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Ucraina, le responsabilità del Cremlino e il ruolo dell’Occidente

di Giancarlo Mazzuca

Marcia per la pace in Ucraina, in 10mila da Perugia ad Assisi

Continuiamo a dilungarci in Occidente sui contraccolpi economici del conflitto e, paradossalmente, finiamo quasi per sottovalutare le dimensioni della strage umana in corso

25 aprile 2022
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2' di lettura

Con l’incalzare della guerra in Ucraina, mi sono chiesto cosa avrebbe scritto Montanelli su Putin e sulle vicende belliche in corso. Perché mi sono fatto questo interrogativo? Per tanti motivi, ma per uno in particolare: il fatto che Indro è sempre stato molto attento alle vicende del Cremlino. Non è un caso che, sulla scrivania del suo ufficio al giornale, avesse tenuto un’immagine di Stalin e, in seguito, un piccolo busto di Lenin. Un giorno andò a trovarlo in redazione la presidente della Camera Nilde Jotti, la compagna di Togliatti, che gli chiese perché tenesse sul tavolo quell’immagine del dittatore georgiano. Montanelli rispose con una battuta scherzosa: Stalin era il comunista che ammirava di più perché era quello che, più di tutti gli altri, aveva fatto fuori comunisti.

E oggi sono convinto che il grande giornalista toscano avrebbe certamente rincarato la dose con Putin.

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Chi è esente da colpe?

Cremlino a parte, mi chiedo però chi, in questa dannata guerra, sia del tutto esente da colpe. Al di là delle evidenti responsabilità russe, siamo poi così certi che Zelensky si sia sempre comportato al meglio? E siamo proprio sicuri che pure l’Occidente non abbia qualche responsabilità nel deterioramento del quadro internazionale? Cosa abbiamo fatto davvero per cercare di allentare in qualche modo le gravi tensioni tra Mosca e Kiev che andavano avanti da tanto tempo? In effetti, abbiamo continuato ad ignorare a lungo il problema considerandolo “roba d’altri”. Ed anche gli ultimi tentativi di mediazione portati avanti dall’Europa sono stati inutili perché fatti troppo tardi, quando la situazione era ormai degenerata.

È vero, non abbiamo avuto grandi margini di manovra e, all’indomani dell’attacco sferrato dai russi contro l’Ucraina, non abbiamo trovato di meglio che rispondere con le sanzioni economiche a Putin e con l’invio delle armi agli ucraini. Non avremmo potuto fare diversamente, ma le nostre mosse hanno finito per aggravare ancor più la situazione inasprendo lo scontro a tutti i livelli. Senza considerare che le sanzioni si sono rivelate in molti casi un autogol perché le misure di ritorsione, varate sempre più spesso con l’allungarsi del conflitto, stanno avendo effetti che sono sempre più controproducenti anche per coloro che le hanno adottate, Italia in primis.

Siamo arrivati al punto che le sanzioni cominciano ad avere riflessi persino nel mondo del calcio e oggi qualcuno sta guardando favorevolmente all’acquisto del Milan da parte di Investcorp, un fondo del Bahrein, solo perché il suo presidente, Al Ardhi, guida anche società fornitrici di gas e petrolio: con il bisogno che abbiamo di tali prodotti…. Resta il fatto che continuiamo a dilungarci in Occidente sui contraccolpi economici del conflitto e, paradossalmente, finiamo quasi per sottovalutare le dimensioni della strage umana in corso. Mai come in questo momento abbiamo dunque bisogno di una pausa di riflessione. Prima che sia troppo tardi.


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