Commenti
Pubblicità

Commenti

Quelle infrastrutture della conoscenza che servono all’Italia

di Giusella Finocchiaro

Immagine non disponibile
(Adobe Stock)

(Adobe Stock)

15 giugno 2021
Pubblicità

2' di lettura

In un articolo di qualche giorno fa, dedicato alla figura di Lorenzo Necci, si ricordava il ruolo fondamentale delle infrastrutture materiali per la crescita del nostro Paese. Le infrastrutture relative ai trasporti, naturalmente, costituite dalle ferrovie, le strade, i porti, gli aeroporti. Ma di infrastrutture si può parlare con molti significati e oggi un’attenzione speciale meritano le infrastrutture della conoscenza.

Viviamo un’occasione straordinaria per il rilancio dell’Italia. L’Europa ha stanziato finanziamenti eccezionali e il Pnrr tratteggia riforme essenziali per il Paese, a partire dalla semplificazione legislativa e della pubblica amministrazione. Il Pnrr prevede straordinari investimenti nella ricerca, pari a 11,44 miliardi e nell’istruzione, pari a 19,44 miliardi. Ma lo spazio per la ricerca è anche in altre linee di investimento del Piano, non espressamente dedicate a questa missione. Ci sono opportunità per la ricerca nella missione dedicata alla digitalizzazione, in quella dedicata alla sanità, in particolare a quella tecnologicamente avanzata; in quella dedicata alla transizione ecologica. Queste straordinarie potenzialità vanno tuttavia cucite insieme da un disegno di sistema. Un disegno, innanzitutto, che consenta di leggere il quadro complessivo. E un disegno del sistema Paese, non di alcuni attori isolati. L’occasione impone di progettare insieme, già in questa prima fase di definizione delle strategie organizzative nelle quali si incardineranno i progetti di ricerca. Occorre puntare sulle infrastrutture della conoscenza: quelle costituite dagli enti di ricerca, dalle Università, dai nuovi poli aggregativi di risorse digitali. Questi possono essere i protagonisti della ripartenza e devono avere la capacità di dialogare con gli enti istituzionali dei territori e con le molte imprese innovative italiane. Devono creare le nuove architetture, con creatività, audacia e concretezza. Questi protagonisti condividono il “privilegio della responsabilità”, secondo la bella definizione di Resta. L’Università deve assumere la piena responsabilità sociale di guidare nella definizione del disegno. Lo sviluppo della ricerca in Italia passa anche per la necessaria valorizzazione del patrimonio informativo della pubblica amministrazione e degli enti pubblici, costituito da dati e informazioni. Ad esempio, su tutta la ricerca scientifica data driven, basata sulle applicazioni di intelligenza artificiale. Il “nuovo petrolio” va posto a servizio della comunità scientifica, nel rispetto dei diritti fondamentali e della protezione dei dati personali. Deve divenire un nuovo bene comune, a disposizione di tutti per le finalità di ricerca scientifica, rimuovendo superate logiche proprietarie. Le piattaforme digitali per l’accesso ai contenuti devono esser costruite con una logica di massima apertura e rispetto della qualità informativa. L’accesso a Internet deve potersi considerare acquisito in tutto il Paese. Occorre, dunque, progettare: le infrastrutture materiali, per la nuova socialità, e le infrastrutture immateriali, per la ricerca e per la conoscenza, con la partecipazione degli attori istituzionali e del settore privato. E questo è necessario non soltanto per ripartire, ma per sostenere lo sviluppo futuro.

Pubblicità
Riproduzione riservata ©
Pubblicità
Visualizza su ilsole24ore.com

P.I. 00777910159   Dati societari
© Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati
Per la tua pubblicità sul sito: 24 Ore System
Informativa sui cookie  Privacy policy