di Patrizia Maciocchi
(Agf)
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La scuola paritaria cattolica paga l’Imu sugli immobili adibiti all’attività di didattica se la retta versata dagli studenti è quella di mercato. Ed è ininfluente sia il disavanzo della struttura sia il fatto che in altri istituti cattolici si paghi di più. La Cassazione, respinge così il ricorso di una scuola paritaria aperta a studenti della materna delle elementari e delle medie, con rette che ad avviso dei giudici erano in linea con i prezzi di mercato. Senza successo i ricorrenti si lamentano di una valutazione ingenerosa che non aveva tenuto conto della differenza tra costo medio e costo medio per studente. Una gestione che inutilmente viene indicata in perdita come dimostrato da un disavanzo, a dimostrazione del fatto che i costi anche del personale superavano le entrate. In più l’istituto religioso invoca anche un giudizio comparativo con le altre scuole religiose ben più care.
Per i giudici tributari però, come per la Cassazione, l’attività va considerata commerciale. La suprema corte ricorda, infatti, che solo un pagamento che può dirsi simbolico è tale da far scattare l’esenzione dall’imposta. Né è utile alla dimostrazione del corrispettivo simbolico il sottolineato disavanzo di bilancio per i giudici «di non ragguardevole entità e suscettivo di essere condizionato da una pluralità di fattori e come tale non esclusivamente dipendente dall’ammontare delle rette». Manca, ad avviso dei giudici, anche la prova che le perdite siano state determinate dal costo del servizio.
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