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Industria orafa italiana: un’impresa su tre pronta a reagire al conflitto

di Marta Casadei

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(badahos - stock.adobe.com)

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Secondo il primo studio condotto da Intesa Sanpaolo e Club degli Orafi il 30% delle aziende sta pensando a modifiche organizzative: revisione dei canali di approvvigionamento, dei listini e dei canali di vendita

18 marzo 2022
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2' di lettura

L’industria orafa italiana fa i conti con la situazione internazionale difficile: se prima del 24 febbraio, giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, il 73% delle imprese si aspettava un’ulteriore crescita di fatturato nel 2022 (nonostante le incognite già all’orizzonte, come l’incremento dei prezzi delle materie prime), ora il 78% degli intervistati evidenzia un impatto negativo della guerra.

Questi dati emergono dalla prima inchiesta realizzata da Intesa Sanpaolo e Club degli Orafi presso i soci di quest’ultimo. I risultati saranno presentati il 19 marzo a VicenzaOro - che ha aperto lo scorso 17 marzo - ma ecco alcune anticipazioni.

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Un’impresa su tre è pronta a reagire

La prima è che una quota importante delle aziende del campione si dice già pronta a reagire: il 30% delle imprese dichiara di stare pensando a modifiche organizzative in seguito allo scoppio del conflitto, in particolare attraverso una revisione dei canali di approvvigionamento ma anche dei listini e dei canali di vendita.

Del resto l’industria orafa italiana ha reagito bene anche alla pandemia: nel 2021, secondo Istat, il fatturato ha registrato un +17% su quello 2019, rispetto al +9 della media manifatturiera. E il 60% delle imprese afferma che nel 2020 non ha avuto cali di fatturato o, in caso li abbia avuti, li ha già recuperati nel corso del 2021.

Vicenzaoro, le novità in fiera

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Investimenti in formazione e capitale umano

La capacità di reazione è legata all’elevata propensione all’investimento mostrata dalle aziende orafe italiane: il 60% dei rispondenti dichiara di aver aumentato i propri investimenti nell’ultimo biennio, nonostante la pandemia, con una particolare attenzione nei confronti della formazione e del capitale umano. Un elemento che il 95% delle aziende giudica rilevante. Seguono la digitalizzazione della fase produttiva, la Ricerca e Sviluppo e la valorizzazione del marchio.

Come già individuato da altre stime, il driver dell’oreficeria made in Italy sono le esportazioni: nel 2021 hanno toccato il record storico di 8,5 miliardi di euro per l’oreficeria e bigiotteria e di 7,5miliardi per i soli gioielli in oro. I risultati migliori sono quelli registrati negli Usa.

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