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Le 10 cose da vedere oggi al Fuorisalone: zona Tortona

di Sara Deganello

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Superloft di Giulio Cappellini

Superloft di Giulio Cappellini

22 aprile 2018
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3' di lettura

La visita delle iniziative del Fuorisalone in zona Tortona ha un inizio obbligato: il Superstudio Più di via Tortona 27. Si scende alla stazione di Porta Genova (sulla linea verde della metro) e si fa un pezzetto a piedi. Per la grande kermesse Superdesign Show quest’anno il tema è Only the best. Da non perdere la mostra Nendo: forms of movement dell’omonimo studio: 10 progetti – con relativi modelli e bozze – realizzati con altrettante aziende giapponesi in cui si indagano tempo e spazio attraverso allestimenti tech, minimali e allo stesso tempo poetici.

All’interno dell’esibizione Design in the Age of the Experience organizzata dell’azienda di progettazione in 3D Dassault Systèmes, bisogna invece fermarsi a contemplare l'impressionante progetto Breath/ng di Kengo Kuma: una spirale alta 6 metri in un materiale in grado di “catturare” l’inquinamento. E poi c’è Superloft, uno spazio pensato da Giulio Cappellini, chiamato dall’organizzatrice di Superdesign Show Gisella Borioli come art director della manifestazione, con i pezzi dei migliori marchi italiani.

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Poco più avanti, l’Opificio 31 ospita la costruzione temporanea del brand tedesco Containerwerk, che con le installazioni Microliving e Temporary Housing propone soluzioni per l’abitare sostenibile attraverso l’utilizzo dei grandi container per il trasporto marittimo (come molte altre iniziative in zona fa parte di Tortona Rocks, il cartellone di eventi coordinato da Milano Space Makers). E il nhow hotel di via Tortona 35 ha offerto i propri spazi a Design Language, collettiva di progetti indipendenti, quest’anno sui temi dell’ospitalità, del viaggio, e ovviamente – non manca mai in questo Fuorisalone 2018 – sui consumi.

Nello Spazio Zegna via Savona 56/A Sony ha allestito Hidden Senses, un viaggio sensoriale e tecnologico in cinque stanze che permettono diverse interazioni possibili: da quelle sonore, a nuovi modi di visualizzare le informazioni attraverso l’arredo o l’illuminazione. Hidden Senses è tra le migliori installazioni certificate del Fuorisalone: ha vinto il Milano Design Award 2018 nella categoria Best Playfulness.

Fuorisalone e Zona Tortona, la storia del design continua

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Nendo: forms of movement
Nendo: forms of movement
Nendo: forms of movement
Breath/ng di Kengo Kuma
Breath/ng di Kengo Kuma
Breath/ng di Kengo Kuma
Superloft di Giulio Cappellini
Superloft di Giulio Cappellini
Superloft di Giulio Cappellini
Microliving e Temporary Housing di Containerwerk
Design Language
Design Language
Design Language
Hidden Senses di Sony
Hidden Senses di Sony
Hidden Senses di Sony
Turbo Table High di Maarten Baas per Moooi
Turbo Table High di Maarten Baas per Moooi
Turbo Table High di Maarten Baas per Moooi
Trouble Making. Who's making the city?, mostra al Base. Foto di Delfino Sisto Legnani e Giuseppe Martella
Trouble Making. Who's making the city?, mostra al Base. Foto di Delfino Sisto Legnani e Giuseppe Martella
Trouble Making. Who's making the city?, mostra al Base. Foto di Delfino Sisto Legnani e Giuseppe Martella
Konverse di Karim Rashid per Iqos World. Foto di Alessandro Garofalo
Konverse di Karim Rashid per Iqos World. Foto di Alessandro Garofalo
Konverse di Karim Rashid per Iqos World. Foto di Alessandro Garofalo
28 posti, collezione di Marco Ambrosino e Odo Fioravanti. Foto di Giulio Boem
28 posti, collezione di Marco Ambrosino e Odo Fioravanti. Foto di Giulio Boem
28 posti, collezione di Marco Ambrosino e Odo Fioravanti. Foto di Giulio Boem

