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Dall’Armenia alla Georgia, gli Stati che stanno guadagnando dalle sanzioni alla Russia

La Russia esce da un altro trattato, continua il riassestamento mondiale

Alcune economie vengono “usate” come ponti per aggirare le sanzioni sul commercio con Mosca. Fa bene al loro Pil, ma i governi occidentali sono pronti a rivalersi

7 giugno 2023
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2' di lettura

Le sanzioni alla Russia non nuocciono a tutti. Anzi. Armenia e Georgia, due ex stati satelliti nella regione del Caucaso,sono usciti dal primo anno di conflitto Mosca-Kiev con economia in crescita a doppia cifra: nel 2022 Pil armeno è salito del 12,6% e quello georgiano del 10,1%, secondo i dati del Fondo monetario internazionale. Nel 2023 il ritmo rallenterà al 5,5% e al 4%, rispecchiando una «moderazione generale» nella regione.

Il balzo di entrambe le economie, spiega un’inchiesta dell’emittente Cnbc, è dovuto all’intensificarsi dei rapporti commerciali e finanziari con Mosca, avvantaggiandosi dello stato di isolamento inflitto alla Russia dalle varie ondate sanzionatorie dei governi occidentali. Anche se ora sono gli stessi governi in conflitto con Mosca, inclusi quelli nel perimetro Ue, a mediare misure ritorsive contro i paesi terzi che sono stati usati - o si sono fatti usare - come «intermediate partners» commerciali: Paesi che offrono un terreno neutro per il transito delle merci, consentendo di aggirare le strette imposte a Mosca su import ed export.

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Il ruolo di «intermediari» per il commercio con la Russia

La strategia era già stata contestata da alcuni leader occidentali e riguarda anche altri Paesi sulla rotta verso Mosca, come Kazakhstan e Turchia. La European Bank for Reconstruction and Development ha individuato e notato il ruolo di «intermediari» offerto da Paesi che possono fare da ponte fra i sistemi economici in conflitto, beneficiandone nella bilancia commerciale. Nel 2023 la Russia si è imposta come secondo partner della Georgia per importazioni e terzo per esportazioni, dopo aver aumentato del 79% la vendita di prodotti nel Paese e del 7% il suo acquisto di merce georgiana.

Mosca è direttamente primo partner dell’Armenia sia per l’import che per l’export, a fronte di un rialzo dei flussi da e verso la Russia registrato anche da economie minori come Kyrgyzstan, Tajikistan ed Azerbaijan. Armenia e Georgia non hanno rivelato il dettaglio dei propri scambi commerciali, anche se dati dell’istituto nazionale di statistica della Georgia rivelano che automobile, petrolio e altre «commodities» hanno inciso sul grosso del commercio in basi generali. Se si entra nel particolare, nota Cnbc, il totale di veicoli, aerei e navi esportati in Russia è quadruplicato nel 2022 e viaggia su valori doppi rispetto 2021. Alcune fonti riferiscono di un aumento del 1000% o del 500%, balzo ritenuto «sospetto» per velocità e volumi.

Le ritorsioni dei Paesi occidentali (e della Ue)

Il fenomeno non è passato inosservato e potrebbe rientrare, ufficialmente, nelle prossime tranche di sanzioni inflitte a Mosca. Un portavoce della Commissione europea ha rivelato a Cnbc che l’esecutivo comunitario è al lavoro per contrastare il «re-indirizzamento» di certi flussi di merci da Paesi terzi che operano come «gateway» in favore della Russia. La stessa presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’11esimo round sanzionatorio di Bruxelles si concentrerà anche sul contrasto alla «circonvenzione» delle misure già inflitte all’economia russa. In ballo, indirettamente, ci sono anche le aspirazioni di apertura a ovest dei paesi oggi nel mirino per il ruolo di intermediazione con Mosca. Il primo esempio è proprio la Georgia, al lavoro sul suo stato di candidata come membro della Ue.


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