di Flavia Foradini
Sala 3 della mostra nella Casa-Museo della Conferenza di Wannsee (ghwk.de)
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L’ambiente era elegante quanto appartato: una villa di quella «colonia di Alsen» che nella seconda metà dell'Ottocento aveva portato facoltosi tedeschi a costruirsi dimore sulle rive del Wannsee, nel quartiere berlinese di Steglitz-Zehlendorf.
Una di quelle residenze, originariamente dell'industriale Ernst Marlier, dal 1940 era passata in mano nazista e proprio in quella cornice alle h. 12 del 20 gennaio 1942 ebbe luogo una riunione segreta di 15 esponenti della burocrazia nazionalsocialista: la Conferenza di Wannsee.
Adolf Eichmann processo a Gerusalemme - 1961
Di quell’evento durato solo 90 minuti sono principalmente due documenti a dar conto: il verbale di 15 pagine ritrovato nel 1947 in una pila di documenti del Ministero degli Esteri nazista, e gli atti dell'interrogatorio di Adolf Eichmann al processo a Gerusalemme nel 1961.
L'unico punto all'ordine del giorno, riferisce il verbale, fu la «soluzione finale della questione ebraica», che venne discussa sia nei risultati già raggiunti contro la popolazione giudaica e nei problemi «applicativi» emersi fino a quel momento, sia nella volontà di allargare le deportazioni a tutta l'Europa, per sterminare gli 11 milioni di ebrei che i nazisti calcolarono vivere nel continente.
Tramontata la «svantaggiosa» soluzione della loro emigrazione forzata; tramontata anche l'idea di trasferirli in Madagascar, il focus si spostò sulle deportazioni di massa verso l'Est europeo, sul lavoro come strumento del genocidio e sull'eliminazione «della parte restante», che fosse sopravvissuta a vessazioni e stenti. Discriminazioni, emigrazione forzata, deportazioni, massacri, erano tuttavia da tempo una realtà nel Terzo Reich: «Lo sterminio della popolazione ebraica era già in corso: al momento di quella riunione il 20 gennaio 1942, i nazisti avevano ucciso già un milione di ebrei», spiega Christoph Kreutzmüller, storico alla Casa-Museo della Conferenza di Wannsee.
Protocollo della Conferenza di Wannsee. Pagina 1 - (© Politisches Archiv des Auswärtigen Amtes)
L'inizio della volontà di sterminio da parte dei nazisti potrebbe collocarsi alcune settimane prima, alla riunione dei Gauleiter convocati da Hitler il 12 dicembre 1941 a Berlino, allorché in base alle annotazioni di Josef Goebbels, il dittatore espresse la volontà di fare “piazza pulita” degli ebrei, o va spostato possibilmente ancora più indietro, almeno al 31 luglio 1941, allorché il capo della Sicurezza del Reich, Reinhard Heydrich, venne incaricato da Hermann Göring di mettere a punto un piano strategico per attuare la «soluzione finale». Certo è che fu in quel 20 gennaio 1942 che Heydrich impose uno stringente coordinamento delle azioni di cruciali dirigenti operativi della burocrazia nazista, in vista dell’annientamento degli ebrei d’Europa.
Targa della Conferenza di Wannsee sulla Casa-Museo di Wannsee
Oggi, in occasione dell'80° anniversario della Conferenza, sono molti gli interrogativi ancora da sondare. La Casa-Museo di Wannsee ha promosso dunque un convegno interdisciplinare per interrogarsi su «cosa rimane» di quell'evento storico. Un’utile risposta, in particolare sulla «mimetizzazione dell'antisemitismo», può giungere dalla relazione di Deborah Lipstadt, la storica che nel 2000 sconfisse in tribunale il negazionista David Irving.I riverberi dell’ideologia nazista vanno cercati, aggiunge Heidemarie Uhl, storica del nazionalsocialismo, anche nella Microstoria: «E’ sempre più necessario affermare che la Shoah non avvenne solo a Auschwitz e in altri luoghi molto lontani, ma che cominciò praticamente anche davanti alla propria porta di casa: una dimensione locale che apre un importante potenziale per apprendere la lezione della Storia.»
Convegno della Casa-Museo della conferenza di Wannsee (19-21 gennaio 2022)
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