di Nicola Barone
Coronavirus: bollettino del 6 gennaio 2023
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Gryphon e Kraken, come sono state ribattezzate dagli esperti su Twitter, restano «varianti di interesse» (Voi) per l’Organizzazione mondiale della sanità, che non ha innalzato nessuna delle due a «varianti di preoccupazione» (Voc). Dopo la sua rapidissima diffusione negli Stati Uniti a dicembre, è sulla seconda che si sta concentrando l’attenzione tra gli scienziati.
Complessivamente sono sei le nuove versioni di SARS-CoV-2 messe sotto la lente dall’Oms anche se, sulla base delle evidenze attuali, «non esiste indicazione di una maggiore gravità associata a queste varianti sotto monitoraggio rispetto alle prime Omicron». Rappresentano il 74,4% dei casi nel mondo nella settimana dal 12 al 18 dicembre e hanno sostituito i precedenti lignaggi discendenti Ba.5. Fra le ultime sorvegliate speciali è appunto Xbb (Gryphon) , che nella settimana considerata ha una prevalenza del 6,8%, inclusa Xbb1.5 (Kraken). Quest’ultima in particolare risulta in aumento sostenuto. Le sequenze segnalate alla piattaforma Gisaid sono passate da 525 (5-11 dicembre 2022) a 667. Le altre varianti sotto il monitoraggio dell’Oms sono Bq.1 (44,9%), Ba.5 con le sue mutazioni (10,3%), Ba.2.75 (11,8%), Ba.4.6 (0,6%) e Ba.2.3.20 (,1%). Omicron 5 e i suoi sottolignaggi restano dominanti, ma in calo.
Per Maria Van Kerkhove, epidemiologa senior dell’Oms, Xbb.1.5 è la sottovariante di Omicron più trasmissibile finora individuata. Si diffonde rapidamente a causa delle sue mutazioni che permettono di aderire alle cellule e di replicarsi facilmente. Secondo i dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), Xbb e Xbb.1.5 hanno rappresentato il 44,1% dei casi di Covid negli Usa durante la settimana del 31 dicembre, rispetto al 25,9% della settimana precedente. La mutazione è stata rilevata anche in altri 28 Paesi del mondo. Xbb.1.5 è un altro discendente di Omicron, la variante più contagiosa del virus che causa la malattia. È una derivazione di Xbb, variante individuata per la prima volta in ottobre e che a sua volta è un ricombinante di altre due sottovarianti di Omicron.
Le autorità sanitarie non dispongono ancora di dati sulla maggiora capacità di nuocere della variante, né un quadro clinico del suo impatto; pur mancando riscontri sul fatto che la sua gravità sia cambiata, l’aumento della trasmissibilità giustifica comunque un’attenta sorveglianza. «Ci aspettiamo ulteriori ondate di infezioni in tutto il mondo, ma ciò non deve tradursi in ondate di morti perché le nostre contromisure continuano a funzionare», secondo Van Kerkhove. L’Oms non è in grado di attribuire al momento l’aumento dei ricoveri negli Stati Uniti nordorientali alla variante, dato che sono in circolazione anche molti altri virus respiratori. I virologi concordano nel dire che la comparsa della nuova sottovariante non significa che sia alle porte una nuova crisi nella pandemia. Anzi è lecito aspettarsi ancora numerose mutazioni, dato che il virus continua a diffondersi.
Allo stato si può prevedere che Xbb.1.5 si diffonderà a livello globale, ma non è ancora chiaro se possa causare una propria ondata di infezioni in tutto il mondo. Tuttavia, a sentire gli esperti, i vaccini attuali continuano a proteggere dai sintomi gravi, le ospedalizzazioni e la morte. «Non c’è motivo di pensare che Xbb.1.5 sia più preoccupante di altre varianti che vanno e vengono nel panorama in continua evoluzione del coronavirus», ha dichiarato il professor Andrew Pollard, direttore dell’Oxford vaccine group.
Il gruppo consultivo tecnico sull’evoluzione dei virus dell’Oms sta effettuando una valutazione del rischio sulla sottovariante prevista nei prossimi giorni. Il professor Tulio de Oliveira, uno scienziato sudafricano che fa parte del comitato citato da Reuters, ha dichiarato che la situazione è «complessa», soprattutto se si considera il contesto globale dell’impennata di casi in Cina dopo che il Paese ha abbandonato la politica zero-Covid a dicembre.
Nicola Barone
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