasione della festa del lavoro per offrire uno spunto di riflessione su una categoria del pensiero politico che in passato ha conosciuto una certa fortuna e che crediamo meriti di essere riconsiderata, forse ridefinita e riproposta alla pubblica discussione. È il cosiddetto “laburismo cristiano”, espressione utilizzata da Alcide De Gasperi per definire una componente interna alla Dc. L’espressione di De Gasperi è mitigata dal sostantivo una “specie”, volendo delimitare il campo e distinguerla dal tradizionale filone britannico.

Gli esponenti di punta di tale pensiero sono stati Dossetti, La Pira, Grandi, Romani, Pastore, solo per citarne alcuni. Siamo senz’altro di fronte ad una proposizione integrale che, a parere dello storico Vincenzo Saba, segna l’inizio dell’ipotesi laburista cristiana, legata esclusivamente alla proposta dossettiana, in concorrenza con quella degasperiana.

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Oggi la Dc non esiste più e il movimento politico cattolico non appare più riducibile alle tradizionali culture politiche di De Gasperi e di Dossetti, qualora lo sia mai stata. Di conseguenza, qualsiasi riferimento ad un ipotetico laburismo cristiano, ovvero cattolico, crediamo debba andare oltre quella contrapposizione e fare i conti con le attuali sfide del mondo del lavoro. Da questo punto di vista, si pensi soltanto all'enciclica di Giovanni Paolo II Laborem exercens del 1981 e ai numerosi pronunciamenti di Papa Francesco sul tema della dignità del lavoro, ma anche all'esperienza del sindacato, dell'associazionismo per i lavoratori, alle suore e ai preti operai; sono fondamentali riferimenti culturali ed espressioni di partecipazione civile.

In breve, il lavoro, che fa da sfondo alla rinascita repubblicana, ha rappresentato il punto di caduta più simbolico delle differenti famiglie politiche che si sono confrontate all'indomani della Seconda Guerra Mondiale e crediamo che, ancora oggi, pur nelle differenze, il bene comune lavoro possa continuare a rappresentare il possibile punto d'incontro tra la cultura politica socialista, cattolica e liberale.

Un qualsiasi approccio che metta al centro il lavoro non può non tenere conto della realtà e la concretezza ci dice che il classico confronto tra capitale e lavoro è profondamente e irreversibilmente cambiato. Oggi più che mai capitale e lavoro s'intersecano e il confronto non avviene più sul campo della politica nazionale, ma tende ad assumere caratteri transnazionali e a rispondere a logiche inedite: quelle della global polity. Il che pone problemi ancora irrisolti e rivela quanto sia improponibile un laburismo che faccia riferimento al rapporto conflittuale capitale-lavoro, invece di concentrarsi sulle interazioni virtuose e sulle fragilità di tale binomio. L'impensabile – che sia una pandemia o una guerra – rischia di compromettere tale rapporto e di fare emergere quei fenomeni che sono alla base di profonde lacerazioni e di confitti sociali, come ad esempio il “lavoro povero”, la massima espressione di una contraddizione: il lavoro, da strumento di liberazione dalla povertà e di emancipazione civile, diventa motivo di impoverimento e di esclusione.

Di fronte ad una simile situazione, ipotizziamo che una ridefinizione del laburismo di ispirazione cristiana necessiti di implementare una economia sociale di mercato dinamica, per citare l'art. 3 del Trattato di Lisbona, un mercato veramente competitivo e trasparente, non deviato da monopoli e oligopoli, che miri all'inclusione, alla massima occupazione e ad uno sviluppo economico duraturo, nel rispetto dell'ecologia umana integrale: la cura delle istituzioni democratiche e liberali non è meno fondamentale di quella della biosfera; accanto ad un sistema di cooperazione e di valorizzazione dell'opera del terzo settore e del privato-sociale. In secondo luogo, andrebbe ripensato il welfare in chiave sussidiaria e incentrato sulle politiche attive del lavoro, oltre al potenziamento della formazione professionale. Infine, la promozione di una ecologia integrale necessita di istituzioni inclusive, capaci di spezzare il “circolo vizioso delle istituzioni estrattive”; istituzioni che accompagnino il cambiamento in modo graduale ma costante, affinché nessuno si perda.

Rileggendo la categoria politica del “laburismo cristiano”, alla luce delle nuove sfide, riteniamo che il lavoro degno sia la condizione esistenziale per la trasmissione di un'etica del sacrificio, della collaborazione e della solidarietà. Sono i principi che stanno alla base dei quattro aggettivi indicati da Papa Francesco per rappresentare un'idea di lavoro degno della persona umana: un “lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale”.

Flavio Felice – Università del Molise
Roberto Rossini – Alleanza contro la povertà

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