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«Leonora addio», un film carico di malinconia firmato da Paolo Taviani

di Andrea Chimento

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Leonora Addio

Leonora Addio

In concorso alla Berlinale il primo lungometraggio firmato dal regista italiano dopo la morte del fratello Vittorio

16 febbraio 2022
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2' di lettura

L'esordio in solitaria di Paolo Taviani a quattro anni di distanza dalla morte del fratello Vittorio: al Festival di Berlino è stato presentato in concorso «Leonora addio», titolo che riprende una novella di Pirandello.
Il drammaturgo siciliano era già stato adattato dai fratelli Taviani in «Kaos» e «Tu ridi», ma in questo caso Pirandello non è solo una fonte d'ispirazione ma una parte fondamentale del racconto.

Al centro della trama ci sono infatti i vari funerali di Pirandello, con le ceneri dello scrittore costrette ad attraversare l’Italia in un viaggio da Roma ad Agrigento a dir poco surreale, mentre la parte conclusiva è dedicata a una trasposizione de «Il chiodo», racconto scritto da Pirandello poco prima della sua morte.

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Attraverso una struttura narrativa decisamente libera, «Leonora addio» alterna colore e bianco e nero, storia e fantasia, cronaca e immaginazione: a tutto questo si aggiungono una serie di riflessioni su un'Italia vittima di immobilismo e superstizione (tema quest'ultimo spesso presente nel cinema dei due fratelli registi).

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Leonora Addio

Un lungo addio al fratello Vittorio

Bastano la dedica e la “presenza” di Pirandello per vedere quanto questo film sia un grande omaggio di Paolo Taviani al fratello Vittorio: una pellicola che, parlando di funerali ripetuti e di estremi saluti a persone che non ci sono più, risulta un vero e proprio lungo addio al regista scomparso.Qualche passaggio del copione nella parte centrale è debole, ma il disegno complessivo regge alla distanza grazie a una messinscena elegante e raffinata, che conferma la grande cura formale tipica del cinema dei due autori.In uscita questa settimana nelle nostre sale, «Leonora addio», nonostante qualche calo di ritmo, è uno dei film più significativi visti in concorso al Festival di Berlino, manifestazione che i fratelli Taviani hanno vinto nel 2012 con «Cesare deve morire».

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Una femmina

Una femmina

Sempre per quanto riguarda il cinema italiano, nella sezione Panorama è stato presentato «Una femmina», esordio nel lungometraggio di finzione di Francesco Costabile. Protagonista è Rosa, una ragazza inquieta e ribelle, che vive in un paesino della Calabria. La sua quotidianità viene improvvisamente stravolta da qualcosa che emerge dal suo passato, un trauma che la lega indissolubilmente alla misteriosa morte di sua madre. Liberamente ispirato al libro «Fimmine ribelli. Come le donne salveranno il Paese dalla ‘ndrangheta» di Lirio Abbate, «Una femmina» è un film aperto da un incipit particolarmente suggestivo, che ci porta subito a prendere il punto di vista del personaggio principale, il cui rapporto con le asperità dell'ambiente circostante è tra gli elementi più interessanti dell'intera visione.Ambizioso nella forma e coraggioso nel soggetto, questo esordio denota la buona consapevolezza tecnica del regista, ma anche qualche passaggio troppo acerbo, tanto nello stile quanto nella gestione narrativa, che diventa evidente soprattutto con l'approssimarsi della conclusione. È un film riuscito a metà, che mette probabilmente troppa carne al fuoco ma che lascia molto su cui pensare al termine della visione.


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