Il presidente del Consiglio Mario Draghi (foto imagoeconomica)
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La priorità in questo momento è ridare la parola al negoziato in una crisi ucraina che è giunta all’85esimo giorno di conflitto. «L’informativa di oggi intende approfondire gli aspetti legati alla guerra: mi soffermo sulla situazione sul terreno, sui negoziati, sugli sforzi italiani a favore dell’Ucraina. La guerra è giunta all’85esimo giorno: la speranza di conquistare vaste aree del paese in tempi brevi da parte dei russi si è scontrata con la resistenza del popolo ucraina. L’avanzata russa procede più lentamente del previsto». «Per impedire che la crisi umanitaria si aggravi dobbiamo raggiungere prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire i negoziati: è la posizione dell’Italia, dell’Ue e che ho condiviso con Biden. È essenziale mantenere canali di dialogo con la Russia».
Il giorno dopo aver ricevuto la premier finlandese Sanna Marin, Paese che ha chiesto di entrare nella Nato, il presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto prima nell’aula del Senato, poi in quella della Camera per una una informativa sui recenti sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.
Nel suo intervento in parlamento, il presidente del Consiglio ha delineato la posizione italiana di fronte a questa crisi internazionale. Una posizione che, ha sottolineato il premier, ha potuto confidare in un sostegno politicamente condiviso. «Voglio ringraziare il Parlamento, la maggioranza e la principale forza di opposizione per il sostegno al governo per affrontare la crisi - ha affermato Draghi in aula a Palazzo Madama -. La risoluzione ha impegnato il governo a sostenere dal punto di vista militare e anche umanitario Kiev e tenere alta la pressione sulla Russia anche attraverso sanzioni e ha guidato in modo chiaro l’azione di governo e rafforzato la nostra posizione a livello internazione. Il governo intende a muoversi nel solco di questa risoluzione».
Sul piano della sicurezza, Draghi ha posto l’accento sul fatto che «la Nato ha intensificato le azioni sul fianco orientale e il contributo italiano è pari a 2500 unità e nel medio periodo siamo pronti a rafforzare in Ungheria e Bulgaria il nostro impegno con rispettivamente 250 e 750 unità in linea con l’azione dei nostri alleati e valutiamo il sostegno alla Romania per lo sminamento marittimo del Mar Nero e anche alla Slovacchia nella difesa antiaerea».
Draghi ha ribadito che «l’Italia è favorevole all’ingresso dell’Ucraina in Ue». Il premier ha tra l’altro annunciato un vertice con la Turchia ad Ankara a luglio.
Secondo il capo dell’esecutivo, «serve la razionalizzazione della spesa militare in Ue la cui distribuzione è inefficiente: serve una coordinamento degli investimenti in sicurezza. Come detto da Mattarella, nel lungo termine servirà uno sforzo creativo su un modello di conferenza di Helsinki. Occorrerà costruire un quadro internazionale condiviso, per usare le sue parole».
Al di là della mediazione, la decisione finale sarà dell’Ucraina. «L’Italia si muoverà con i partner europei e gli alleati per ogni possibilità di mediazione, ma sarà Ucraina e non altri decidere quale pace accettare, una pace senza Ucraina non sarebbe accettabile».
Spazio alla diplomazia per interrompere il conflitto, dunque. «Negli incontri avuti negli Usa ho riscontrato un apprezzamento universale per la solidità della posizione italiana, fermamente ancorata in campo transatlantico e in Ue. Questa posizione ci permette di essere in prima linea senza ambiguità nella ricerca della pace», ha detto Draghi. I contatti tra «il capo del Pentagono e il minstro della difesa rappresenta un segnale incoraggiante dall’inizio della guerra».
«Nella giornata di ieri (mercoledì 18 maggio, ndr) la Federazione russa ha comunicato l’espulsione di 24 diplomatici italiani: è un atto ostile che ricalca decisioni simili prese verso altri Paesi europei - ha chiarito Draghi - e risponde a espulsioni di diplomatici da parte italiana. È essenziale mantenere canali di dialogo con la Federazione russa e solo da questi canali che potrà emergere una soluzione negoziale».
«Il costo dell’invasione russa in termini di vite umane è terribile - ha sottolineato -. La scorsa settimana sono state ritrovate fosse comuni anche a Kiev. L’Italia ha offerto sostegno per indagare sui crimini di guerra».
Il rischio della guerra è anche una «crisi alimentare. L’indice dei prezzi dei prodotti alimentari è salito e ha toccato a marzo massimi storici». Si rischiano «effetti disastrosi in particolare per alcuni paesi di Africa e Medio Oriente dove aumenta rischio crisi alimentari», ha aggiunto il capo del Governo.
L’Italia è in prima linea nell’assistenza alla popolazione dell’Ucraina, colpita duramente dal conflitto. «Oltre 116 mila ucraini sono arrivati in Italia - di cui 4mila minori non accompagnati - ha detto Draghi -. Sinora abbiamo inserito circa 22.792 studenti ucraini nelle scuole italiane. La maggior parte - quasi 11 mila - sono bambine e bambini delle scuole primarie. Desidero ringraziare il ministro Bianchi, il personale della scuola e tutte le bambine e i bambini italiani per questa meravigliosa manifestazione di amore e di efficienza collettiva. Voglio ringraziare anche la Protezione civile, gli enti del terzo settore e tutti i cittadini italiani che sono impegnati nell’accoglienza dei rifugiati. L’Italia è orgogliosa di voi - della vostra accoglienza, della vostra solidarietà, della vostra umanità».
Il conflitto in Ucraina ha messo in evidenza la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento del gas, che vedono l’Italia dipendere in gran parte da Mosca. «Le stime del governo indicano che potremmo renderci indipendenti dal gas russo nel secondo semestre del 2024 - ha spiegato Draghi -: i primi effetti di questo processo si vedranno già alla fine di quest’anno. Durante la mia visita a Washington ho condiviso con il presidente Biden la strategia energetica italiana e siamo d’accordo sull’importanza di preservare gli impegni sul clima che l’Italia intende mantenere».
Per «diversificare i nostri fornitori ci siamo mossi rapidamente» con «l’obiettivo di incrementare le fornuiture di gas naturale di cui abbiamo bisogno come combustibile di transizione», ma anche per «aumentare la produzione di rinnovabili». C’è la «massima determinazione per eliminare i limiti burocratici» alle rinnovabili, ha concluso Draghi, per «distruggere le barriere agli investimenti».
Una volta concluso l’intervento di Draghi, la parola è passata ai senatori. «Qualcuno in quest’aula parla di inviare altre armi, io non ci sto. Noi siamo assolutamente e orgogliosamente ancorati ai valori, ai diritti conquistati in Occidente, stiamo con la democrazia, mai con la guerra ma con i popoli e mai con gli aggressori», ha sottolineato il senatore e leader della Lega Matteo Salvini. E rivolgendosi al premier ha aggiunto: «Grazie per le parole di pace, sia a Washington che oggi in aula condivise da tutti spero».
«Ho seguito Draghi - ha detto il leader del M5s, Giuseppe Conte, a margine dell’incontro “Pnnr; priorità e futuro dell’Italia” - e ci ha dato una sua lettura degli avvenimenti e nel complesso è una informativa doverosa e quello che stiamo chiedendo è un confronto costante. Sì, c’è una risoluzione ma adottata all’inizio della guerra. È giusto aggiornarla e il governo si misuri su una convergenza che rafforzi la posizione del governo».
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