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Referendum Atac, Pd e Fi in extremis per il sì. Votano no M5s, Lega, Fdi e sindacati

di Andrea Gagliardi e Andrea Marini

Appello di Verdone ai romani: votate al referendum sull'Atac

6 novembre 2018
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4' di lettura

Manca una manciata di giorni al referendum consultivo sulla messa a gara dei trasporti pubblici a Roma. I romani sono chiamati alle urne domenica 11 novembre dalle 8 alle 20. I promotori del referendum sono Radicali Italiani e Radicali Roma. Il Pd si è schierato per il sì dopo una consultazione tra gli iscritti. A favore del sì anche Forza Italia. Il M5S, che ha intrapreso la strada del concordato preventivo per risanare Atac, è da sempre apertamente per il no. Anche Lega, FdI e la sinistra fuori dal Pd sono per il no. Così come i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil .

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Il nodo del quorum
Il Campidoglio ha comunicato che per validare il referendum servirà il quorum del 33% degli aventi diritto: «L'indizione del referendum è antecedente all'approvazione del nuovo Statuto, sarà applicata la precedente normativa che prevede il quorum», ha comunicato in una nota. Di parere avverso i Radicali, con Riccardo Magi (deputato di +Europa) che obietta: «La modifica dello statuto è avvenuta lo stesso giorno dell'indizione del referendum, spiace constatare che il Campidoglio sia riuscito a creare il caos anche sulle regole del gioco». La controversia interpretativa potrebbe non finire qui, con possibili ricorsi al Tar dopo l'11 novembre.

Radicali italiani promotori del referendum
«Il trasporto pubblico a Roma peggiora ogni giorno e questa non è un'opinione del comitato per il sì, lo dicono i dati sulle linee soppresse, sui chilometri non fatti e lo dice il vissuto quotidiano dei romani - è la posizione del parlamentare radicale Riccardo Magi -. Il referendum dell'11 novembre è l'unica occasione per interrompere questo declino e dare una speranza alla città di avere un servizio migliore».

Pd per il sì dopo consultazione interna
Il Pd romano è apparso in prima battuta spaccato, con esponenti che si sono espressi apertamente al fianco dei Radicali (tra questi l’ex ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda , l’ex premier Matteo Renzi e l’ex vicesindaco della giunta Rutelli, Walter Tocci) e altri che hanno fatto altrettanto per sostenere le ragioni del no (come i consiglieri comunali Ilaria Piccolo e Marco Palumbo). Per determinare la posizione ufficiale del partito, gli iscritti sono stati chiamati ad un referendum interno che ha registrato la vittoria dei sì alla liberalizzazione. Oltre 3.500 iscritti al Pd di Roma hanno partecipato al «primo referendum interno della storia del Pd», che si è svolto in tutti i circoli della città dal 19 al 28 ottobre e ha visto una netta affermazione del sì, con oltre il 60% dei voti espressi. Nonostante questo voto Nicola Zingaretti , governatore dem del Lazio e candidato alla segreteria nazionale del Pd non ha ancora preso posizione ufficiale. E non è detto che lo farà da qui al voto. La campagna referendaria del Pd avrà il suo culmine giovedì in una assemblea pubblica al Nazareno, dove ci saranno schierati, tra gli altri, anche Graziano Delrio e Paolo Gentiloni.

M5S (con Raggi) schierato per il No
I pentastellati, invece, non hanno dubbi: «Il MoVimento 5 Stelle Roma invita a votare no. Si vuole far credere erroneamente che mettere a gara il trasporto pubblico con l'eventuale entrata di altri operatori» porterà «maggiore efficienza, ma non è così. La città sconta un deficit infrastrutturale» e «noi stiamo lavorando per risolvere questa questione», ha dichiarato il presidente della commissione Trasporti Enrico Stefano (M5S).

Forza Italia per il sì
Definita oggi la linea ufficiale di Forza Italia, a favore del sì. «Far arrivare i privati può portare giovamento - spiega Davide Bordoni, capogruppo Fi in Campidoglio – e mettere a bando il servizio può essere utile, vista la situazione drammatica sia del servizio erogato da Atac sia della stessa azienda». Per Forza Italia la vittoria del sì «farebbe uscire finalmente Atac dal baratro in cui la sindaca Raggi e l’attuale amministrazione l’hanno gettata».

FdI e Lega per il No
Fratelli d’Italia si è schierato subito per il no al referendum. Mentre il segretario della Lega nel Lazio Francesco Zicchieri e il consigliere capitolino del Carroccio Maurizio Politi hanno sciolto solo ieri la riserva. E hanno posizionato il partito per il no. Anche Sergio Pannacci, responsabile trasporti della Lega a Roma e provincia, aveva dichiarato nei giorni scorsi: «Il nostro obiettivo è un partenariato pubblico-privato. Personalmente sono per andare a votare al referendum e votare no».

Sindacati confederali contrari alla messa a gara
Schierati per il no anche i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e quelli della categoria trasporti. I sindacati terranno mercoledì mattina una conferenza stampa per per spiegare la loro posizione. Dicono “no” alla privatizzazione perché «respingono con forza la tesi secondo cui privato è uguale a efficienza e pubblico corrisponde a inefficienza e cattiva gestione». Per il No la sinistra fuori dal Pd. Come il deputato di Liberi e Uguali e consigliere comunale di Sinistra X Roma Stefano Fassina per il quale «la liberalizzazione-privatizzazione della gestione del trasporto pubblico porterebbe solo a copiose rendite per i privati, come nel caso delle autostrade e degli aereoporti, a danno degli utenti e dei lavoratori».

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