di Cristina Casadei
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A trainare la crescita dei dirigenti sono le donne. Il rapporto Manageritalia sui dirigenti privati rileva che negli ultimi 12 anni le donne dirigenti sono cresciute del 56% e ora rappresentano il 19% del totale. Restringendo l’arco temporale e guardando solo al 2020, secondo una rielaborazione di dati Inps, realizzata dall’associazione che rappresenta oltre 38mila manager del terziario avanzato e dei servizi, i manager aumentano, seppur di poco (+0,59% a quota 116.126, dai 115.448 del 2019): ma questa crescita del lavoro manageriale è dovuto solo alle donne, che aumentano del 4,9% (1031 in più rispetto al 2019) a fronte del calo degli uomini (-0,37%).
«La crescita del numero delle dirigenti e dei dirigenti – afferma Mario Mantovani, presidente Manageritalia – dimostra come anche durante la pandemia le aziende strutturate abbiano puntato su competenze e gestione manageriale per resistere e prepararsi a cogliere le opportunità del loro specifico mercato nel post pandemia. Un chiaro segno della necessità di affrontare le crisi puntando su un approccio manageriale e strategico capace di gestire con successo le trasformazioni anche repentine, arrivando a definire quei cambiamenti nei modelli di business e nell’organizzazione del lavoro indispensabili per competere».
Se andiamo ad analizzare i dati assoluti, però, c’è ancora molto cammino da fare: le donne, infatti, sono solo il 19%, quindi una su cinque, del totale dei dirigenti. Siamo quindi molto lontani dalla parità di genere a livello manageriale, ma «il fatto che a trainare la crescita dei dirigenti siano state le donne - prosegue Mantovani - è la conferma dei fenomeni in atto: nella dirigenza privata da anni si vedono uscire coorti quasi esclusivamente maschili ed entrare nuovi manager che sempre più spesso sono donne, scelte per formazione, competenze e capacità. E tutto questo trova una spinta formidabile nel parallelo fenomeno che avviene tra le donne che ricoprono in azienda un ruolo di quadro, che avanzando poi di carriera diventano dirigenti».
I dati del 2021, relativi ai dirigenti del terziario che hanno il contratto dirigenti del Terziario di Manageritalia, mostrano un’ulteriore crescita (6,2%), con le donne in doppia cifra (+11%) rispetto agli uomini (+6%). E in questo caso oggi le donne dirigenti sono addirittura quasi il 21% del totale. Allargando la visione agli anni che vanno dal 2008 al 2020, si osserva che in questi ultimi 12 anni a fronte di un calo dei dirigenti del 2,4%, le donne sono cresciute del 56,3%, mentre gli uomini sono diminuiti del 10,3%. Un fenomeno spiegabile con la maggior presenza delle donne nella fascia più giovane dei dirigenti (33% tra gli under 35) e tra i quadri. In questi casi, dunque, la “quota rosa” incide nei processi di ricambio generazionale.
Dall'analisi dei dati regionali la crescita dei dirigenti nell’ultimo anno è più elevata in Basilicata (+5,2%), seguita da Umbria (+3,5%), Sardegna (+2,8%) e Lombardia (+1,5%). Le donne dirigenti sono cresciute in tutte le regioni, eccetto Valle d'Aosta, Friuli Venezia-Giulia e Molise. A livello settoriale crescono soprattutto i settori della sanità (+8,6%), dei servizi di informazione e comunicazione (4,7%), attività professionali, scientifiche e tecniche (4%) e attività immobiliari (3,7%). A livello territoriale, le province più “rosa” sono Milano, dove lavorano 8.705 donne dirigenti, seguita da Roma (4.405) e Torino (1.132). Ai primi dieci posti per numero di dirigenti donne ci sono solo province del nord e cioè Bologna, Brescia, Verona, Varese, Bergamo, Firenze, Genova. «La rincorsa delle donne manager verso pari opportunità nel ricoprire posizioni di vertice deve allargarsi anche all'ambito retributivo - interpreta Luisa Quarta, coordinatrice del Gruppo Donne Manager della federazione - sul quale speriamo possa incidere, anche in termini di cambio culturale, la recente legge sul gender pay gap alla quale Manageritalia e il suo Gruppo Donne hanno dato un forte contributo. Questo è solo il primo passo per raggiugere risultati concreti che si allarghino a tutte le donne, e portino ad un mondo del lavoro dove prevalga il merito e ad una società che favorisca il lavoro femminile».
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