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Banche Usa, dopo Svb fallisce anche Signature. Tesoro e Fed: protezioni al 100% dei depositi

di Marco Valsania

Svb: crisi più da start up che corsa agli sportelli

Cresce la paura di contagio finanziario tra le authority, che intervengono con misure eccezionali. Nuova linea di credito Fed per istituti in affanno

13 marzo 2023
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5' di lettura

Un’altra banca americana nella bufera va a gambe all’aria e il timore di contagio nel sistema finanziario si aggrava. Abbastanza da spingere le autorità statunitensi a correre ai ripari con un’ondata di misure straordinarie e aggressive: rilevare gli istituti in crisi, garantire i depositi e fermare le scosse di terremoto prima che sfuggano al controllo. A cadere ed essere presa in mano dalle authority domenica sera è stata Signature Bank a New York, specializzata in servizi al settore legale e immobiliare e affondata da scommesse sulle criptovalute, dopo il crack sofferto negli ultimi giorni dalle californiane Silicon Valley Bank e Silvergate.

Depositi garantiti integralmente

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L’intervento su Signature ha destato sorpresa: finita sotto pressione, era parsa ritrovare la calma. Ma Tesoro, Federal Reserve, Fdic, hanno fatto ben di più: in contemporanea con la mossa sull'istituto newyorchese, hanno fatto scattare un'eccezionale rete di salvataggio dei depositi afflitti: hanno promesso che i clienti degli istituti non subiranno alcuna perdita, saranno risarciti immediatamente e completamente, nonostante formalmente l’assicurazione federale sui depositi si fermi a 250.000 dollari. In tutto Silicon Valley Bank e Signature hanno quasi 300 miliardi di dollari in depositi. Se necessario la Fdic, che li copre, per recuperare eventuali perdite imporrà una speciale imposta su tutte le banche, sfoderando un potere che ha al fine di scongiurare terremoti sistemici. Eviterà così di orchestrare un impopolare salvataggio pagato dalle casse pubbliche e in ultima analisi dai contribuenti.

Nuova linea di credito Fed

I provvedimenti non si fermano: la Fed aprirà subito una nuova linea di credito - battezzata Bank Term Funding Program (Btfp) - a disposizione di ogni istituto che ne abbia bisogno, sempre con l’obiettivo di proteggere al massimo i depositi, offrendo prestiti della durata di un anno. Per far decollare questo programma ricorrerà a un fondo del Tesoro da 25 miliardi di dollari in passato utilizzato per stabilizzare i mercati valutari. A garanzia dei prestiti concessi la Fed accetterà poi dalle banche titoli del Tesoro e di altri enti pubblici al loro originale valore, non a quello svalutato di oggi a causa dei forti rialzi dei tassi di interesse decisi dalla stessa Fed e che hanno reso più precarie le risorse e condizioni di una serie di istituti. In questo modo le banche avranno diritto a prestiti più elevati.

Lo spettro del bank run

Le inedite misure sono intese a scongiurare un cosiddetto “bank run”, di una drammatica fuga dalle banche, soprattutto grandi e meno grandi banche regionali, da parte di clienti con ingenti depositi e in cerca di sicurezza. Molti invitano a non paragonare troppo facilmente la crisi attuale con il tracollo del gigantesco mercato immobiliare e dei suoi oscuri derivati nel 2008, che travolse istituti in generale sottocapitalizzati. Ma una fuga da un numero crescente di banche potrebbe comunque scuotere la fiducia nel sistema e diventare difficile da arginare, trasformando episodi inizialmente isolati in panico e instabilità dell’intero universo finanziario, dal credito alle piazze azionarie e all’economia. E spazzando via anche rassicurazioni del governo non sostenute da nuova azioni – comprese le dichiarazioni del Segretario al Tesoro Janet Yellen di poche ore prima che il sistema resta nell'insieme “sicuro”. Ancorato dalla solidità conquistata con riforme, dopo la passata crisi,a base di migliore sorveglianza e a imporre più severi requisiti. Va tuttavia ricordato che per banche quali SVB proprio le regole prudenziali erano state ammorbidite negli anni scorsi sotto la pressione di campagne della lobby del settore.

