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Cresce il pressing su green pass e obbligo vaccinale. Autunno caldo in Parlamento

di Fabio Carducci

Nuovo protocollo per scuola, nessun test gratis ai no vax

Cresce il pressing sull’obbligo di vaccinazione e il governo cerca una sintesi, ma sul decreto alla Camera si profila già lo scontro.

22 agosto 2021
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4' di lettura

Dai rifugi trentini ai ristoranti siciliani, passando per scuole, aziende, e a breve ancora il Parlamento. Sotto il sole dell’ultima decade di agosto ad arroventarsi più che mai è lo scontro sul green pass. Che di fatto è diventato lo scontro sull’obbligo di vaccinazione, dal 6 agosto requisito principale, in base al decreto di luglio, per poter esibire dove richiesto l’ambito (o contestato) codice a barre anti Covid. Certo, per avere il pass bastano tamponi a ripetizione o la certificazione di aver avuto il Covid nei sei mesi precedenti, ma il nodo che divide il paese resta il vaccino.

«Un dovere e un atto d’amore», ha sottolineato il capo dello Stato Sergio Mattarella, in continuità con l’appello lanciato prima della pausa estiva da Mario Draghi e riprendendo le parole di Papa Francesco di due giorni fa. Ma il fronte «no vax» attraversa ancora numeroso il personale scolastico (il 12,5% non è vaccinato, ha certifica il commissario Figliuolo) e quello sanitario (35mila mancano all’appello), mentre sono 2 milioni i cinquantenni non vaccinati e la Lega si appresta, alla ripresa dei lavori parlamentari di settembre, a dare battaglia a colpi di emendamenti sul decreto di luglio.

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Cresce il pressing per l’obbligatorietà

Ultimi a chiederne l’obbligatorietà per legge, in due lettere inviate ieri al premier Draghi e ai governatori regionali, i ristoratori e i baristi rappresentati dalla Fipe. Con l’obiettivo di scongiurare «nuove misure restrittive per le imprese». Ma anche la Cisl, con il segretario Lugi Sbarra. Al quale per il governo ha risposto ieri al Meeting di Rimini, con l’inevitabile prudenza imposta dalla situazione esplosiva, il ministro del Lavoro Andrea Orlando: «Tutti gli strumenti e tutte le vie di contrasto al Covid, nel rispetto delle valutazioni della comunità scientifica, vanno percorsi: sono favorevole a esplorare tutte le soluzioni che consentano di mettere il più possibile in sicurezza gli italiani».

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La mina scuola dal primo settembre

Il decreto del 6 agosto prevede per insegnanti e assistenti tecnici (i bidelli), a partire dal 1° settembre, anche l'obbligo del green pass pena, dopo 5 giorni, la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Con la contemporanea nomina di un supplente. Il personale scolastico può optare anche per i tamponi, ma, per quanto riguarda le polemiche su chi debba sostenere i i relativi costi, un protocollo e due circolari del Miur chiariscono che gli esami sono gratis solo per personale fragile. I docenti no-vax invece se lo dovranno pagare. E dal governo vengono smentite seccamente ipotesi di modifica al decreto del 6 agosto.

Il nodo mense aziendali

Altro fronte caldissimo alla riapertura delle aziende dopo agosto. Dopo i decreti legge emanati, e da ultimo una faq del governo, il quadro normativo prevede che per la consumazione al tavolo al chiuso, l'accesso alle mense aziendali e ai locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti è precluso (salve le ipotesi previste per legge, ad esempio le condizioni sanitarie di esonero dalla vaccinazione) a chi non esibisce il green pass (analogamente a quanto avviene nei ristoranti). Ma le prime applicazioni della nuova normativa stanno creando disorientamento e confusione presso le imprese; di qui la necessità all'interno dell'esecutivo di nuovi chiarimenti. Lo ha chiesto lo stesso sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri.

Le possibili modifiche per le imprese

Un primo possibile chiarimento allo studio dei tecnici dell'esecutivo è specificare (si ragiona su una nuova Faq) la possibilità di “fare asporto” per le mense aziendali, così come si stanno orientando già diverse imprese (si veda altro articolo in pagina). C'è poi il nodo della responsabilità dei controlli. Qui la faq del governo prevede che «i gestori dei predetti servizi sono tenuti a verificare le certificazioni verdi». In questo caso, si tratterebbe di rafforzare la previsione, escludendo, espressamente, le imprese (che peraltro, in questo caso, sono soggetti estranei visto che il rapporto è tra gestore della mensa e lavoratore, ndr) da qualsiasi inadempimento in caso di rifiuto di accesso alla mensa (perché il soggetto è sfornito di green pass). In sintesi, dovrebbe essere chiarito che l'impossibilità di accedere alla mensa non costituisce un fatto imputabile al datore di lavoro. Al momento, nessuna decisione ufficiale è stata presa.

Ma il pressing sull'esecutivo è alto: Cgil, Cisl e Uil, in una nota, hanno chiesto un faccia a faccia «urgente» ai ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e della Salute, Roberto Speranza, per avere chiarimenti sul green pass. Mentre proprio ai sindacati si rivolge, preso atto delle divisioni che paralizzano la politica, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, invitando le parti sociali a un accordo sulla modifica dei protocolli di sicurezza per rendere obbligatorio il green pass sui luoghi di lavoro.

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Autunno caldo in Parlamento

Il governo cerca una sintesi tecnica e politica in risposta alle sollecitazioni di imprese e sindacati, ma in Parlamento si profila una autunno caldo sul green pass. I lavori in Aula alla Camera riprendono infatti lunedì 6 settembre proprio con il «decreto sulle misure urgenti per fronteggiare l’emergenza Covid-19». Sul decreto che impone dal 6 agosto il green pass per accedere a ristoranti, eventi, convegni e congressi, cinema e teatri - il primo del governo in materia, varato a luglio e seguito da un secondo decreto mirato su istruzione e trasporti varato il 6 agosto - incombono 1.300 emendamenti già presentati in Commissione. E dietro queste proposte di modifica c'è la mano delle principali forze che compongono la maggioranza: 916 emendamenti sono piovuti dalla sola Lega, che non ha mai nascosto di essere contraria al Green pass. Ma anche dal M5s sono state presentate una quarantina di proposte di modifica, e 37 dal Pd.

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