di Giancarlo Calzetta
Afp
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C'erano una volta Intel e Amd: gli unici due nomi “famosi” quando si parlava di Cpu e microprocessori per computer dedicati agli utenti casalinghi. Poi, con l'arrivo e l'enorme diffusione degli smartphone le cose sono cambiate e adesso ci sono delle potenze mondiali dei microchip decisamente meno rinomati, ma che propongono tecnologie incredibili.
Qualcomm è una delle forze dominanti nel mercato dei chip per smarphone e la sua piattaforma di punta, Snapdragon 8 Gen2, si trova all'interno di moltissimi prodotti di fascia alta e top di gamma.
Partita da tecnologie legate alla parte di comunicazione dei dispositivi (modem per reti mobili, chip Wi-Fi e bluetooth e simili), è man mano cresciuta fino a proporre una piattaforma “tutto in uno” per costruire smartphone: una sorta di “pre-lavorato” su cui i produttori innestano i propri design, le proprie tecnologie differenzianti e il software.
Considerato che ogni anno si vendono più di un miliardo di smartphone, è facile capire quanto velocemente si sia potuta evolvere e adesso punta a uscire dal mercato “natale” per fornire chip e piattaforme in altri ambiti.
Del resto, le caratteristiche proprie della tecnologia per smartphone combaciano con le necessità che si stanno affermando sul mercato: consumano poca elettricità, le dimensioni sono molto ridotte incastrandosi bene in prodotti già esistenti, è semplice connetterle a Internet e sono tra le più avanzate in quanto a utilizzo dell'intelligenza artificiale in piccoli prodotti.
Nei prossimi anni, quindi, con l'enorme diffusione dei prodotti connessi si creerà una domanda enorme e Qualcomm ha quindi deciso di approfittarne moltiplicando la propria offerta segmentandola in una serie di versioni “specializzate” per coprire sei settori “chiave”. Oltre agli Snapdragon 8 per smartphone, arrivati alla versione Gen 2 e che restano il cavallo di battaglia e l'ambito in cui si concentrano i maggiori sforzi di ricerca e sviluppo, abbiamo versioni della piattaforma per le automobili, per i computer notebook e desktop, per i visori di realtà aumentata e virtuale, per i dispositivi indossabili, per i dispositivi audio senza fili e infine per il gaming mobile.
Per quello che riguarda la piattaforma per le automobili, l'azienda americana può già contare su accordi con diverse case automobilistiche, tra le quali Volvo e Bmw, e ogni produttore di auto può scegliere se prendere la piattaforma completa, in grado di gestire tutta la parte di infotainment e anche la parte di guida autonoma assistita, oppure se usarla solo per alcune funzioni specifiche.
Le prospettive sono buone perché molte case non hanno ancora una piattaforma informatica avanzata e sfruttare quella di Qualcomm permetterebbe loro di tagliare lo sviluppo di veicoli elettrici e autonomi di svariati anni.
Far riferimento a una piattaforma già pronta, inoltre, riduce il rischio di ritrovarsi in carenza di componenti come è accaduto in passato (e ancora in parte succede) perché l'approvvigionamento di una catena già consolidata è più semplice di quella di una catena produttiva fatta su misura.
Per il momento, la piattaforma automotive è la seconda per importanza (dietro a quella per smartphone), ma è già abbastanza sviluppata per giustificare un team di sviluppo dedicato, in aggiunta a quello base.
La piattaforma per i computer di Qualcomm che andrà a competere direttamente con Amd e Intel si chiama Snapdragon Computer Platform (Cx Gen3, per la precisione) e cerca di portare i benefici principali degli smartphone sui computer laptop senza compromettere le prestazioni.
Qualcosa di simile l'ha già fatto Apple con i suoi processori M1 e M2, dove una architettura Arm (diversa da quella in uso nei PC moderni che viene tradizionalmente definita come X64) ha permesso ai nuovi Macbook di ottenere prestazioni davvero impressionanti e superiori in molti aspetti a quelli della concorrenza.
