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Caro energia, l’allarme di Cingolani: l’aumento nel 2023 rischia di superare il Pnrr

Bollette, Salvini: "5 miliardi non bastano, chiederò intervento più sostazioso"

Il ministro della Transizione ecologica: non è vero che il Piano nazionale ripresa e resilienza ci mette al sicuro da tutto

7 febbraio 2022
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2' di lettura

«L’aumento del costo dell’energia rischia di avere un costo totale l’anno prossimo superiore all’intero pacchetto del Pnrr. Quindi non è che il Pnrr ci ha messo al sicuro da tutto». Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo alla terza tappa a Genova di “Italia domani: dialoghi sul piano nazionale di ripresa e resilienza”. Quanto allo scostamento di bilancio chiesto dalla Lega per fare fonte al caro bollette, il ministro ha risposto così: «Sono un tecnico, ricordatelo».

Proprio il leader del Carroccio Matteo Salvini ha per primo commentato le parole del ministro: «Ha ragione il ministro Cingolani! Per non mettere a rischio posti di lavoro, ripresa economica, attuazione del Pnrr e risparmi delle famiglie, occorre un sostanzioso decreto per limitare gli aumenti di luce e gas, come altri Paesi europei stanno già facendo» ha detto.

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Sostenibilità sociale e ambientale devono coesistere

A margine dell’inocntro Cingolani ha detto che sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale «devono essere in qualche modo rese conciliabili, coesistenti. Se fosse stato facile l’avremmo già fatto».

«È normale che bisogna in tempo reale vedere tutto quello che c’è da fare - ha detto -. Questa è una affermazione di buon senso e di buona volontà. Chi vuole vedere solo una delle due - ha sottolineato il ministro - continuerà a vedere solo una delle due, ma noi andiamo avanti perché dobbiamo pensare che la sostenibilità è un concetto globale: è società, lavoratori, famiglie, imprese, ambiente, economia, ecosistema. Le due cose devono essere tenute compatibili. State parlando con la persona che è in assoluto più sensibile al problema del caro energia - ha detto Cingolani -, tanto da avere spesso detto che la transizione giusta vuol dire mettere sullo stesso piano la sostenibilità ambientale e quella sociale. È ovvio che tutta questa partita della transizione ecologica si gioca sui tempi: qualunque misura troppo rapida rischia di creare grossi problemi alla società, ai lavoratori, alle classi più vulnerabili e alle piccole e medie imprese. D’altro canto - ha concluso - qualunque altra azione troppo lenta rischia di creare problemi irreversibili per le generazioni future ma anche per noi stessi nei prossimi 20-30 anni dal punto di vista ambientale. Mi rifiuto di discutere quello che noi stiamo facendo, mettendo la sostenibilità sociale contro la sostenibilità ecologica. Ci vuole chiarezza, trasparenza, onestà intellettuale. Sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale devono essere in qualche modo rese conciliabili, coesistenti. Se fosse stato facile l’avremmo già fatto».

«Sul clima è tempo di spegnere approcci ideologici»

«Il bisogno aguzza l’ingegno, è tempo di spegnere ogni approccio ideologico. Non abbiamo un piano B, sono chiarissimi i rischi: se andremo al 2050 con un aumento di due gradi medi di riscaldamento, avremo i mari che sovrasteranno le città di costa e non avremo acqua dolce» ha detto il ministro della Transizione ecologica. «Di fronte a una catastrofe prevista di questo genere - ha detto -, dobbiamo renderci conto che ce la faremo di sicuro, ma non veniamo con le ricette di wikipedia, che è tutto pronto, si fa in un attimo: non è così. Nessuno ha la palla di vetro - ha concluso -, le migliori menti del pianeta stanno cercando di fare un piano e devono avere l’umiltà di adattarlo in tempo reale, alle novità che escono fuori».


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