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Italia tra i Paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale con il 90% di piste coinvolte

di Andrea Carli e Andrea Gagliardi

Siccità, Legambiente: "Sulle Alpi -53% di neve"

Mappati nella Penisola 142 bacini idrici per l'innevamento artificiale su una superficie totale pari a circa 1.037.377 mq. Trentino Alto Adige, Lombardia e Piemonte le regioni con più invasi. Allarme Legambiente: «L'innevamento artificiale non è una pratica sostenibile, fa male all'ambiente ed è uno sperpero di soldi pubblici»

7 marzo 2023
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2' di lettura

In Italia è sos neve. Una neve sempre più rara – visto che su Alpi e Appennini a causa dell'aumento delle temperature nevica sempre di meno con impatti negativi anche sul turismo invernale e sulla stagione sciistica – e una neve sempre più costosa dato che per compensare la mancanza di quella naturale, il Paese punta sull'innevamento artificiale, una pratica non sostenibile e alquanto cara sperperando anche soldi pubblici. Lo rivelano i dati del nuovo dossier di Legambiente “Nevediversa 2023. Il turismo invernale nell'era della crisi climatica” presentato martedì 7 marzo a Torino.

Italia più dipendente dalla neve artificiale

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L'Italia, stando alle ultime stime disponibili, è tra i Paesi alpini più dipendenti dalla neve artificiale con il 90% di piste innevate artificialmente, seguita da Austria (70%), Svizzera (50%), Francia (39%). La percentuale più bassa è in Germania, con il 25%. Preoccupante il numero di bacini idrici artificiali presenti in montagna ubicati in prossimità dei comprensori sciistici italiani e utilizzati principalmente per l'innevamento artificiale: sono ben 142 quelli mappati nella Penisola per la prima volta da Legambiente attraverso l'utilizzo di immagini satellitari per una superficie totale pari a circa 1.037.377 mq. Il Trentino Alto Adige detiene il primato con 59 invasi, seguito da Lombardia con 17 invasi e dal Piemonte con 16 bacini. Nel Centro Italia, l'Abruzzo è quello che ne conta di più, ben quattro.

I danni dell’innevamento artificiale

Per Legambiente il sistema di innevamento artificiale non è una pratica sostenibile e di adattamento, dato che comporta consistenti consumi di acqua, energia e suolo in territori di grande pregio. In particolare, l'associazione ha fatto la seguente stima: considerando che in Italia il 90% delle piste è dotato di impianti di innevamento artificiale il consumo annuo di acqua già ora potrebbe raggiungere 96.840.000 di m³ che corrispondono al consumo idrico annuo di circa una città da un milione di abitanti. Inoltre l'innevamento artificiale richiede sempre maggiori investimenti per nuove tecnologie ed enormi oneri a carico della pubblica amministrazione.

Neve artificiale sempre più cara

Senza contare che il costo della produzione di neve artificiale sta anche lievitando, passando dai 2 euro circa a metro cubo del 2021-2022, ai 3-7 euro al metro cubo nella stagione 2022-2023. Per questi motivi Legambiente torna a ribadire l'urgenza di ripensare ad un nuovo modello di turismo invernale montano ecosostenibile, partendo da una diversificazione delle attività. «È fondamentale - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - che nella lotta alla crisi climatica l'Italia cambi rotta mettendo in campo politiche più ambiziose ed efficace, aggiornando e approvando entro la fine di marzo il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, e reindirizzando meglio i fondi del Pnrr».

Crisi climatica e impatti su turismo invernale e stagione sciistica

Nel report Legambiente ricorda che nel 2022 è stato l'anno più caldo e secco in oltre due secoli in Italia, il secondo più caldo in Europa. Negli ultimi anni i maggiori incrementi di temperatura si sono registrati nell'arco alpino. Le elevate temperature e lo scarso innevamento producono impatti e ricadute negative anche sul turismo invernale e sulla stagione sciistica.

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