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Ponte sullo Stretto, i sindaci al ministero dell’Ambiente: «Dai cantieri all’opera, ecco tutti gli errori e le incompatibilità»

di Donata Marrazzo

L’altra faccia del Ponte sullo Stretto: gli espropriandi

I sindaci di Villa San Giovanni e Messina dicono no alla riprogettazione in fase esecutiva. E chiedono al ministero dell’Ambiente studi, integrazioni e quantificazioni per valutare a breve, medio e lungo periodo gli effetti dei lavori sulle città e le comunità

13 aprile 2024
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5' di lettura

«Nel progetto del Ponte sullo Stretto c’è un errore madornale: la linea di costa calabrese tracciata è quella del 2002, pertanto il pilastro del Ponte a noi risulta più o meno a mare, in acqua, e non sulla terraferma». Giusy Caminiti, sindaca di Villa San Giovanni, rispetto al collegamento stabile con la Sicilia, finora ha mantenuto una posizione laica, neutrale, slegata dalla ideologie, aderente ai fatti.

La sindaca di Villa San Giovanni: «Un errore madornale»

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«E da qui deriva una serie di problemi e questioni - continua la sindaca - che ci ha portato a stilare il lungo elenco di osservazioni che oggi, alla scadenza dei termini, gireremo al ministero dell’Ambiente. Il 16 aprile, invece, si terrà la conferenza dei servizi con il ministero dei Trasporti. Ma lette le carte, abbiamo capito che sono necessari studi, integrazioni, quantificazioni. A partire da un nuovo esame approfondito della costa, dei fondali marini, delle correnti. Qui da noi solo se metti un sasso in mare cambia la fascia costiera, figuriamoci dal 2002 a oggi. E va tenuto anche in debita considerazione il fatto che siamo in aree Sic, ovvero in siti di importanza comunitaria, e in zone di protezione speciale della Costa Viola.

La lettera al Mase: «Criticità non risolte o non trattate»

Dalla documentazione del progetto del ponte «emergono diverse criticità non risolte o non trattate», come è scritto nella “relazione di accompagnamento alle osservazioni maturate in Commissione Territorio” del comune di Villa San Giovanni. L’opera coinvolge da subito, sin dalla fase dei cantieri, l’intera comunità, la sua qualità della vita, l’economia: «Il cantiere principale, con pendenza accentuata verso il mare, di fatto opera una interruzione netta della continuità territoriale della città - scrive la sindaca al Mase - suddividendola in due parti con interessamento delle due uniche vie di transito, Strada Nazionale e viabilità lungomare. Nella “relazione del progettista” manca innanzitutto una previsione delle soluzioni viabilistiche alternative che attenuino il traffico, già insostenibile per la città».

«Gestione delle acque e sostanze inquinanti»

La gestione delle acque piovane - prosegue Caminiti - derivanti da eventi atmosferici rilevanti, nel progetto non è sviluppata e non sono indicate, quindi, le soluzioni per il rischio degli afflussi a mare di acque di dilavamento del cantiere cariche di sostanze inquinanti. Risulta problematica l’installazione di un pontile di servizio davanti alla zona del cantiere, come previsto, considerata l’intensità delle correnti e le relative erosioni della costa. Impossibile esprimere un giudizio sugli impatti derivanti da polveri, rumori ed emissioni visto che sono stati rimandati alla progettazione esecutiva. Così come per gli aspetti ambientali di dettaglio».

«No alla riprogettazione in fase esecutiva»

Questo della riprogettazione in fase esecutiva è un altro problema che pone Giusy Caminiti. La considera una pratica rischiosissima ed esprime tutta la sua contrarietà: «Oggi la realizzazione dell’opera non è più solo una decisione politica, ma un fatto estremamente tecnico e scientifico che richiede rigore. Rigore da parte dei 50 tecnici della commissione di valutazione d’impatto ambientale, che però resteranno in carica fino al 24 maggio, quindi per altri 40 giorni. Entro quella data potrebbero, ma solo in teoria, bocciare il progetto se ritenessero fondate le nostre osservazioni, oppure, più probabilmente, chiedere un’integrazione documentale, compresi tutti i monitoraggi preliminari. Si riaprirebbe così la progettazione, il che eviterebbe aggiustamenti e approssimazioni in una fase successiva, quella esecutiva, come si vorrebbe invece fare. Al momento pertanto è impossibile esprimere un giudizio di merito sul progetto».

