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Ricerca, sostenibilità e territorio: la sfida di Basalti Orvieto

di Nicoletta Picchio

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 A Castel Viscardo nella località il Cornale, vicino Orvieto

 A Castel Viscardo nella località il Cornale, vicino Orvieto

Parla l’ad dell’azienda Gianluca Pizzuti: «Priorità all’ innovazione». Tra i nuovi prodotti la farina di basalto usata per la fertilità dei suoli

13 febbraio 2023
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3' di lettura

«Me ne andrò da questo mondo senza beni materiali, ma con la grande ricchezza di aver lasciato agli altri qualcosa di importante». C’è sogno, visione, sfida, un po’ di lucida follia nelle parole di Gianluca Pizzuti, che da anni, tutte le mattine, prende la macchina e guida per oltre 100 chilometri, da Roma a Castel Viscardo, per la precisione nella località il Cornale, vicino Orvieto. Ogni giorno, andata e ritorno.

È lì la cava di basalto che Pizzuti, poco più che ventenne, ha rilevato dal padre per proseguire un’attività che la famiglia voleva lasciare. Una passione che va oltre i numeri del fatturato: «il basalto è un materiale nobile, va valorizzato, non utilizzarlo in tutte le sue potenzialità è fare un torto alla natura». Per questo Pizzuti non lesina risorse alla ricerca: oltre un milione di investimenti negli ultimi quattro anni, una cifra impegnativa per un'attività che si aggira sui 6 milioni di euro di fatturato. Una battaglia quotidiana, con la crescita che deve fare i conti con l’aumento dei costi, a partire dalle bollette.

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Ma l’impegno sulla ricerca va avanti, con forza e passione. Nei suoi progetti futuri c'è quello di riprendere lo studio sulla fibra di basalto e i suoi possibili utilizzi. Ma non solo: «abbiamo altri due brevetti in via di approvazione, l’iter si dovrebbe concludere prime dell’estate»

La Basalti Orvieto oggi è concentrata su edilizia e architettura, con la produzione di aggregati per la formazione di massicciate ferroviarie, confezionamento di conglomerati bituminosi drenanti, produzione di calcestruzzo. Vengono estratte 3mila tonnellate al giorno di basalto. É un mondo che conosce da bambino: già il nonno, prima del padre, era impegnato in questa attività estrattiva. E l’azienda ha anche un’altra cava, per ora ferma, a Narni, sempre in Umbria.

Nei piani di Pizzuti, però, bisogna andare oltre: sia perché l’uso del basalto non può essere limitato agli “inerti”, cioè sassi, viste le potenzialità che ha, sia perché l’attività delle cave ha comunque un impatto sull’ambiente.

Un risultato è già arrivato, da qualche anno: la farina di basalto, che viene usato in agricoltura, per migliorare la fertilità dei suoli. Un corroborante, una sorta di vitamina, che nutre e protegge le piante e i suoli. Se a volte l’innovazione è frutto anche delle circostanze, la scoperta della farina e delle sue proprietà è proprio uno di questi casi. «Dopo questa intuizione abbiamo approfondito la ricerca in modo scientifico e dato il via alla produzione», dice Pizzuti.

Il prodotto è nato nel 2015, la commercializzazione è partita nel 2019. Oggi la farina di basalto rappresenta una percentuale molto bassa del fatturato, ma l’obiettivo è farla crescere fino ad arrivare al 40 per cento. Resta anche la volontà di proseguire la ricerca per la fibra di basalto, un progetto già avviato con l’università di Pisa, ma poi fermato in quest’ultimo periodo per l'aumento dei costi dell’energia.

Una struttura dedicata alla ricerca è presente anche in azienda, tre persone sui trenta dipendenti. È molto stretto il legame con le università e con i centri di ricerca, in Umbria e non solo. Del resto la volontà di Pizzuti è di cambiare, o piuttosto far evolvere la sua attività verso un modello sempre più sostenibile.

Proprio per questo ha messo a punto un bilancio di sostenibilità dove viene evidenziata la responsabilità ambientale dell’azienda. «Estraiamo materia, restituiamo valore» è il titolo, un messaggio indicativo dell'approccio di Pizzuti. Lo scrive nella lettera agli stakeholder: l’azienda è un elemento importante nella vita sociale di una comunità, mediante l'attività di formazione, informazione e trasferimento di conoscenza, così come con le collaborazioni positive con le istituzioni territoriali e gli enti pubblici, per generare ricchezza e benefici comunitari. Tra i traguardi raggiunti Pizzuti ha elencato il rimboschimento, la cura per gli impatti visivi (in fondo alla cava c'è un frutteto, a beneficio dei dipendenti e di chi passa), il contenimento dei consumi energetici, la qualità della produzione.

L'azienda come una famiglia: quando i consulenti, con la crisi del 2008, gli chiesero di licenziare, «un periodo durissimo, l'azienda è scesa in due anni dai 16 milioni di euro di fatturato a 5», decise di non farlo: ha convocato i dipendenti, li ha coinvolti nella sfida, chiedendo inevitabilmente sacrifici a tutti, ma mantenendo i posti di lavoro. Nessuno ha mollato. Dimostrando che, insieme, si può fare.

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