di Gianni Trovati
Riforma fiscale in tre fasi
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Più spinta ai versamenti spontanei, avvisi bonari prima di passare alla riscossione coattiva, tempi dimezzati dell’accertamento esecutivo per gli atti impugnati e sanatorie autonome, ma «con giudizio».
La commissione dedicata al fisco di Comuni, Città, Province e Regioni nel cantiere dell’attuazione della delega fiscale ha condensato il proprio lavoro in due proposte di decreti legislativi, dedicati alla nuova disciplina dei tributi e alla revisione del federalismo fiscale. Proprio quest’ultima, che fra le altre cose introduce la compartecipazione all’Irpef per finanziare Province e Città metropolitane e per le Città ripropone l’ipotesi della tassa d’imbarco in porti e aeroporti, aggancia il capitolo delle entrate locali a un calendario serrato, per rispettare uno degli obiettivi collegati alla quinta rata del Pnrr che entro fine anno imporrebbe la revisione del federalismo tentato con scarso successo nel 2011.
Le misure di impatto più ampio si snodano però lungo i 36 articoli del decreto legislativo sui tributi regionali e locali. Che sul terreno delicato della riscossione e della lotta all’evasione, causa prima delle centinaia di crisi finanziarie locali causate dai buchi negli incassi, provano in sintesi ad allineare il Fisco dei territori a virtù e vizi di quello nazionale. Tra le prime c’è sicuramente la spinta avviata ormai da anni con un certo successo alla «compliance», cioè a tutti quei meccanismi che favoriscono i versamenti spontanei prima di arrivare alle cartelle. Fra i secondi domina invece il motore sempre acceso di rottamazioni, saldi e stralci e sanatorie varie che riducono sanzioni, interessi e spesso anche le imposte.
La delega ha previsto la possibilità per gli enti territoriali di introdurre «definizioni agevolate» autonomamente, anche quando le leggi nazionali non lo prevedono. La bozza di decreto attuativo avanza su questa strada con i piedi di piombo, spiegando che questa possibilità va utilizzata solo per «esigenze straordinarie al fine di evitare di compromettere l’ordinaria attività di riscossione», che le sanatorie vanno «limitate a casi eccezionali», riferite «a periodi di tempo circoscritti», e che «non possono prevedere in alcun caso la rinuncia completa al credito da parte dell’ente territoriale». Chi teme (oppure sogna) una pioggia di sanatorie territoriali che tagliano debiti Imu, multe e canoni, insomma, dovrebbe rimanere deluso. Anche se molto dipenderà dalla declinazione effettiva che le amministrazioni e gli organi di controllo vorranno dare a questi principi.
L’indirizzo della riforma, comunque, pare un altro, e sulla scorta dei risultati ottenuti a livello nazionale vira decisamente sulle «forme di cooperazione che privilegiano l'adempimento spontaneo degli obblighi tributari», come recita il titolo dell’articolo 28. A questo obiettivo risponde la possibilità data agli enti locali di «inviare ai contribuenti comunicazioni bonarie per consentire la regolarizzazione di tardivi, parziali od omessi versamenti» con una sanzione ridotta al 10%, o di inviare vere e proprie «lettere di compliance» su cui il contribuente può controdedurre nei 30 giorni successivi. Più in generale, all’articolo 2, la bozza di decreto chiede di ampliare le «forme di collaborazione con i contribuenti», con attività di assistenza e consulenza giuridica ma anche con «istituti premiali volti a favorire l’adempimento spontaneo».
Accanto alla carota della compliance il testo non dimentica però il bastone della lotta “ostile” all’evasione. Che con la riforma può arrivare a negare licenze, autorizzazioni, concessioni, o i loro rinnovi, a chi si macchia di «irregolarità definitivamente accertate» nel pagamento dei tributi locali, a patto che questa sorta di “Durc fiscale” in chiave locale sia previsto per legge (Regioni) o regolamento (enti locali). Sull’accertamento esecutivo, spunta il dimezzamento a 60 giorni (30 se a riscuotere è direttamente l’ente creditore) della sospensione della riscossione.
La riforma torna poi su su strumenti già tentati con risultati alterni, dalla consueta «interoperabilità delle banche dati» ai premi per la partecipazione dei Comuni alla lotta all’evasione erariale. La proposta è di alzare il premio dal 50 all’80% del maggior riscosso grazie all’intervento locale, nel tentativo di superare una freddezza dei sindaci testimoniata dai numeri: l’ultimo decreto di ripartizione, qualche giorno fa, ha distribuito la miseria di 3,06 milioni.
Gianni Trovati
vicecaposervizio
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