di Ivan Cimmarusti e Francesco Nariello
Pnrr, Fontana: “Come Regioni avevamo chiesto di essere più coinvolti”
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Regioni a caccia di professionisti per realizzare gli obiettivi Pnrr. Dopo l’affidamento degli incarichi ai primi mille esperti, diverse amministrazioni hanno manifestato l’intenzione di rafforzare ulteriormente le squadre di tecnici da affiancare agli enti locali per la realizzazione dei progetti connessi all’attuazione del Recovery Plan, sostenuto da un investimento complessivo di 222 miliardi di euro.
I mille esperti già reclutati - con una procedura record che ha permesso di siglare i contratti entro lo scorso 31 dicembre - sono già entrati in servizio nelle task force regionali. In termini di professioni, la pattuglia di gran lunga più corposa è quella degli ingegneri con 382 profili incardinati. Tra loro figurano esperti in digitale, gestionale, civile e altri. Seguono gli architetti con 92 e i geologi con 72. Per le materie giuridico-amministrative sono in pista 62 avvocati .
In una fase in cui emergono, quasi quotidianamente, segnali di preoccupazione sul rispetto delle scadenze stringenti fissate dal Pnrr, l’iniezione di nuovi professionisti «pronti all’uso» sembra una strada sempre più obbligata per far avanzare i progetti. Ingegneri e architetti, ma anche geologi, avvocati e geometri, oltre a una lunga lista di esperti - non necessariamente iscritti ad albi - sono alcune delle figure di cui le Regioni continuano ad avere bisogno. Il reclutamento di nuovi professionisti rappresenta una strada percorribile, considerato che l’articolo 31, comma 1 del Dl Pnrr (152/2021) prevede che Regioni e Province autonome possano integrare il personale: in altre parole, quello che fino a ieri era un tetto massimo di mille incarichi da assegnare, ora si è trasformato in un livello minimo.
Le amministrazioni contattate hanno già manifestato l'intenzione di rafforzare i contingenti di professionisti, magari dopo un primo bilancio delle attività avviate, in modo da definire gli ulteriori fabbisogni. Diverse Regioni si sono mosse in autonomia, optando per la soluzione (forse) più semplice, e che, dalle prime indiscrezioni, non trova particolari obiezioni da parte della Funzione Pubblica: ”risparmiare” una quota delle risorse economiche a disposizione e utilizzare i fondi accantonati per chiedere ulteriori innesti, lasciando invariata la spesa.
In che modo? Giostrando, ad esempio, sull’inquadramento dei collaboratori: gli incarichi, infatti, potevano essere spalmati su quattro diverse fasce economiche in base al livello (anni) di esperienza del professionista reclutato (in ordine crescente, anche in termini di costi: junior, middle, senior, project manager) - o sull’impegno quotidiano, full time o part time.
Una libertà di scelta, per le Regioni, che ha portato anche a decisioni radicali. Come avvenuto in Puglia, dove tutti i 70 esperti per il Pnrr sono stati reclutati con un profilo «medio». Scegliendo professionisti meno esperti - spiega Paolo Garofoli, del dipartimento regionale Ambiente, paesaggio e qualità urbana - «abbiamo accantonato circa il 40% delle risorse che potremo impiegare per assegnare ulteriori incarichi».
Discorso simile in Lombardia, dove sui 123 esperti assegnati a livello regionale, solo 11 hanno una esperienza ultra decennale (project manager) mentre sono 40 i professionisti «senior», 50 i «middle» e 22 gli «junior». In questo modo, fa sapere l'amministrazione, è stata messa da parte una quota dei 38,6 milioni a disposizione per il triennio 2022-24, un “tesoretto” «da utilizzare, alla necessità, per nuovi reclutamenti».
In Toscana «c’è l'intenzione di aumentare il numero di professionisti», utilizzando le economie realizzate attraverso la scelta di profili più o meno avanzati: quanti e quali sarà definito «in base alle eventuali criticità nell’attuazione degli interventi Pnrr». La quantificazione di nuovi innesti è invece già stata fatta in Umbria, che «con i risparmi derivati dalla prima fase» pensa di arruolare altri 7/8 professionisti (in aggiunta ai 22 già attivi).
Il Friuli Venezia Giulia ha puntato su una diversa strategia, per raggiungere lo stesso obiettivo. L'impegno richiesto ai liberi professionisti reclutati (26) è stato part-time: una decisione presa «per non impegnare l’intero budget a disposizione (8,45 milioni) e lasciare spazio a integrazioni».
C’è, tuttavia, chi si è mosso in modo opposto. Ad esempio, il Lazio. Qui, spiega Antonio Giuseppe Latora, alla guida dell’Area programmazione e monitoraggio della Direzione generale della Regione, sono stati scelti, «in linea con le indicazioni ricevute, i professionisti con le competenze più qualificate e la massima esperienza possibile, selezionati tra quelli inseriti - con tale criterio - negli elenchi di preselezione forniti dalla Funzione pubblica».
Il risultato è stato che i tecnici incaricati hanno una grande esperienza alle spalle (quasi tutti project manager, più qualche senior), «fondamentale per accelerare procedure complesse come quelle del Pnrr», ma un’età media di oltre 50 anni. Al momento, quindi, non c’è spazio per nuovi incarichi.
Ivan Cimmarusti
redattore
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