di Flavia Landolfi e Giuseppe Latour
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Tramezzi con una collocazione diversa, finestre che non compaiono nei titoli edilizi, piccole porzioni di immobili, ad esempio nicchie, non presenti nei documenti depositati presso i Comuni. La sanatoria allo studio del ministero delle Infrastrutture punta ad agire soprattutto su alcune situazioni-tipo e - come hanno chiarito fonti del Mit - riguarderà esclusivamente irregolarità all’interno delle abitazioni.
Il provvedimento è stato annunciato dal ministro Salvini nel corso della terza riunione tecnica davanti a una platea di cinquanta associazioni di categoria ed enti del settore. Il treno normativo sarà probabilmente un decreto legge ma su questo c’è attesa del semaforo verde di Palazzo Chigi. Ieri sera la premier Meloni ha fatto sapere di non aver letto la norma ma che «se si tratta di sanare piccole difformità, tipo alzare un tramezzo per fare due stanze, se è questo, è ragionevole». Vediamo nel dettaglio su cosa interverrà la norma.
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In primo luogo c’è il caso frequentissimo di chi compra una casa sulla base di una planimetria che non corrisponde allo stato effettivo dell’organizzazione degli spazi interni. Diventerebbe possibile regolarizzarla, nel caso in cui non siano lesi interessi di terzi.
Altro caso all’attenzione dei tecnici del ministero è quello dell’acquisto di un immobile costruito prima degli anni ’60, da ristrutturare. Se manca la documentazione sul suo stato legittimo, diventa un problema ristrutturare. Anche in questo caso, allora, sarà possibile una regolarizzazione.
Da un punto di vista tecnico, il primo tema di riflessione è sull’eliminazione della doppia conformità. Oggi per sanare elementi realizzati senza permessi o in difformità da permessi, è necessario che questi elementi siano conformi sia alle regole del tempo nel quale sono stati materialmente realizzati che alle regole del tempo nel quale viene chiesta la sanatoria. Questo doppio requisito crea un ostacolo notevole e frena migliaia di pratiche: potrebbe essere eliminato e sarebbe, così, sufficiente la conformità in uno dei due momenti.
Altro punto di analisi riguarda le tolleranze costruttive. Oggi la legge dice che le variazioni contenute entro il 2% rispetto al titolo edilizio sono perfettamente legittime. Si tratta, però, di una percentuale che - questa la lettura dei tecnici - ha senso per costruzioni recenti, ma che per immobili più vecchi spesso si scontra con realtà costruttive e di progettazione parecchio più approssimative di oggi. Quindi, l’ipotesi è innalzare questo tetto (almeno fino al 5%) per gli immobili più vecchi, ad esempio costruiti prima del 1985.
Il terzo elemento riguarda la dichiarazione di stato legittimo degli immobili. Per le case realizzate prima del 1967 (ma si ragiona anche su altre date), quando non erano ancora previsti i titoli edilizi, lo stato di fatto dell’immobile potrebbe coincidere con lo stato legittimo, sanando così tutte le piccole irregolarità. Con il limite, però, di non andare a condonare situazioni di abuso.
Tutto questo non sarà gratis per chi vuole sanare qualche irregolarità: l’idea - ancora da dettagliare - è di far pagare le difformità quanto più si distanziano dalle regole di conformità edilizia.
Giuseppe Latour
Redattore
Flavia Landolfi
redattrice
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