Reddito di cittadinanza, Renzi: "Dal 15 giugno raccogliamo firme per referendum su abolizione"
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Le fratture nella maggioranza non sono solo sulle materie legate alle riforme necessarie a ottenere i fondi del Pnrr come giustizia, fisco e liberalizzazioni (concessioni balneari in testa). C’è anche il reddito di cittadinanza: bandiera del Movimento 5 Stellle che Italia Viva vuole abolire (il partito di Matteo Renzi ha lanciato una raccolta di firme) e la Lega modificare. Due i punti deboli su cui si concentrano le critiche: l’alto numero di frodi registrate nei sui primi tre anni di vita (l’ultimo caso sono 100 cittadini di nazionalità romena che incassavno indebitamente la pensione di cittadinanza) e la disincentivazione all’impiego per chi lo pecepisce. Il Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte si dice convinto «che Draghi continuerà a lavorare con noi nella direzione del reddito per rafforzare il sistema e migliorarlo».
All’interno delle forze che sostengono la maggioranza la posizione più radicale è quella di Italia viva. «Il reddito di cittadinanza è quanto di più diseducativo ci sia oggi in questo Paese, educa soprattutto le giovani generazioni del Sud a non pensare in grande, ma ad accontentarsi e magari anche ad avere un voto di scambio con il leader di turno» ha detto Renzi. Dal 15 giugno Italia viva avvierà la raccolta firme per l’abolizione.
Matteo Salvini ha chiesto al premier Mario Draghi «di cambiare radicalmente il reddito di cittadinanza che sta diventando uno strumento di lavoro nero e disoccupazione». Per il leader della Lega «dopo tre anni di esperienza mi sembra evidente che qualcosa non funzioni». Una proposta per rivedere il funzionamento dello strumento è arrivata dal ministro del Turismo Massimo Garvaglia, esponente della Lega al governo, per risolvere nell’immediato la carenza di manodepra nel settore: la possibilità di manternere il 50% dell’assegno per chi accetta un impiego stagionale. Non è escluso che la Lega posa presentare proposte di modifica sotto forma di emendamenti al decreto aiuti.
Sullo stesso tasto insiste il sottosegretario al ministero del Lavoro e Politiche Sociali, Tiziana Nisini che parla di una «nata tre anni fa, per aiutare tutti coloro che non riuscivano a trovare lavoro. Una sperimentazione temporanea che ad oggi si è rivelata un vero e proprio fallimento. Giusto aiutare chi vive in una condizione di disagio sociale e non può lavorare, ma per gli “occupabili” vanno messe in campo misure di politica attiva e non processi assistenziali che rischiano di diventare un boomerang la nostra economia».
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha difeso in più occasioni lo strumento: «Senza il reddito di cittadinanza questo Paese durante la pandemia avrebbe avuto un disastro di carattere sociale» ha detto, riconoscendo anche che «può essere migliorato» e anzi sta già migliorando, riferendosi alle norme che prevedono il décalage dopo la seconda rinuncia a un posto di lavoro.
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