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Beniamino Zuncheddu, dall’ergastolo all’innocenza

di Nicoletta Cottone

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Beniamino Zuncheddu  abbracciato alla sorella Augusta (Ansa)

Beniamino Zuncheddu abbracciato alla sorella Augusta (Ansa)

Da oggi il podcast “Innocente” prodotto dal Sole 24 Ore e da Radio 24 racconta la vicenda umana e giudiziaria dell’ex pastore sardo è stato assolto per non aver commesso il fatto dalla Corte d’appello di Roma dopo quasi 33 anni di carcere

27 gennaio 2024
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4' di lettura

Beniamino Zuncheddu è innocente. E dopo quasi 33 anni di carcere è finalmente un uomo libero. Nel processo di revisione la Corte d’appello penale di Roma ha stabilito con la sentenza del 26 gennaio 2024 che l’ex pastore sardo non ha commesso la strage di Sinnai dell’8 gennaio 1991, tre morti e un ferito grave, per la quale era stato condannato all’ergastolo. Fine pena mai. Un labirinto di bugie, depistaggi, ritrattazioni e false testimonianze ha contaminato le prove e fuorviato gli iter processuali. I giudici della Corte di Appello di Roma dopo la sentenza con cui, nel processo di revisione hanno assolto l’allevatore sardo, hanno disposto l’invio degli atti, relativi a tre false presunte testimonianze alla procura di Roma tra cui quella dell’allora poliziotto che svolse le indagini e che mostrò a uno dei testimoni, suggerendone la conferma dell’individuazione e del riconoscimento, una foto di Beniamino Zuncheddu.

Una vita intera dietro le sbarre

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Beniamino ha passato quasi 33 anni dietro le sbarre senza colpe. Una vita intera. É entrato in carcere due mesi prima di compiere 27 anni e ne è uscito a 59 anni con l’ordinanza di scarcerazione disposta dalla Corte d’appello penale di Roma il 25 novembre 2023. Poi è stato definitivamente assolto il 26 gennaio 2024. E durante la detenzione, non essendosi mai dichiarato colpevole di un reato che non aveva commesso, non ha potuto usufruire degli istituti premiali previsti dalla legge. É passato di carcere in carcere: la casa circondariale di Badu ‘e Carros, a Nuoro, il vecchio istituto penitenziario di Cagliari e il nuovo, quello di Uta. Di cella in cella, anno dopo anno, pur essendo innocente.

Beniamino: la fede ha tenuto alta la speranza

«Quando ero in carcere la fede teneva alta la mia speranza. Essere libero è una cosa inspiegabile», ha commentato Beniamino Zumcheddu. Adesso, da uomo libero, «voglio curarmi, perché sto troppo male», ha spiegato. «Non provo rabbia - ha detto - perché sono vittime anche le persone che mi hanno accusato, non è colpa loro. Ma del poliziotto che fa parte della giustizia, dell’ingiustizia».

Il podcast “Innocente”

La vicenda umana e processuale dell’ex pastore sardo è al centro del podcast originale “Innocente. La storia di Beniamino Zuncheddu”, prodotto dal Sole 24 Ore e da Radio 24, che racconta tramite le voci dei protagonisti l’errore giudiziario più grande nella storia della giustizia italiana. Un innocente in carcere per quasi 33 anni, incastrato da una montagna di menzogne, false testimonianze, depistaggi. Una storia approfondita attraverso la lettura di centinaia di pagine dei fascicoli processuali e dalla conoscenza da vicino dei protagonisti della storia, a partire da Beniamino Zuncheddu, dalla sua famiglia e dalla comunità di Burcei, suo paese d’origine, che lo ha sempre sostenuto.

