Governo, Salvini: "Stupito da Draghi, la priorità è la pace non le spiagge"
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Crescono i distinguo nella maggioranza sul ddl concorrenza dopo la “sferza” di Mario Draghi in Consiglio dei ministri, ma soprattutto si allarga il solco all’interno del centrodestra, sempre più diviso tra FdI e l’asse Forza Italia-Lega. Un tema, quello dei balneari, molto delicato, soprattutto per le possibili ricadute elettorali alle amministrative del 12 giugno.
Tant’è che il premier prende carta e penna e scrive una lettera al presidente del Senato Elisabetta Casellati per ribadire un concetto semplice: il provvedimento va approvato entro maggio con o senza fiducia per «non mettere a rischio il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr». Missiva che Casellati legge e poi gira al presidente della decima commissione e fa sapere che la sottoporrà all’attenzione della conferenza dei capigruppo convocata per martedì alle 15.
Draghi, parlando agli studenti di Sommacampagna (Verona), ribadisce di essere molto determinato: «Non sono stato eletto ma nominato. Il presidente Mattarella - sottolinea - mi ha chiamato e mi ha chiesto se me la sentivo. Io ho detto sì. Mi sono venute in mente le cose che dovevo fare». Tradotto: sto qui per fare le cose. E tra queste appunto le riforme che vede in pericolo. Allarme condiviso anche dal Presidente di Confindustria. «Il Pnrr - osserva Carlo Bonomi - ci dà una grande occasione per fare le riforme che però sono ferme. Il premier ha dovuto convocare d’urgenza il Consiglio dei ministri per richiamare tutti agli impegni presi».
Da martedì 24 il provvedimento sarà all’esame della Commissione Industria di Palazzo Madama: in quella sede i partiti tenteranno di arrivare a un’intesa sui balneari, il vero nervo scoperto dell’intero Ddl: un’ulteriore mediazione rispetto alle misure approvate in Consiglio dei ministri il 15 febbraio scorso. Ma non sarà facile chiudere in pochi giorni uno scontro che va avanti da mesi.
Il Pd spinge per un rapido via libera. Anche l’ala “governista” di Forza Italia appoggia apertamente l’iniziativa di Draghi, mentre quella più vicina alle associazioni tiene il punto: secondo Massimo Mallegni, senatore e capo del dipartimento Turismo azzurro, «la questione dei balneari non c’entra proprio nulla con il Pnrr». «Non si perde nulla se aiutiamo 30mila imprese italiane e 1 milione di addetti nel suo complesso. Se poi qualcuno che sta al Governo si è accordato per svendere il nostro Paese alle multinazionali del Nord Europa allora - attacca - che lo dicessero». Toni simili a quelli scelti da Giorgia Meloni: «Le 30mila nostre imprese - osserva la leader FdI - hanno investito soldi sulla base di concessioni e rispettando la legge, domani tutto deve andare all’asta? Allora a vincere sono le multinazionali straniere».
Ma dalla kermesse azzurra di Napoli interviene Silvio Berlusconi, che smorza le polemiche appoggiando implicitamente il premier. «Noi volevamo un po’ più tempo ma va bene anche così. Abbiamo giorni sufficienti. Se dall’altra parte ci sarà razionalità e buonsenso - osserva - si può fare tutto entro fine maggio». Più freddo Matteo Salvini. Il leader della Lega, pur assicurando che alla fine «si troverà un’intesa come accaduto per il catasto, non vede di buon occhio il ricorso alla fiducia e punta alcuni paletti, soprattutto ribadendo la necessità di garantire il diritto di prelazione alle piccole imprese.
Ma la novità di oggi è la lettera del premier alla seconda carica istituzionale della Repubblica, dai toni particolarmente decisi: «Nel rispetto delle prerogative parlamentari - scrive Draghi - senza una sollecita definizione dei lavori del Senato» con l’iscrizione in Aula del Ddl sulla concorrenza «e una sua rapida approvazione entro fine maggio, sarebbe insostenibilmente messo a rischio il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr».
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