«Ignorata l’alta sismicità dell’area dello Stretto»

Anche rispetto alla sismicità dell’area dello Stretto, quella a più alta intensità nel Mediterraneo, Giusy Caminiti rileva la «mancanza di riferimenti relativi in particolare al terremoto del 6 febbraio 1783 che ebbe effetti devastanti sui luoghi interessati dal progetto. La faglia sismica, segnalata sulle mappe, attraversa tutto il territorio di Cannitello fino a Punta Pezzo, lambendo quindi anche la variante ferroviaria realizzata nel 2012 come opera propedeutica al Ponte. Sono necessari pertanto approfondimenti normativi e tecnici di dettaglio».

I rischi del territorio

Complessivamente, quindi, il comune calabrese ritiene che «la trasformazione del territorio, a conclusione della realizzazione dell’opera, snaturerà il contesto urbano della città unitaria, mentre durante le fasi di esecuzione le imponenti aree di cantiere consumeranno il suolo fino ad oggi preservato dall’antropizzazione. E nel contempo non sono previste opere e misure di compensazione tali da mitigare l’impatto che l’opera porterà sul territorio». Nella relazione inviata al Mase sono stati inseriti anche i contributi di cittadini, tecnici e scienziati che hanno partecipato all’ultimo consiglio comunale aperto alla cittadinanza: c’è chi ha fatto presente, ad esempio, il problema delle radiazioni a Piale, borgo che già soffre per la presenza di radar e antenne alle quali si aggiungeranno rumori e vibrazioni per gli scavi del blocco di ancoraggio del ponte e per le gallerie dei raccordi stradali. O quello del forte murattiano, forte Beleno, risalente al 1880, che rischia di essere cancellato dalla costruzione del ponte.

Villa San Giovanni, la città dell’impatto

«Villa San Giovanni è la città dell’impatto, la città su cui ogni scelta inciderà, in modo definitivo, dal punto di vista urbanistico, ambientale, economico e sociale. Quest’opera tocca il litorale, il mare, gli ecosistemi tutelati, i torrenti, l’assetto geomorfologico del territorio. Quest’ente è chiamato alla valutazione di un progetto approvato come definitivo ma che oggi non c’è. Non c’è per le gravi carenze documentali riscontrate in questi intensi mesi di esame ed analisi. Villa San Giovanni oggi non è in grado di valutare gli effetti di breve, medio e lungo periodo che la realizzazione dell’opera comporterebbe. L’erosione costiera, le fiumare, il dissesto idrogeologico, l’ impatto climatico e l’inquinamento visivo, acustico, ambientale, la valutazione di impatto sulla salute pubblica non sono stati per nulla stimati», critica Giusy Caminiti.

Il sindaco di Messina: «Cantierizzazione diffusa»

Anche il sindaco di Messina presenta al Mase una corposa documentazione tecnica, partendo dalla contestazione dei termini di presentazione delle osservazioni, che avrebbero dovuto prevedere 30 giorni in più, 60 in totale. Rispetto all’impatto ambientale, Federico Basile dichiara che «l’opera nel suo complesso è chiaramente difforme da ogni strumento di pianificazione di competenza del comune di Messina, a partire dal piano regolatore e, a seguire, da ogni piano di mobilità, di protezione civile, del commercio. Strumenti che rappresentano il percorso di sviluppo della città che stavamo realizzando e che dovranno, adesso, essere rivisti in sinergia con le opere connesse al ponte sullo Stretto».

«Prima viene la città (poi il ponte)»

A causa della cantierizzazione diffusa che travolgerà la città, il sindaco teme effetti devastanti: «Lo sviluppo della città non potrà essere sottomesso alla realizzazione dell’opera, ma dovrà, eventualmente, trarne beneficio e in questo noi vigileremo e chiederemo con forza, in ogni tavolo, di essere ascoltati - dichiara Basile -. Le fasi di cantiere non dovranno interferire con le ordinarie attività cittadine, dai servizi alle scuole, agli uffici, alla vita quotidiana. Messina non può subire per dieci anni un impatto del genere, senza nemmeno avere un ruolo fondamentale nella scelta delle soluzioni. Prima viene la città! Anche come sindaco metropolitano posso dire che tutta l’opera è difforme da regolamenti e vincoli, come quelli della riserva di Capo Peloro e dei laghi di Ganzirri. Tutta la viabilità, sia comunale sia di competenza provinciale, verrà stravolta e dovrà essere ripensata tenendo conto di più progetti in corso, quelli per ferrovie, stazioni, viabilità. Un peso insostenibile».

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