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Demolito un castello di menzogne

La virata quando la sorella di Beniamino, Augusta Zuncheddu, ha incaricato del caso un giovane penalista di Cagliari, l’avvocato Mauro Trogu. A rimettere insieme i pezzi della vicenda giudiziaria, così piena di ombre, è stata Francesca Nanni, allora procuratrice generale della Corte d’appello di Cagliari (oggi di Milano), che insieme all’avvocato Trogu, ha demolito il castello di menzogne utilizzato per condannare all’ergastolo Beniamino Zuncheddu. Fondamentale l’appoggio di Irene Testa, garante dei detenuti della Sardegna e tesoriere del Partito radicale, che ha dato una forte spinta mediatica alla vicenda di Beniamino. Portando il caso all’attenzione del Paese.

Mario Trogu: dalla Corte d’appello una decisione coraggiosa

«Quando ho conosciuto Beniamino, e la sua famiglia, ho trovato una persona molto sfiduciata: all’inizio mi guardava con diffidenza ed è stato lungo il percorso di conquista della sua fiducia e quella dei suoi familiari», ha raccontato l’avvocato Mauro Trogu, nel corso della conferenza stampa all’indomani della sentenza che ha assolto Beniamino Zuncheddu dopo 33 anni di carcere». L’avvocato ha ringraziato il partito radicale per la battaglia in favore di Beniamino e « la Corte d’Appello di Roma per aver avuto il coraggio di assumere una decisione che dal punto di vista giuridico probabilmente non era così difficile ma lo era da quello ’politico’ perché significava ammettere un errore».

Beniamino non meritava ciò che ha subito

«Beniamino non meritava quello che ha subito», ha detto l’avvocato Mauro Trogu difensore di Beniamino Zuncheddu a margine della lettura della sentenza di assoluzione nell’ambito del processo di revisione. «Abbiamo studiato tanto con i consulenti che mi hanno supportato, ci siamo convinti nell’intimo dell’innocenza di Beniamino: le carte parlavano di prove a carico assolutamente contradditorie, le indagini difensive hanno dimostrato la falsità di quelle prove a carico e rimanevano solo quelle a discarico. E poi perché abbiamo conosciuto Beniamino. Io auguro a chi abbia anche solo un minimo dubbio di berci un caffè insieme e questo dubbio verrà cancellato».

Irene Testa: è un grande giorno

Commossa la garante dei detenuti della Sardegna Irene Testa, tesoriera del Partito Radicale, che ha seguito e portato alla ribalta nazionale la vicenda Zuncheddu: «Per tutti noi è un grande giorno. Siamo contenti e commossi per l’assoluzione di Beniamino Zuncheddu. Ma molto preoccupati per lo stato della giustizia nel nostro Paese. Siamo davanti a uno dei più grandi errori giudiziari mai esistiti. Si sono tolti 33 anni di vita a un cittadino italiano. Siamo felici ma anche affranti per tutto il dolore che ha vissuto. Ci chiediamo quanti casi simili ci siano in Italia per i quali la verità non verrà mai scoperta. Per questo continueremo a vigilare sui diritti violati delle persone, soprattutto dei detenuti e di chi non ha voce».

Nelle intercettazioni tutti hanno parlato

Le intercettazioni disposte dalla procuratrice generale Francesca Nanni hanno fatto il resto. Tutti hanno parlato. E hanno rivelato il terribile inganno di cui è stato vittima Beniamino Zuncheddu. In carcere per quasi 33 anni al posto del vero assassino. Intercettazioni che un super fonico come Walter Marcialis è riuscito a trascrivere e a tradurre dal sardo, con la conferma del Ris di Roma. Mentre il criminologo Simone Montaldo e il tenente colonnello Mario Matteucci hanno ricostruito la dinamica della strage, rielaborata con sofisticate tecniche investigative, in cui risulta chiarissima la successione degli eventi. In particolare, l’impossibilità del sopravvissuto Luigi Pinna di vedere in volto l’assassino. Tutto materiale che l’avvocato Mauro Trogu ha tradotto in atti per il processo di revisione e che, dopo tre anni di udienze, ha portato alla sentenza di assoluzione.


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