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Milan e non solo: i petrodollari del Bahrein sono i benvenuti

di Giancarlo Mazzuca

Milan-Investcorp, ambasciata Bahrain in Gb conferma

Lo sbarco arabo potrebbe anche rivelarsi una boccata d'ossigeno per il «made in Italy» intero

2 maggio 2022
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2' di lettura

Potrebbe sembrare un controsenso, ma ai rossoneri del Milan sta arrivando il disco verde: negli ultimi giorni, infatti, Investcorp, la società del Bahrein che fa capo a Mohammed Al Ardhi, finanziere dell'Oman, ha completato positivamente la due diligence per l'acquisto della società calcistica dagli anglo-americani di Eliott che a loro volta avevano acquistato dai cinesi subentrati a Silvio Berlusconi.

L'operazione, che vale 1,18 miliardi, dovrebbe essere perfezionata in questi giorni anche se non possono escludersi colpi di scena al novantesimo minuto (e, magari, potrebbe anche esserci lo zampino di qualcuno al momento insospettabile).

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Per il club meneghino, che è già in pole-position nella corsa allo scudetto 2022, l'arrivo dei petrodollari sarebbe certamente una buona iniezione di liquidità, ma lo sbarco arabo potrebbe anche rivelarsi una boccata d'ossigeno per il «made in Italy» intero. In pochi hanno infatti sottolineato la grande opportunità, al di là dell'aspetto sportivo, che si presenta con lo sbarco di Al Ardhi: il fatto, cioè, che lo sceicco arabo è anche alla guida di due aziende produttrici di gas e di petrolio. E mai come in questo momento tali imprese - con la guerra ucraina in corso e con il mezzo embargo sulle nostre importazioni dalla Russia anche per via delle sanzioni a Putin - sarebbero le benvenute in Italia. Possono infatti rappresentare un piccolo aiuto per attenuare la nostra sete energetica e, chissà, potremmo anche chiederci: con l'abbonamento allo stadio ci sarà pure qualche litro di “super” in omaggio…

Scherzi a parte, al di là dell'acquisto di qualche bomber straniero per irrobustire la squadra di Pioli, l'arrivo dello sceicco dell'Oman finirebbe per aiutare lo stesso Draghi nella sua disperata ricerca di fonti alternative per gli approvvigionamenti di gas e petrolio. E anche i sostenitori rossoneri finirebbero per porsi questa domanda: vale di più un gol della squadra del cuore o un barile aggiuntivo di greggio? E, con i tempi che corrono, la domanda potrebbe avere un senso pure per gli ultrà.

Il Milan, in fin dei conti, ha sempre un po' bazzicato negli ambienti petroliferi. Pochi si ricordano, infatti, che Silvio Berlusconi, lo storico presidente con cui la società ha vinto tutto quello che c'era da vincere, prese la decisione di acquistare il club ambrosiano alla fine del 1985 quando il Cavaliere stava trascorrendo le vacanze natalizie nello chalet di St. Moritz che era appartenuto allo Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi. Proprio il marito di Soraya, anni prima, aveva avviato la modernizzazione e lo sviluppo economico dell'Iran sfruttando le ricchezze energetiche del suo Paese. Oggi è la ricchezza a 360 gradi di Al Ardhi che potrebbe venirci incontro. Nei giorni scorsi avevo sentito Arrigo Sacchi, il più importante allenatore milanista dell'era berlusconiana, per sapere cosa realmente pensasse dell'acquisto del club da parte degli arabi. La sua risposta: «Spero che, oltre ai soldi, abbiano anche idee». In questo caso, però, in ballo non ci sono soltanto i soldi: sul tappeto potrebbe anche esserci l'oro nero (e altro ancora) che vale sempre di più.

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