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Il “Nobile” sul podio delle vendite dei vini toscani: +5% nel 2022

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13 febbraio 2023
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3' di lettura

Parte la settimana (10-17 febbraio) dedicata alle Anteprime dei vini made in Tuscany, un settore che produce più di due milioni di ettolitri l’anno e quasi due miliardi di giro d’affari, cui se ne aggiunge almeno un altro grazie all’indotto di degustazioni, visite, ristorazione, ospitalità.

Sul podio delle vendite quest’anno sale il Nobile di Montepulciano che, in tandem col “fratello minore”, il Rosso, ha realizzato il miglior risultato: +5% gli ettolitri di Nobile imbottigliati nel 2022, arrivati a sfiorare i 54mila (secondo i dati Avito, l’associazione vini toscani Dop e Igp); +6% gli ettolitri del Rosso (saliti a 20.800).

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A spingere i prodotti di Montepulciano - comune senese di 14mila abitanti, 250 viticoltori, 90 imbottigliatori e mille addetti fissi impiegati nel settore vinicolo - è stato come sempre l’export, che ha assorbito il 68% delle bottiglie, ma anche il mercato domestico si è difeso bene, trainato dagli acquisti dei turisti. Promozione sui mercati e buon rapporto qualità-prezzo, con una media di 15-20 euro a bottiglia, sono gli altri fattori che hanno permesso al Nobile di brillare ancor più del 2021, anno già buono.

L’aumento delle bottiglie vendute nel 2022 (“misurato” dalle fascette di Stato rilasciate) coinvolge altri tre vini toscani - Bolgheri (+3%), Rosso di Montalcino (+3%) e Orcia (+3%), oltre al piccolo Montecucco (+35% che segue però la debacle del 2021) - mentre il mercato sembra aver penalizzato tutti gli altri, e in particolare i tre grandi ambasciatori: Chianti, la denominazione più grande della Toscana (-15% a 616mila ettolitri, il dato più basso degli ultimi 15 anni); Chianti Classico (-4% a 272mila ettolitri); e Brunello di Montalcino (-14% l’imbottigliato, sceso a 73mila ettolitri), condizionato dalla scarsa vendemmia 2017 andata sul mercato.

Nel complesso il 2022 si è chiuso in Toscana con un calo dei vini imbottigliati del 5%, che significa 107mila ettolitri in meno (14,2 milioni di bottiglie), anche se il fatturato di settore si è salvato - e anzi è cresciuto - per l’aumento dei prezzi applicato da tutte le aziende per tamponare l’impennata dei costi energetici e delle materie prime e l’inflazione.

L’export dei vini toscani, in particolare, è salito del 15% in valore (il dato Istat si riferisce ai primi nove mesi 2022, l’intero anno sarà diffuso tra qualche settimana), con la prospettiva di superare 1,2 miliardi di euro e di sorpassare, per la prima volta, il Piemonte piazzandosi dietro l’inarrivabile Veneto. La riflessione da fare adesso è se sia stato solo l’aumento dei prezzi e l’indisponibilità di tappi e vetro a frenare le vendite dei vini toscani, o se esistono fattori strutturali o di altro tipo. Francesco Mazzei, presidente di Avito, non è preoccupato: «Oggi sono più in difficoltà i vini di primo prezzo e di fascia media – dice – perché non riescono a trasferire al consumatore gli aumenti dei costi. Il vino imbottigliato in Toscana è diminuito del 5% nel 2022, ma buona parte di questo calo è fisiologico e legato alla difficoltà di reperire materiali come il vetro e i tappi. Non vediamo in questo andamento una criticità, non siamo preoccupati, anche perché il 2022 si attesta sui volumi del 2019, sopra i due milioni di ettolitri».

Per il futuro la strategia è quella di andare sempre più verso l’alto di gamma: il Chianti Classico lo ha fatto con la Gran Selezione e ora con le Uga (unità geografiche aggiuntive); il Nobile di Montepulciano ha puntato sulle “Pievi”; il Chianti Rufina sul marchio Terrae Electae per qualificare i vini da singole vigne; il Chianti sta tentando di replicare la strada della Gran Selezione aperta dal Chianti Classico; il consorzio Maremma sta per partire col progetto del Vermentino superiore.

Il 2023 si è aperto con qualche incognita sui mercati, ed è per questo che le “Anteprime” dei vini sono ritenute importanti. Si parte col “Buy Wine”, due giorni di incontri one-to-one a Firenze (oggi, 10 febbraio, e domani) tra 230 Pmi vinicole toscane, che hanno risposto a un bando della Regione, e 130 compratori selezionati nel mondo (39 Paesi) dalla Camera di commercio di Firenze: gli appuntamenti (con degustazione) hanno già dimostrato negli anni passati di essere uno strumento utile per avviare rapporti commerciali e fare ordini.

Da domenica 13 toccherà ai principali consorzi (eccetto il Brunello di Montalcino che ha anticipato in novembre) presentare i vini alla stampa, operatori e pubblico nelle varie zone di produzione.

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