di Patrizia Maciocchi
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Scatta il reato di frode in commercio per chi sposta in avanti di un giorno la data di confezionamento degli alimenti per far slittare la scadenza. La Corte di cassazione conferma così la condanna a carico di un imprenditore per il tentativo di frode in commercio in relazione ad oltre 600 retine che contenevano ciascuna un chilo di mitili, con la data di impacchettamento non veritiera. Nello specifico un fatto ancora più grave se si considera che i frutti di mare sono altamente deperibili con grave rischio per la salute.
La Suprema corte ricorda che la frode è consumata quando c’è la consegna materiale dell’alimento all’acquirente, mentre per il tentativo non è necessario verificare l’esistenza di una contrattazione finalizzata alla vendita, basta accertare che un prodotto diverso, per origine, provenienza, qualità o quantità diverse da quelle dichiarate, sia destinato ad essere venduto.
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