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Blockchain: arriva Ethicoin, il token che paga le cure mediche a chi ha bisogno

di Michele Casella

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Ethicare, la prima piattaforma benefica basata sulla blockchain

Dall’esperienza della Banca delle Visite in Puglia nasce Ethicare, piattaforma basata su Ethereum: offre visite specialistiche a chi non può pagarle

6 dicembre 2021
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4' di lettura

Sono passati 75 anni dal riconoscimento della salute come diritto umano fondamentale, eppure oggi, in Italia, oltre 4 milioni di persone hanno dovuto rinunciare alle cure mediche per motivi di carattere economico. A questi vanno aggiunti circa 32,8 milioni di cittadini che nel 2020 hanno visto rimandare o annullare visite mediche, esami o interventi sanitari, soprattutto a causa degli effetti della pandemia. Quel che non è sopito è però lo spirito di assistenza dal basso, che ha spinto migliaia di donatori a sostenere un esteso bisogno di salute, spesso superando dubbi e diffidenze legati al mondo della solidarietà.

Cos’è Ethicare

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A cercare una strada differente è ora il team di Ethicare, la prima piattaforma di raccolta fondi basata su tecnologia blockchain, la cui finalità è quella di finanziare prestazioni sanitarie a favore di chi non può permettersi di pagarle. «Il progetto Ethicare è spinto dalla volontà di restituire alle persone il controllo sulle proprie decisioni – spiega Giuseppe Lorusso, cofounder della startup con sede in Puglia, nella provincia di Bari – e non comporta la necessità di avere fiducia in un intermediario, sia esso un privato cittadino o una Ong, grazie al sistema decentralizzato che regola in modo trasparente i rapporti tra le parti». Etica e disintermediazione sono dunque le parole chiave dell’iniziativa, che si uniscono al potenziale tecnologico della blockchain, un registro distribuito attraverso più nodi di una rete, sui quali le modifiche devono ricevere specifico consenso.

C’era una volta la «Banca delle Visite»

L’idea di Ethicare nasce dall’esperienza della Banca delle Visite, nella quale lo stesso team applicava il concetto di «caffè sospeso» alla sanità. Il fine era quello di raccogliere visite mediche per donarle a chi ne aveva bisogno, mettendo in contatto il richiedente con la struttura sanitaria e sostenendo i costi della visita o della prestazione. Il successo dell’iniziativa ha però portato alla constatazione di una certa sfiducia dei donatori rispetto delle realtà intermediarie, che si è tentato si superare con la creazione di filiali territoriali pensate per avvicinare i benefattori ai beneficiari. Il passo successivo, però, è arrivato nel 2017 grazie alle potenzialità introdotte da Ethereum, la piattaforma digitale che consentiva qualcosa prima impossibile: creare software che veniva memorizzato ed eseguito all’interno della blockchain.

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«Questo tipo di software, denominato smart-contract, ha diverse caratteristiche uniche nel suo genere», spiega Michele Pisicoli, fondatore e sviluppatore del progetto Ethicare. «È accessibile a chiunque, è trasparente e immutabile. Chiunque può eseguirlo e avere la certezza che il software farà esattamente quello per cui è stato costruito. Questo è un concetto che va oltre l’automatizzazione e crea le basi per costruire sistemi con una governance autonoma». L’applicazione di questa tecnologia ha quindi permesso di mettere in secondo piano l’intermediazione sia delle persone che dei sistemi proprietari, rendendo le parti in gioco capaci di autogestirsi attraverso un algoritmo di consenso.

Il meccanismo della Dapp

Ethicare è dunque una DApp, ovvero un’applicazione web multipiattaforma in grado di interagire direttamente con la blockchain Binance Smart Chain. Ma chi sono gli attori di questo processo virtuoso di sostegno alla salute e come si perfeziona la donazione? Da una parte c’è chi ha bisogno di una visita medica, che registra la richiesta inserendo i propri dati e i riferimenti alla sua storia. La privacy di queste persone è garantita e i medici o le strutture possono così consultare l’elenco delle richieste. Se la domanda di cura è pertinente alla specializzazione – ed erogabile a livello logistico e geografico – il medico ha la facoltà di «attivare» la raccolta, indicando il costo della prestazione. A questo punto i donatori di ogni parte del cripto-mondo possono contribuire economicamente e le donazioni vengono gestite da uno smart-contract. Se la raccolta va a buon fine entro il periodo prefissato, il medico o la struttura possono erogare la prestazione al richiedente, ma è solo su approvazione di quest’ultimo che l’onorario viene pagato. In caso contrario, i fondi vengono automaticamente restituiti ai donatori.

Come funziona il token Ethicoin

Sembra dunque che questa iniziativa possa rappresentare una piccola risposta all’aumento delle liste di attesa e alla riduzione delle prestazioni sanitarie offerte dallo Stato in forma gratuita, un ruolo al momento svolto dalle Onlus che si adoperano per aiutare chi è in difficoltà. Il team della start-up però precisa: «Ethicare è solo uno strumento che vuole rendere le cose più democratiche e trasparenti, ma le Ong e le piccole realtà che operano sul territorio avranno comunque un ruolo di catalizzatori di fiducia. Ethicare ha comunque diversi possibili follow-up, che potrebbero portare a modelli di business molto interessanti. Il nostro progetto futuro è quello di riuscire a creare una rete di convenzionamenti con società che accetterebbero l’Ethicoin come strumento di pagamento per prodotti o servizi. Oggi il 5% delle raccolte che vanno a buon fine viene trattenuto dallo smart-contract al momento del pagamento al medico, in cambio di un cashback in Ethicoin. L’Ethicoin è il nostro token, per la precisione è un «fan token» che viene distribuito ai medici e ai donatori e rappresenta la misura in cui ci si è adoperati per il prossimo. Si tratta di un cashback simbolico che serve a incentivare i donatori e a sostenere il progetto».

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Il team di Ethicare

Ma Ethicare, oltre che un sistema di circuitazione di valore, è una grande raccolta di storie, molte delle quali sorprendenti e toccanti. «Ci sono persone che hanno bisogno di supporto», conclude il gruppo pugliese, «e sappiamo che ce ne sono altrettante pronte ad aiutarle semplicemente perché non riescono a rimanere insensibili alla loro richiesta di aiuto. Chiedere aiuto attraverso uno smartphone è una sfida ancora tutta da giocare e da vincere, ma è la natura umana che a volte può sorprenderci positivamente».


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