di Giulia Crivelli
Brunello Cucinelli nell’atelier di Solomeo
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Bando al consueto understatement, per una volta, perché i numeri parlerebbero anche da soli. Brunello Cucinelli definisce «ottimo» il primo semestre, chiuso con ricavi in crescita del 32,4% a 415,4 milioni e indice ebit e utile netto più che raddoppiati: +128% a 57,8 milioni il primo, +131,4% a 50,6 milioni il secondo.
Il fondatore, presidente e direttore creativo dell’azienda umbra aggiunge che il 2022 sarà «un anno record», prevedendo una chiusura con fatturato a +15%. Ottimismo basato, di nuovo, sui numeri: le aziende della moda e del lusso hanno già venduto e di fatto spedito le collezioni dell’autunno-inverno e stanno già lavorando sugli ordini ricevuti per la primavera-estate 2023: da qui l’ulteriore previsione di Cucinelli di una crescita, per il prossimo esercizio, di un altro 10%, che porterebbe l’azienda a oltre 900 milioni di ricavi, avvicinandola al ristretto gruppo di one billion companies del lusso made in Italy.
Cucinelli ritiene che gli ottimi risultati del primo semestre, per un’azienda con un export vicino al 90% (l’Italia vale l’11,8% del fatturato) siano legati anche al dollaro forte, ma le crescite a due cifre in ogni mercato, compreso quello italiano, indicano un successo con basi molto più solide delle oscillazioni delle valute. L’Asia e l’Europa (Italia esclusa), che insieme valgono oltre il 50% del giro d’affari di Cucinelli, nel primo semestre sono cresciute, rispettivamente, del 27,2% e del 20,7%. Basi del successo che nel 2022 l’azienda ha rafforzato ulteriormente, dall’artigianalità del made in Italy allo sforzo di aprirsi a una visione contemporanea e globale dell’eleganza e dello stile di vita.
In marzo Cucinelli ha acquisito il 43% del Lanificio Cariaggi e le scuole dei mestieri nate a Solomeo, alle porte di Perugia, sono state ampliate. Nell’ufficio stile creativi molto giovani affiancano chi ha maggiore esperienza e Cucinelli non si è mai fatto tentare dalle sirene degli accessori, prodotti con margini più alti dell’abbigliamento, presenti nelle collezioni ma non “trainanti”, perché non rispondono in pieno alla visione che l’imprenditore ha del marchio, che non vuole e non deve ”dipendere” dalle tendenze o mode di stagione.
Numerosi anche i progetti di mecenatismo ambientale, che rafforzano il legame tra l’azienda, il territorio e la sua immagine nel mondo. Non a caso commentando la raccolta ordini per il 2023 Brunello Cucinelli l’ha definita «ottima, sia in termini quantitativi che di immagine»: in tempi di grande incertezza, persino culturale, e tensioni geopolitiche, che neppure chi ha alta capacità di spesa, come i clienti Cucinelli, può ignorare, le scelte di consumatori e investitori sono sempre più legate ai temi Esg, sui quali Cucinelli investe da decenni.
Giulia Crivelli
fashion editor
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