di Giorgio dell'Orefice
vigneti tipici con sistema a Bellussera
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Dal Raboso al Refosco, dal Veneto al Friuli. I fratelli Cecchetto, già titolari dell'azienda Ca' di Rajo nella zona del Piave in provincia di Treviso lanciano una nuova sfida spostandosi più a Est, in Friuli, in provincia di Udine. I tre fratelli hanno infatti rilevato, con un investimento di 5 milioni di euro spalmati in cinque anni, un'azienda viticola dismessa nei pressi di Borgo Salariis, a Treppo Grande in provincia di Udine. Una realtà che hanno subito ribattezzato Aganis e che punterà tutto sulle varietà autoctone friulane, in primo luogo, Refosco e Friulano (il vecchio Tocai) ma anche sull'enoturismo, il tutto all'insegna della sostenibilità.
I tre fratelli hanno prima portato al successo la cantina Ca' di Rajo che produce oggi circa 2 milioni di bottiglie tra Prosecco (sia Doc che Docg) ma anche vini autoctoni come il Malanotte Docg, il Raboso Doc Piave e vini da varietà rare come il Manzoni Rosa e la Marzemina Bianca con un giro d'affari di 6,5 milioni di euro.
In particolare, Ca' di Rajo ha puntato sulla valorizzazione del Raboso e del metodo di allevamento a Bellussera, ormai in via di estinzione. Un sistema basato su una disposizione a raggi dei filari con le piante che crescono fino a un'altezza di tre metri. I Cecchetto si propongono ora di adottare la stessa formula, ovvero quella di riscoprire varietà e metodi produttivi che affondano le radici nella tradizione, anche in Friuli.
«Ci siamo trovati – spiegano i tre fratelli Cecchetto - davanti alla possibilità di affrontare una nuova sfida dopo aver portato Ca' di Rajo ad essere una realtà che esporta in oltre 50 Paesi e aver già fondato una seconda azienda, Terre di Rai, che raccoglie l'esperienza della nostra famiglia. Ca' di Rajo rappresenta il riscatto della nostra gente. Nostro nonno – ancora attivo in azienda a 91 anni - era un mezzadro, abbiamo raccolto la fatica della sua generazione e abbiamo fatto di Ca' di Rajo una cantina di respiro internazionale. Aganis invece è un progetto solo nostro, un nuovo punto di partenza in una terra quasi vergine dalle grandi potenzialità».
Aganis è il termine dialettale che definisce le agane, figure femminili della mitologia alpina, particolarmente note in Carnia, che abitano attorno ai corsi d’acqua. «Sin dalla scelta del nome – hanno spiegato Alessio, Fabio e Simone Cecchetto - questa azienda esprime la nostra volontà di dare vita a vini che sappiano parla¬re di territorio e di tradizioni in chiave moderna». L'azienda è composta da 22 ettari di vigneti e 15 di boschi. Il progetto prevede la realizzazione di due spumanti, un da uve Ribolla Gialla e un secondo Rosé da uve 100% Pinot Nero.
Tra i vini fermi invece la nuova azienda punterà su autoctoni come Friulano, Refosco, Malvasia e Ribolla Gialla. In portafoglio anche etichette da uve internazionali e in particolare un Merlot, un Cabernet Sauvignon, un Sauvignon e uno Chardonnay.Frutto di un capillare lavoro di reimpianto, i nuovi vigneti saranno coltivati sui caratteristici terreni di arenaria e marna, con particolare attenzione alla sostenibilità e al rispetto dell'ambiente collinare in cui affondano le radici. L'obiettivo primario è secondo i tre fratelli quello di preservare un ecosistema nel quale la viticoltura si integra con un habitat naturale di grande fascino incorniciato da montagne e boschi. «Aganis sarà un'azienda da vivere – concludono i Cecchetto -. Ai piedi delle vette della Carnia e vicino a San Daniele vogliamo creare un luogo dove fermarsi a contemplare la natura, che rappresenti una sosta piacevole ai ciclisti che percorrono la vicina Ciclovia Alpe Adria che collega Salisburgo a Grado. Punteremo anche sull'enoturismo con investimenti nella ricettività e il sogno, almeno d'estate, di far dormire i turisti anche all'aperto, tra i filari».
Giorgio dell’Orefice
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