Regulators sorpresi a caccia di riscossa

Ancora una volta, oltretutto, i regulators sono parsi colti di sorpresa dai nuovi crack bancari, rendendo per loro semmai più urgente mobilitarsi per evitare il ripetersi di momenti sempre più bui. Detto fatto: “I correntisti avranno accesso a tutti i loro soldi da lunedì 13 marzo” hanno così fatto sapere Fed, Tesoro e Fdic in un comunicato congiunto riferendosi a Silicon Valley Bank (SVB). “Nessuna perdita associata con la risoluzione” della crisi di SVB “sarà a carico dei contribuenti”, hanno aggiunto. Una simile strategia sarà seguita anche per Signature Bank. “Alla luce degli eventi di mercato”, hanno confermato le autorità bancarie di New York che hanno agito accanto a quelle federali, i consumatori saranno protetti. Nel loro insieme le iniziative intraprese “dimostrano il nostro impegno a compiere tutti i passi necessari per assicurare che i risparmi siano sicuri”, ha sottolineato la cordata dei regulators.

L'impatto dei fallimenti

I fallimenti già avvenuti non possono essere sottovalutati, per le ripercussioni potenziali su banche ed economia. SVB è il secondo crack bancario per dimensioni nella storia americana e il maggiore dal 2008. Il suo impatto sul settore tech e dell’innovazione è significativo: da società da venture capital a startup e a media digitali quali Roku, molti protagonisti d'avanguardia dell'economia Usa hanno ingente liquidità parcheggiata in conti presso l’istituto e rischiavano di non poter pagare stipendi e fornitori con i conti bloccati. Signature, per dimensioni del crollo, è subito alle spalle di SVB. Il gelo che, in un clima già difficile, questi crolli potrebbero provocare sui canali finanziari delle new economy e non solo rappresenta inoltre un pericolo reale.E il rischio percepito dai regulators è che adesso queste crepe possano estendersi se non curate, nelle rete bancaria anche a numerosi altri istituti simili, specializzati e regionali, influenti ma meno solidi di colossi alla JP Morgan e Citigroup.

Il nervosismo degli analisti

Gli analisti hanno segnalato almeno una decina di banche di peso che potrebbero crollare come castelli di carte al cospetto di ondate di clienti che, presi dalla paura, decidano di ritirare i loro depositi, in particolare quelli superiori ai 250.000 dollari e quindi teoricamente fino ad oggi non assicurati. “Mi aspetto altre carneficine”, ha detto l’analista Mark Grant, sottolineando come gli istituti falliti non fossero esattamente “banche rurali”. Mickey Levy di Berenberg è più prudente: ha invitato alla cautela nel prevedere sconquassi per il sistema bancario, oggi diversificato e con significative riserve, ma ha ammesso che tensioni esistono. La Fed potrebbe quantomeno dover ripensare e moderare le sue ambizioni di strette monetarie nell'immediato. Gli analisti di Citigroup hanno interpretato le mosse delle autorità come chiaro segnale del massimo sforzo oggi immaginabile “per contenere rischi di contagio macroeconomico e finanziario” e sottolineato come il Btfp in particolare si proponga di essere sufficientemente robusto da “fornire liquidità in caso in caso di fuoriuscite di depositi”.

Interrogativi sull'esito degli interventi

Le autorità stesse sono rimaste scioccate in particolare dalla rapidità presa dal corso degli eventi, con SVB, in business da 40 anni a Silicon Valley impegnata nel sostegno a startup e tech, con 175 miliardi di depositi e precipitata nel giro di poche ore. Signature, a sua volta rapidamente caduta, ha quasi 90 miliardi in depositi. Questo sembra aver influenzato la celerità e aggressività della risposta in corso. Che ha però a sua volta sollevato critiche e timori di effetti boomerang. “E' un sistema bancario da 23.000 miliardi, non ha senso ritengano che banche di queste dimensioni abbiano ramificazioni sistemiche”. La paura è che un contagio venga semmai alimentato da mosse che appaiano fuori misura, sollevando sospetti che alle spalle dei crack venuti alla luce si nascondano problemi più gravi. I prossimi giorni potrebbero insomma rivelarsi cruciali per capire se lo spettro di nuove stagioni di contagi e crisi si allontanerà o peggiorerà nella patria, oltre che della crescita economica, di tanti e gravi squilibri.


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