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Kazakhstan, proteste soffocate. Putin manda 3.000 uomini

di Antonella Scott

Kazakistan, molti lasciano il Paese attraverso il confine kirghiso

Le forze dell’ordine kazake affermano di aver ripreso il controllo delle piazze. Decine di morti tra i manifestanti, uccisi anche agenti di polizia. Già sul posto i parà russi chiamati da Tokajev

6 gennaio 2022
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3' di lettura

Il presidente del Kazakhstan, Kassym-Jomart Tokayev, ha dichiarato oggi 7 gennaio che l’ordine è stato per lo più ristabilito nel Paese, dopo giorni di disordini senza precedenti. “Le forze dell’ordine stanno lavorando duramente. L’ordine costituzionale è stato per lo più ripristinato in tutte le regioni”, ha detto Tokayev in un comunicato aggiungendo che le operazioni di sicurezza continueranno “fino alla distruzione totale dei militanti”.

Il ministero kazako degli Interni ha comunicato intanto che “26 criminali” sono stati uccisi e 18 feriti in giorni di disordini. Nel comunicato si specifica che tutte le regioni del Kazakhstan sono state “liberate e poste sotto maggiore protezione” con 70 checkpoint installati nel Paese.

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Il secondo giorno della rivolta ieri 6 gennaio è difficile da raccontare: le autorità kazake hanno bloccato internet e chiuso gli aeroporti, ad Almaty e nelle altre città quel che resta delle proteste scivola nella repressione. «Abbiamo liquidato decine di sobillatori», comunica la polizia ad Almaty, la città principale.

Dopo aver cercato con poco successo di calmare i disordini abbassando i prezzi di Gpl e benzina e scaricando in un colpo solo il Governo in carica e il “padre della nazione” Nursultan Nazarbajev, il presidente Kassym-Jomart Tokajev ha alzato il tiro sui «terroristi addestrati all’estero», responsabili dei disordini.

Ma come vengono distinti dai dimostranti scesi in piazza per protestare contro l’inflazione, la stagnazione economica e l’autoritarismo del regime? Una giornalista kazaka, Assem Zhapisheva, scrive su twitter come le testimonianze raccolte da vari conoscenti tra Almaty e altre città, Uralsk e Aktobe, riportano uno schema simile: pacifiche manifestazioni di protesta divenute improvvisamente violente per mano di sconosciuti vestiti di nero, aggressivi, apparsi all’improvviso a grandi gruppi. Per conto di chi?

I 3mila paracadutisti russi

Le fonti ufficiali parlano di almeno 18 agenti di polizia uccisi - due di loro decapitati. Non danno bilanci delle vittime tra gli oppositori, che sarebbero almeno trenta, solo ad Almaty. Più di 2.000 gli arresti, mentre le forze speciali riprendono il controllo di aeroporti e palazzi del governo. Al loro fianco ora ci sono i contingenti della Csto, l’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva che ha risposto all’appello di Tokajev: mercoledì il presidente kazako sembrava aver perso il controllo della situazione.

La rapidità con cui sono corsi in suo aiuto è inconsueta: è la prima volta che gli alleati della Csto (Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakhstan, Kirghizstan, Tajikistan) osservano l’articolo del Trattato che li impegna alla difesa reciproca in caso di minacce esterne. Ampiamente documentati, sui notiziari di Mosca, partenza e arrivo tra le foreste innevate del Kazakhstan dei 3.000 paracadutisti russi che, spiega la Csto, «hanno già iniziato a eseguire i compiti assegnati». Proteggeranno «importanti strutture strategiche e aiuteranno le forze dell’ordine kazake a stabilizzare la situazione». A partire dal cosmodromo di Baikonur, Mosca ha consistenti interessi in Kazakhstan.

L’intervento dei russi

Tra questi Konstantin Kosacëv, vicepresidente della Camera alta russa, cita il lungo confine di 7.500 km - il secondo al mondo: «Per noi - spiega in tv - quel che succede in Kazakstan non è indifferente: la decisione della Csto è legittima. Che succederebbe se, Dio non voglia, i terroristi riuscissero a impadronirsi del potere?».

Nel parco più bello di Almaty, vicino alla cattedrale dell’Ascensione, la città rende omaggio ai caduti della Seconda guerra mondiale con un monumento ai soldati kazaki morti combattendo i nazisti alle porte di Mosca: «La Russia è grande - è scritto alla base del monumento - ma alle spalle di Mosca non c’è dove arretrare».

Il favore è stato ricambiato. E tuttavia secondo R.Politik, bollettino russo di analisi politiche, la chiamata di Tokajev non ha fatto piacere al Cremlino: «Li ha messi in una posizione scomoda, coinvolgendoli in un conflitto interno in cui la Russia non vorrebbe guastare i legami con nessuna delle parti coinvolte. Sarà una missione minima, senza coinvolgimento diretto nelle proteste di strada ma a protezione delle infrastrutture strategiche». Gli interessi russi in questa situazione sono piuttosto chiari, prosegue R.Politik: «Avere a che fare con un partner affidabile, per normalizzare la situazione. Mosca può lavorare con qualunque forza politica sia in grado di assicurare stabilità. Aspetterà di vedere il cavallo vincente, e lo aiuterà a ristabilire l’ordine».

A sera, giovedì 6 gennaio, il ministero dell’Interno kazako comunica che la piazza centrale di Almaty è stata sgomberata: «Chi si rifiuta di deporre le armi verrà distrutto», avverte. Il ministero della Sanità dà il proprio contributo: a causa di un brusco aumento dei contagi, fa sapere, Almaty e la capitale Nur-Sultan sono dichiarate zona rossa. Il coprifuoco ai tempi del Covid.

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