Sempre in via Savona 56 trova spazio anche A Life Extraordinary (attenzione chiude alle 17), il progetto espositivo dell’azienda olandese Moooi che comprende The Museum of Extinct Animals: disegni di animali estinti che hanno ispirato tessuti, tappeti, carte da parati. E poi si può provare l’auto in legno realizzata per l’occasione a misura di umano che è una riproduzione della Turbo Table High disegnata da Maarten Baas per il brand.

Superdesign Show: la mostra a Superstudio Più di via Tortona

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Al Base Milano di Via Bergognone 34 si possono andare a vedere le novità della struttura: nuove aree aperte al pubblico, una portineria di quartiere, una rinnovata officina interna in condivisione e un cortile che diventa spazio culturale. Vale la pena fare anche un giro anche alla mostra Trouble Making. Who's making the city? a cura di Raumplan: attraverso il lavoro di artisti, fotografi, designer e videomaker, indaga l'evoluzione delle realtà urbane implementate dalla rete (dalla sharing economy in giù).

La riflessione (letterale!) continua: si torna in via Tortona, al civico 15, dove negli spazi del Magna Pars Hotel Karim Rashid ha immaginato la scultura in acciaio Konverse per Iqos World, con due volti che si guardano e un pattern onirico all'interno.

Fuorisalone, voglia di verde e sostenibilità

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aVOID è la prima tiny house tutta italiana che indaga gli stili di vita delle nuove generazioni di nomadi urbani. Firmata dal giovane architetto Leonardo Di Chiara è esposta all'interno del percorso di Inhabits in piazza Castello. Supportata da Häfele e Schüco Italia, la mini-casa su ruote si sviluppa in soli 9 metri quadrati
aVOID è la prima tiny house tutta italiana che indaga gli stili di vita delle nuove generazioni di nomadi urbani. Firmata dal giovane architetto Leonardo Di Chiara è esposta all'interno del percorso di Inhabits in piazza Castello. Supportata da Häfele e Schüco Italia, la mini-casa su ruote si sviluppa in soli 9 metri quadrati
Inhabits vede in mostra anche AgrAir, installazione avveniristica dello studio Piuarch, che indaga il legame fra verde e costruito, fra agricoltura e città, nella dissoluzione dei confini fra interni ed esterni, fra spazi artificiali e risorse naturali. Davanti al Castello Sforzesco
Inhabits vede in mostra anche AgrAir, installazione avveniristica dello studio Piuarch, che indaga il legame fra verde e costruito, fra agricoltura e città, nella dissoluzione dei confini fra interni ed esterni, fra spazi artificiali e risorse naturali. Davanti al Castello Sforzesco
SpaceShip è la casa-navicella green progettata da Rubner Haus (una delle principali aziende del legno italiane) con gli studenti dell'Istituto Europeo di Design di Torino. Un “organismo autosufficiente”, capace di sfruttare il sole e la fotosintesi per produrre energia, cibo, ossigeno e acqua necessari al supporto vitale di chi lo occupa. È esposta nello spazio di inhabits. Dimostra come il legno (in questo caso una Blockhaus, metodo costruttivo noto perché è alla base delle baite in legno) si possa prestare ad assumere le forme architettoniche più ardite
SpaceShip è la casa-navicella green progettata da Rubner Haus (una delle principali aziende del legno italiane) con gli studenti dell'Istituto Europeo di Design di Torino. Un “organismo autosufficiente”, capace di sfruttare il sole e la fotosintesi per produrre energia, cibo, ossigeno e acqua necessari al supporto vitale di chi lo occupa. È esposta nello spazio di inhabits. Dimostra come il legno (in questo caso una Blockhaus, metodo costruttivo noto perché è alla base delle baite in legno) si possa prestare ad assumere le forme architettoniche più ardite