Snapdragon Compute Platform può al momento contare su una versione di Windows dedicata, ma siamo ancora agli inizi. I prodotti sono pochi, anche se possono vantare una durata eccezionale della batteria e una velocità nelle connessioni di rete (Wi-Fi o cellulare) davvero notevole.
Di contro, le prestazioni in termini di potenza “pura” sono un po' inferiori a quelle dei pc tradizionali. La cosa interessante, però, è che la piattaforma Snapdragon è già pronta per un uso intensivo dell'intelligenza artificiale. Purtroppo, Windows non è ancora pronta per sfruttarla come si deve, ma Microsoft ha già annunciato che nei prossimi mesi verranno incorporate nel sistema operativo tutta una serie di funzioni che trarrà grande vantaggio dai sistemi che incorporano chip dedicati al machine learning.
La strada è ancora lunga, ma non per un problema di potenzaGli altri settori in cui Snapdragon si sta affacciando sono ancora un po' di nicchia, ma quello della realtà virtuale o aumentata merita un po' di attenzione. Dopo il tonfo di Meta, che vede la sua strategia del metaverso stentare molto ad affermarsi, l'attenzione su questo tipo di applicazioni è andata scemando, ma in futuro sarà un settore che assumerà una grande importanza nella vita quotidiana e lavorativa.
Il problema principale è quello dei dispositivi che ci permettono di accedere a Vr (realtà virtuale) e Ar (realtà aumentata), ma le basi poste da Snapdragon aiuteranno molto lo sviluppo in questo senso. Innanzitutto, mentre in generale nel settore dei chip si cerca sempre di consolidare quanto più possibile le varie parti di un circuito in un chip solo, nelle applicazioni Ar e Vr Qualcomm ha scelto una strada diversa: ci sono diversi chip separati che gestiscono aspetti diversi della piattaforma.
Il motivo è semplice: questi chip vanno inseriti in oggetti che devono essere comodi da usare e spremere tutto in un solo chip lo avrebbe reso troppo grande per inserirlo in occhiali di dimensioni ridotte e avrebbero generato troppo calore in un solo punto. Dividendolo in chip più piccoli, chi produrrà i nuovi dispositivi potrà bilanciare meglio i pesi e mantenere un design piacevole, senza goffi rigonfiamenti dovuti all'ingombro dell'elettronica.
La risposta breve è sì perché già oggi è in moltissimi oggetti e tutti gli esperti dicono che quella che oggi chiamiamo impropriamente intelligenza artificiale è destinata a diffondersi ancora di più. Il motivo del suo successo è che svolge in un batter d'occhio delle operazioni per le quali i classici sistemi informatici impiegherebbero da dieci a cento volte più tempo.
Già oggi la maggior parte degli smartphone usa l'AI per scattare belle fotografie, riconoscendo al volo quali sono gli oggetti inquadrati e regolando la fotocamera in modo da ottenere il meglio anche se il “fotografo” non ha idea di come scattare al buio o illuminare in maniera corretta il piatto che sta immortalando. Anche nelle chiamate si usa l'intelligenza artificiale: molti algoritmi di cancellazione del rumore, che funzionano benissimo, sono basati proprio su machine learning e anche la parte di connessione alla rete mobile inizia a funzionare così.
Si prevede che in futuro questa tecnologia si applicherà praticamente a tutte le aree di utilizzo, dalle videoconferenze alla sicurezza, passando per prevenzione e risoluzione di problemi tecnici, riduzione dei consumi e così via.
Le difficoltà che il settore dei microchip sta affrontando in questi mesi, con una flessione prevista del fatturato globale intorno al 3,6% rispetto all'anno precedente, potrebbero ritardare alcuni processi, ma la strada è tracciata: il futuro prossimo appartiene al machine learning e le piattaforma tecnologiche che la sapranno sfruttare meglio avranno un vantaggio competitivo enorme sui loro concorrenti.
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