di Davide Madeddu
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La protesta a 600 metri di profondità, nella miniera prossima alla riapertura, è terminata. A Silius, nel Gerrei, a 50 chilometri da Cagliari, dopo 36 ore sottoterra i minatori hanno lasciato l'occupazione dei pozzi di Genna Tres Montis. Ora si guarda al futuro, forti di un accordo raggiunto alla Regione che scongiura trasferimenti e stabilisce il pagamento degli stipendi di giugno.
Tutta la vicenda ruota attorno al sito minerario e alla sua gestione. A garantire il funzionamento e la sicurezza dell'intera area, in cui la produzione è ferma da tempo, è stata la società regionale Igea subentrata alle diverse aziende che nel corso degli anni si sono alternate nella gestione e attività industriale. Dopo numerose e vertenze l'ingresso dell'Igea che ha acquisito la concessione e il personale. Poi la richiesta di un'azienda privata, la Mineraria Gerrei, con il progetto industriale che punta a riattivare l’estrazione della fluorite, della galena (da cui si ricava il piombo) e altri minerali pregiati e particolarmente richiesti dal mercato. Nei giorni scorsi il via libera al rilascio della concessione alla nuova azienda e quindi l'iter per il trasferimento delle competenze dall'Igea alla Mineraria Gerrei.
Proprio questo fatto ha determinato la protesta dei minatori. Perché, per i dipendenti dell'Igea, sono scattati i trasferimenti in altri siti. «Non solo - dice Giampiero Manca, della segreteria Filctem di Cagliari - l'azienda non ha pagato lo stipendio di giugno e inoltre non c'è stato modo di interloquire con il nuovo soggetto». Quindi, dopo gli appelli alla Regione, la protesta con l'occupazione de pozzi. E la mediazione nel corso dell'incontro tra la Regione, sindacati e azienda privata. Alla fine del confronto durato due ore e mezza, un punto d'incontro.
Via i trasferimenti a Lula e pagamento immediato degli stipendi arretrati. Alla fine del vertice alla Regione l'assemblea in miniera con i segretari di Filctem, Femca e Uiltec e la decisione di interrompere la protesta e raggiungere la superficie. «È un impegno che al momento soddisfa le nostre richieste e mette in sicurezza il lavoro e la dignità di tutte le maestranze che operano in quella miniera da quasi trent'anni - sottolineano i sindacalisti -, la Regione si è impegnata a sollecitare Igea affinché siano pagati gli stipendi senza ulteriori rinvii». Nel corso dell'incontro sono state avviate anche «le interlocuzioni con l'azienda - sottolineano i sindacati - ma non è stato possibile chiudere un accordo che, auspichiamo venga raggiunto al più presto».
Ora il passaggio di consegne con il nuovo percorso per il sito minerario che per decenni ha garantito la produzione di fluorite, oltre che di galena e quarzo. Per riattivare la prima miniera di fluorite d'Italia, considerata uno dei giacimenti più importanti d'Europa, saranno investiti 40 milioni di euro in 4 anni. Previsto l'inserimento di 100 lavoratori diretti e una produzione di 70 mila tonnellate l'anno di fluorite e 6.500 di galena da destinare al mercato metallurgico e a quello delle batterie di nuova generazione. Nelle gallerie e nei pozzi che si spingono sino a mezzo chilometro di profondità ci sarà tecnologia all'avanguardia all'insegna del programma industria 4.0.
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