SpaceShip è la casa-navicella green progettata da Rubner Haus (una delle principali aziende del legno italiane) con gli studenti dell'Istituto Europeo di Design di Torino. Un “organismo autosufficiente”, capace di sfruttare il sole e la fotosintesi per produrre energia, cibo, ossigeno e acqua necessari al supporto vitale di chi lo occupa. È esposta nello spazio di inhabits. Dimostra come il legno (in questo caso una Blockhaus, metodo costruttivo noto perché è alla base delle baite in legno) si possa prestare ad assumere le forme architettoniche più ardite
SpaceShip è la casa-navicella green progettata da Rubner Haus (una delle principali aziende del legno italiane) con gli studenti dell'Istituto Europeo di Design di Torino. Un “organismo autosufficiente”, capace di sfruttare il sole e la fotosintesi per produrre energia, cibo, ossigeno e acqua necessari al supporto vitale di chi lo occupa. È esposta nello spazio di inhabits. Dimostra come il legno (in questo caso una Blockhaus, metodo costruttivo noto perché è alla base delle baite in legno) si possa prestare ad assumere le forme architettoniche più ardite
DomusGaia, azienda friulana esperta in costruzioni in legno, è presente quest'anno al FuoriSalone nel cortile di onore dell'Università statale alla mostra evento House in motion con Future Space, un'installazione artistica dell'architetto Peter Pichler. In tutto, 1.549 travetti di legno che compongono una struttura di tre metri di altezza e 16 di larghezza, simbolo di un edificio primordiale e della possibilità di tornare alla “foresta” come luogo (pur elaborato in tecnologia) per racchiudere il quotidiano
DomusGaia, azienda friulana esperta in costruzioni in legno, è presente quest'anno al FuoriSalone nel cortile di onore dell'Università statale alla mostra evento House in motion con Future Space, un'installazione artistica dell'architetto Peter Pichler. In tutto, 1.549 travetti di legno che compongono una struttura di tre metri di altezza e 16 di larghezza, simbolo di un edificio primordiale e della possibilità di tornare alla “foresta” come luogo (pur elaborato in tecnologia) per racchiudere il quotidiano
Un “giardino incantato” sorge in Piazza Gae Aulenti, progettato dallo studio Pierattelli Architetture come uno spazio dove riappropriarsi del tempo e recuperare il rapporto con la natura. “Hidden Garden” è un giardino segreto, popolato da alberi, piante, fiori, erbe aromatiche e cinto da pareti realizzate in Krion: l'innovativo materiale dalle proprietà antibatteriche e fotocatalitiche che aiutano la purificazione dell'aria
“3D Housing 05”, casa stampata in 3d in Piazza Beccaria a Milano, progettata da Massimiliano Locatelli di CLS Architects, e sviluppato da Italcementi con Arup e Cybe (ph Luca Rotondo)
Stefano Boeri ha progettato un tavolo/cottura sviluppato da Aran Cucine che accoglie i commensali sotto i rami di un albero da frutta
Mi-orto è un orto urbano mobile. Si trova a Porta Nuova, davanti a quello che un tempo era il teatro Smeraldo (oggi sede di Eataly)

L'ultima tappa del viaggio nel quartiere è il ristorante 28 posti: per raggiungerlo bisogna attraversare di nuovo i binari della stazione di Porta Genova e arrivare in via Corsico 1 dove lo chef Marco Ambrosino ha ideato con il designer Odo Fioravanti una collezione di “piatti” dalla duplice valenza di oggetto e ricetta. Per chi pranza o cena qui il menu prevede sei portate accompagnate da alcuni “dispositivi” come l'imbuto che fa scendere la salsa o gli stecchi dei ghiaccioli del pre-dessert con 28 verbi stampati. Buon appetito. O buon design.

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