di Franco Gaudenti
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La radicale revisione delle regole di quotazione di aziende in Borsa introdotta nei giorni scorsi dalla Financial Conduct Authority - Fca di Londra pone l’occasione per ulteriori riflessioni nel dibattito ospitato da questo giornale sul mercato finanziario italiano nella cornice dei mercati federati Euronext. L’obiettivo prioritario dell’authority londinese è quello di accrescere la capacità di attrazione della piazza finanziaria londinese, specificamente stimolando il flusso di startup e Pmi dinamiche e innovative che si rivolgono al mercato dei capitali per sostenere la crescita e l’espansione. Lo scopo, quindi, è presentare la City come catalizzatore e listing destination in una fase di forte competizione tra stock exchange per attrarre aziende in quotazione, in special modo nei confronti dei mercati di New York e asiatici.
Tutto ciò deriva dalla combinazione di due fenomeni solo in apparenza lontani, quali l’incertezza post-Brexit che ha condizionato a lungo il Regno Unito, e i fattori technology e digital innovation, i quali stanno modificando radicalmente interi settori industriali. Le novità sono sostanzialmente tre e hanno lo scopo di incentivare e accelerare il percorso di quotazione sul mercato mantenendo standard elevati per gli investitori. Nel dettaglio, è prevista una doppia classe di azioni: una dedicata al pubblico generale di investitori con diritti di voto limitati, e un’altra riservata a fondatori e management con diritti di voto maggiorati, al fine di riconoscere un peso superiore nella governance per le decisioni più rilevanti e prevenire casi di takeover ostili negli anni iniziali post Ipo (quando questo tipo di impresa si trova tipicamente in una fase di crescita accelerata). Cambia anche il requisito del flottante minimo ora ridotto dal 25% al 10%, mentre è richiesto un incremento della capitalizzazione minima di mercato. Le modifiche non finiranno qui, dato che la Fca ha già indicato l’intenzione di proseguire il percorso di revisione del regime normativo del listing per incoraggiare le quotazioni a Londra, sostanzialmente aprendo una partita tra piazze finanziarie su base mondiale in termini di attrattività.
In termini positivi il contesto in cui ci muoviamo è già molto più ampio e denso di opportunità.
Per cogliere le occasioni che possono derivare dall’integrazione di Milano nel sistema Euronext – spina dorsale che consente di dare seguito alla realizzazione della capital market union in Europa – è auspicabile un’ulteriore risoluta spinta per Piazza Affari, «un progetto di politica industriale mirato a far affluire quante più società in Borsa», come su queste pagine scritto da Giovanni Tamburi. Si tratta di prevedere l’introduzione di una serie di azioni e provvedimenti già esposti qui in precedenti interventi di colleghi e che vale la pena evidenziare in sintesi ancora una volta: un regime fiscale fortemente incentivante lungo tutta la filiera che conduce alla quotazione, dalle imprese agli investitori; uno snellimento del processo di listing nei tempi e nella documentazione di ammissione e offerta; uno sviluppo deciso dell’attività di ricerca, fattore di conoscenza imprescindibile per investitori ed emittenti, anche con l’ausilio di incentivi fiscali e con l’obbligo per le società quotate di dotarsi di almeno una ricerca da parte, però, di un intermediario autorizzato; da ultimo, l’affiancamento di un advisory board di profilo.
Le Pmi sono innovative (in tecnologie, prodotti e servizi), aspirano a dotarsi di capitali pazienti che ne accompagnino lo sviluppo e il consolidamento, in alcuni casi potrebbero comportare più rischi rispetto ad aziende più mature e tradizionali, ma sono più resilienti e hanno un maggiore potenziale di ritorno economico.
Ed è proprio l’interazione ormai acclarata tra private market e public market a spingere queste “nuove aziende” ad aprirsi ed a ricorrere sempre più frequentemente al mercato dei capitali.
Ne è testimonianza il mercato ex Aim Italia, ora Euronext Growth Milan, che archivia il 2021 come il migliore e più robusto anno di sempre: con una capitalizzazione di circa 11 miliardi di euro, quasi il doppio dell’anno precedente, con 44 Ipo (oltre alle 5 sul listino principale) che portano a 174 le società quotate, contribuendo così per il 30% circa alle nuove quotazioni dell’insieme dei mercati federati Euronext Growth; e con l’indicazione del rafforzamento di un significativo nuovo trend quale la crescita degli aumenti di capitale, oltre il 30% solo nell’ultimo biennio, da parte delle quotate stesse sulla scorta di quanto registra storicamente il mercato inglese.
La Borsa di Milano è una infrastruttura centrale per il sistema Paese che ha davanti un potenziale enorme da cogliere dato il numero delle nostre piccole e medie imprese.
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