Norme e Tributi
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Statuti, conti, personale: il nuovo Terzo settore chiama i professionisti

di Valentina Melis

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(Reuters)

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La scelta sull’iscrizione fra gli Ets è un’occasione per ripensare il funzionamento delle organizzazioni e il ruolo dei consulenti

27 aprile 2021
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3' di lettura

Il debutto del Registro unico nazionale del Terzo settore, atteso entro giugno, dopo la fase di test della piattaforma informatica predisposta da Unioncamere entro il 21 aprile, sarà non solo l’attuazione di una parte fondamentale della riforma avviata nel 2016 per il mondo non profit, ma anche l’occasione per le organizzazioni non lucrative di ripensare alla propria attività, in chiave futura. In questo, un ruolo centrale spetta ai professionisti: notai, commercialisti, avvocati.

La riforma impone nuovi obblighi sul piano della trasparenza (tutti gli enti che si iscriveranno al Registro unico dovranno depositare annualmente il bilancio e quelli che superano il milione di entrate devono redigere il bilancio sociale), e sul piano del controllo (per tutte le fondazioni e per le associazioni che superano determinati limiti dimensionali è previsto l’organo di controllo). Non solo. Per assumere personale negli enti del Terzo settore, ci sono da rispettare regole ad hoc sulle retribuzioni e vincoli sull’impiego dei volontari. In poche parole, anche la gestione degli enti di Terzo settore dovrà avere una matrice più professionale, dalla gestione delle raccolte fondi all’amministrazione, per arrivare alle risorse umane.

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Gli statuti

Il primo passo nel quale i professionisti stanno accompagnando le organizzazioni, è l’aggiornamento degli statuti: per accedere al Registro unico, devono essere allineati al Codice del Terzo settore (Dlgs 117/2017). La nuova scadenza entro la quale si può fare l’aggiornamento con modalità di approvazione semplificate è il prossimo 31 maggio (Dl Sostegni).

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«L’aggiornamento degli statuti degli enti del Terzo settore - spiega Maurizio Postal, componente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili con delega alla fiscalità e al non profit - non è solo la riscrittura di un pezzo di carta. Cambiare lo statuto in linea con la riforma significa adottare una nuova organizzazione e ristrutturare completamente l’ente dal punto di vista funzionale. È un percorso di trasformazione che per essere tradotto in pratica richiederà parecchio tempo».

La mancata attuazione della parte fiscale della riforma, che necessita dell’autorizzazione della Commissione europea - ancora mai chiesta dal Governo italiano - è un problema e una fonte di incertezza per gli enti, che devono individuare la sezione del Registro unico nella quale iscriversi. Il mancato completamento del quadro fiscale, a quattro anni dal Codice del Terzo settore, è una delle criticità sottolineate anche nell’ultima versione della circolare del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili sugli aspetti professionali della riforma (278 pagine), pubblicata il 22 aprile.

I notai, in prima linea nell’aggiornamento degli statuti, saranno chiamati in causa dal Runts anche su diversi altri fronti, come la verifica del patrimonio minimo per le associazioni e le fondazioni già dotate di personalità giuridica, e l’acquisto della personalità giuridica delle associazioni e delle fondazioni che ancora non la abbiano, attraverso l’iscrizione al Registro unico (articolo 22 del Cts).

«La competenza del notaio sulla verifica del patrimonio degli enti con personalità giuridica - spiega la notaia Maria Nives Iannaccone - è stata confermata dal Dm 106 del 15 settembre 2020 (il decreto sul Registro unico degli Ets, ndr)».

Le professioni coinvolte

La maggiore domanda di consulenza professionale degli enti del Terzo settore ha indotto diversi studi a dotarsi di professionalità adeguate per fornire una consulenza mirata. «La nostra scelta di offrire servizi ad hoc per il Terzo settore - spiega l’avvocata Katja Besseghini, partner dello studio legale Leexè, che ha tra i propri clienti molte organizzazioni non profit - è stata la conseguenza di una domanda di servizi che è aumentata, con la trasformazione dello scenario normativo e con un cambiamento culturale degli enti non profit, ora più propensi a un approccio di tipo imprenditoriale. La conoscenza della normativa degli Ets deve essere integrata per i legali con le competenze in ambito societario e commerciale».

Un mix di competenze è richiesto anche sul lavoro, come spiega Marco Chiesara, giuslavorista, partner dello studio Lexellent e presidente della Ong WeWorld Onlus: «Non esiste un diritto del lavoro per il non profit: gli enti devono applicare le regole valide per tutti i lavoratori, e in più, per chi vuole diventare Ets, il tetto alle retribuzioni fissato dall’articolo 8 del Codice; il rapporto massimo di uno a otto nella differenza retributiva tra i dipendenti; e l’incompatibilità fra il volontariato per una organizzazione e un rapporto di lavoro con la stessa».

Il 61% delle oltre 300mila istituzioni non profit italiane ha entrate in bilancio sotto 30mila euro, ma la rete dei Centri di servizio per il volontariato mette comunque a disposizione l’assistenza di professionisti qualificati. «Nel 2020 - spiega Roberto Museo, commercialista e direttore di Csv.net - i centri di servizio per il volontariato hanno erogato 95.928 consulenze a 26.464 enti del Terzo settore, in crescita rispetto al 2019».

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