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Tassazione più equa per le rendite finanziarie: aspettando Godot

di Gianfranco Ursino

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Aspettando Godot (Photo by Roberto Ricciuti/Getty Images)

Aspettando Godot (Photo by Roberto Ricciuti/Getty Images)

La legge delega fiscale varata dal Governo Meloni è il primo passo. Adesso occorre attendere i decreti attuativi con i dettagli

19 marzo 2023
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2' di lettura

Forse è la volta buona. Il percorso è ancora lungo e irto di ostacoli, ma la strada verso una semplificazione della tassazione delle rendite finanziarie sembra questa volta avviata. «Guarda che l'hai già scritto a più riprese nel corso degli ultimi anni», potrebbero obiettare i lettori di buona memoria. L’ultima volta poco più di un anno fa, quando il governo Draghi ha approvato la sua riforma Fiscale, caduta poi nel vuoto nei meandri dei percorsi parlamentari per le sopraggiunte dimissioni del precedente esecutivo. Adesso. ancora una volta, i risparmiatori italiani devono avere pazienza e attendere i passaggi tecnici e parlamentari dopo il varo in settimana del disegno di legge delega fiscale del Governo Meloni. Un provvedimento di ampia portata, che interverrà su una lunga serie di tributi: Irpef, Ires, Iva, Irap, accise e anche sulla tassazione dei redditi di natura finanziaria. L’obiettivo è di arrivare alla meta in 24 mesi.

I redditi di capitale

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In particolare è previsto il raggruppamento dei redditi di capitale (proventi periodici, come interessi e dividendi, ma anche plusvalenze generate con i fondi) e dei redditi diversi (plusvalenze derivanti da differenze positive tra prezzo di vendita e di acquisto di altri strumenti finanziari) in un’unica categoria reddituale soggetta a tassazione in base al principio di cassa, con piena possibilità per gli investitori di compensare guadagni e perdite conseguiti con i diversi prodotti finanziari. Oggi in quelle poche eccezioni in cui si riesce a compensare i guadagni con le eventuali perdite pregresse, è perdipiù possibile farlo solo nell’arco temporale dei 4 anni successivi a quello in cui la perdita si è determinata.
Mandare in soffitta l’attuale sistema, per lo Stato significa rinunciare a milioni di euro, in alcuni anni miliardi. Dipende dalle dinamiche dei mercati. C’è quindi il nodo coperture che in passato ha sistematicamente fermato le buone intenzioni dei Governi che via via si sono succeduti.
Coperture che anche in questa occasione sono la grande incognita dell’intera delega fiscale. Per ogni misura della riforma occorrerà superare la prova della Ragioneria Generale dello Stato. I decreti legislativi dovranno infatti essere tutti accompagnati da una relazione tecnica che indichi l’impatto sul gettito e le dovute coperture anche sul fronte della tassazione delle rendite finanziarie. Staremo a vedere.

Il primo passo

Anche se detta solo i principi cardine della riforma fiscale, la legge delega rappresenta comunque un primo passo che andava fatto. In diversi ambiti è molto vaga. In un comma, però, precisa che solo l’attuale aliquota di favore (12,5%) prevista per i redditi derivanti da titoli di Stato ed equiparati non sarà toccata. I redditi derivanti dagli altri strumenti finanziari, tassati oggi al 26%, potranno quindi subire un aggravio. Non è detto, ma intanto è stato lasciato uno spiraglio aperto che potrebbe servire per compensare il mancato gettito derivante dall’unificazione delle due tipologie di redditi di natura finanziaria. La legge delega detta i principi generali, ma il diavolo si annida nei futuri dettagli.

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