di Silvia Marzialetti
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Il commercio estero dell'ortofrutta italiana tiene, nonostante tutto. La conferma arriva da Fruitimprese, che ha elaborato il consueto report sulla base di dati Istat. Dopo il record segnato nel 2021, il trend rimane comunque positivo: cresce il valore (5,3 miliardi di euro, che equivale a un +1,5%), mentre i volumi mantengono i livelli dell’anno precedente, con un lieve scostamento (-0,4%). Il saldo positivo a valore (circa 666 milioni) torna ai livelli del 2020 (-38%), mentre peggiora il saldo a volume (-110.001 tonnellate), risultato della differenza fra le quantità importate (3,7 milioni di tonnellate) e quelle esportate (circa 3,6 tonnellate).
Campioni del nostro export si confermano le mele (863 milioni di euro), seguite da uva da tavola (738 milioni) e kiwi (509 milioni). Bene anche pesche e nettarine (+43,5%), complice una stagione pessima per la Spagna. La frutta fresca, nel complesso, mantiene buoni livelli (2,8 miliardi, +6,3%), nonostante la congiuntura estremamente complicata per il settore e anche se con valori che non recuperano l’inflazione.
Fanno eccezione pere e arance, alle prese con problemi produttivi che si trascinano ormai da anni. Gli agrumi, in particolare, recuperano valore nell'export (+2,4%), ma le quantità importate (403mila tonnellate) risultano il doppio di quelle esportate (201mila tonnellate).
Il calo dei consumi si fa invece sentire sull’export della frutta secca, che perde il 25,8%. Le importazioni, che nel complesso aumentano dell’+11,7%, vedono in forte aumento legumi e ortaggi (con valori a +34,1%), banane e ananas (rispettivamente a +12,6% e + 15,9%).
«L'ortofrutta fresca – commenta il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi - conferma il suo peso strategico nell’economia del Paese come seconda voce del nostro export agroalimentare, dopo il vino. La competitività delle nostre imprese è stata messa a dura prova nel 2022 dagli aumenti di tutti gli input produttivi, ma non ha perso dinamismo», prosegue. Salvi nutre grande fiducia nel tavolo sull’ortofrutta istituito dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (la prima riunione si è tenuta l’8 marzo) e che ha visto riunite tutte le principali rappresentanze del settore: «In quella e in altre sedi non ci stancheremo di ribadire la necessità di una corretta redistribuzione di costi e responsabilità lungo l’intera filiera produttiva e distributiva. Resta anche fortissima la nostra preoccupazione per i dossier comunitari, imballaggi e prodotti fitosanitari su tutti», conclude.
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