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Bitcoin, El Salvador primo Paese ad adottarlo come valuta legale

Bitcoin oltre 50 mila dollari, e' la prima volta in 3 mesi

L’esperimento mira a ridurre i costi delle commissioni. Ma c’è chi teme in una crescita dei casi di riciclaggio

7 settembre 2021
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3' di lettura

Lo stato centro-americano di El Salvador è diventato ufficialmente, il 7 settembre, il primo paese al mondo ad adottare il bitcoin come valuta legale. L’obiettivo dichiarato del presidente, Nayib Bukele, è di spingere lo «sviluppo economico» e di permettere ai cittadini di risparmiare sui 400 milioni di dollari in commissioni versate in rimesse dagli Usa e altri paesi. Ma i critici temono che l’effetto sia di alimentare il riciclaggio di denaro, mentre alcuni analisti mettono in guardia dal danno reputazionale del «bitcoin di Stato» agli occhi degli investitori stranieri.

Pronti 200 sportelli per ritirare la valuta

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La legge che istituzionalizza la criptovaluta è stata approvata lo scorso giugno con 62 voti favorevoli sugli 84 disponibili all’Assemblea legislativa, il parlamento salvadoregno. Il provvedimento, salutato come «storico» da Bukele, impone a esercenti e aziende di accettare la regina delle criptovalute come metodo di pagamento, in una condizione di equivalenza rispetto all’altra valuta ufficiale nel Paese (il dollaro Usa).

L’esecutivo ha annunciato il 6 settembre l’acquisto dei primi 400 bitcoin e sta installando 200 sportelli nel paese per consentire la conversione fra le due valute e ritirare bitcoin senza costi aggiuntivi, con tanto di una sorta di promozione nazionale per avvicinarsi allo strumento: l’equivalente di 30 dollari in bitcoin in regalo a chiunque utilizzi il portafoglio digitale disponibile attraverso una app, chiamata Chivo.

Bukele: risparmi sulle commissioni e leva per il business

A quanto aveva annunciato via Twitter Bukele, l’innovazione dovrebbe portare «inclusione finanziaria, investimenti, turismo, innovazione e sviluppo economico per il Paese», con un occhio rivolto soprattutto ai risparmi sui flussi di rimesse in arrivo in un Paese da 6,5 milioni di persone. Solo l’anno scorso, scrive l’agenzia Reuters, i salvadoregni hanno inviato rimesse per un valore di 6 miliardi di dollari: l’equivalente del 23% del Pil, uno dei tassi più elevati su scala globale. Secondo Bukele, l’adozione del bitcoin dovrebbe ridurre il peso delle commissioni e rendere più economico l’invio del denaro, con un effetto-leva positivo per l’economia nazionale.

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Il fronte degli scettici, dagli esercenti alla World Bank

C’è chi è meno entusiasta. Da un lato cittadini e aziende restano scettici sull’accelerazione impressa dal governo, guardando con perplessità (o sospetto) alla valuta digitale. Un’indagine della Central American University citata dall’emittente Bbc ha rivelato che appena il 4.8% di 1.281 intervistati era al corrente di cosa fosse il bitcoin e di come funzionasse, mentre una quota del 68% si è schierata contro la “legalizzazione” della criptovaluta. Altri sondaggi condotti dalla Camera di commercio locale, sempre a quanto riporta Bbc, hanno fatto emergere che oltre l’80% dei rispondenti è ostile alla valuta perché la ritiene troppo volatile.

Dall’altro sono le istituzioni e le agenzie di rating a bocciare la decisione «storica» di El Salvador, come l’ha definita lo stesso Bukele. La Banca centrale si è rifiutata solo lo scorso giugno di aiutare il paese nell’introduzione dei bitcoin come valuta legale, evidenziando i rischi per trasparenza e ambiente dell’attività di mining nel paese centro-americano. L’agenzia Moody’s ha tagliato l’affidabilità creditizia del paese, mentre alcuni analisti avvertono che la «cripto-svolta» dell’economia potrebbe mettere a repentaglio il prestito da 1 miliardo di dollari chiesto al Fondo monetario internazionale.

La sensazione espressa da alcuni è che l’innovazione sponsorizzata da Bukele assomigli soprattutto a una «ricerca di attenzioni» da parte di un leader con inclinazioni vicine alla destra populista. Il diretto interessato non sembra preoccuparsene troppo. «3 minutos para hacer historia» ha scritto trionfalmente su Twitter, la mattina del 7 settembre: tre minuti per fare la storia.

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