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Dal bonus bambini allo zainetto fiscale, come sostenere l’occupazione femminile

Occupazione record, ma ultimi nell'Ue per le donne

Le proposte del Centro Einaudi per incentivare la partecipazione al mercato del lavoro per le donne: troppo spesso limitano la loro attività lavorativa per la cura dei figli

26 dicembre 2023
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3' di lettura

Per le donne la cura della famiglia può essere una barriera all’ingresso nel mercato del lavoro e alla piena occupazione producendo una marcata disparità di genere. Lo dimostrano i numeri: il 53% delle donne non cerca lavoro per questi motivi contro l’8% degli uomini. Dinamica identica quando c’è disponibilità a impiegarsi: il 21% delle donne resta fuori dal mercato del lavoro per motivi di cura familiare rispetto al 5% degli uomini. L’impiego part-time (che coinvolge il 20% dei lavoratori dipendenti) ha una prevalenza femminile (32%) rispetto agli uomini (meno dell’8%): la maggior parte delle donne sceglie questa modalità per gestire meglio le esigenze familiari.

Come rivoluzionare il welfare familiare

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Sono i dati messi in fila dallo studio “Il potenziale del lavoro domestico” di Nuova Collaborazione a cura del Centro Einaudi che suggerisce misure per equilibrare meglio lavoro e vita privata: «È fondamentale considerare - si legge nel documento - come le politiche pubbliche possano influenzare positivamente la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto per le donne, attraverso servizi di supporto familiare e incentivi all’occupazione». La rivoluzione nel welfare familiare si può avviare attraverso quattro passaggi: bonus bambini flessibile per sostenere lavoro e formazione, sistema dinamico di rimborso per i servizi di assistenza, uno “zainetto fiscale” personalizzato, una più marcata defiscalizzazione delle retribuzioni nel settore del lavoro domestico.

Un «superbonus» bambini

La prima proposta per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro è l’estensione del bonus per il pagamento degli asili nido al lavoro domestico per l’assistenza dei figli fino a 12 anni (circa 6 milioni di individui). L’assegno mensile, basato sulla situazione lavorativa ed economica del nucleo familiare, coprirebbe il 70% delle spese per l’assistenza dei figli (con un aumento al 84% per l’utilizzo degli asili nido) con tetto massimo di 600 euro mensili. Il costo sarebbe di circa 4 miliardi di euro. Ma, si sottolinea nello studio, vanno tenuti in considerazione gli effetti positivi sulle finanze pubbliche: «L’intervento è visto come un mezzo per generare entrate fiscali maggiori e ridurre le spese per misure di sostegno al reddito».

Un assegno mensile per assumere badanti

Uno schema simile andrebbe applicato per l’assunzione di personale badante: l’assegno coprirebbe il 70% del costo sostenuto per l’assistenza e varia in base alle ore lavorate dal richiedente. Il beneficio massimo è di 1.200 euro mensili (con riduzioni proporzionali per le famiglie con Isee superiori). Anche in questo caso si trattarebbe di uno stimolo per liberare tempo prezioso che le famiglie possono dedicare al mercato del lavoro.

Lo zainetto fiscale

Nel pacchetto di proposte rientra anche lo “ zainetto fiscale”. Di cosa si tratta? È una riforma per rendere più flessibile ed efficace il sistema di bonus e benefici fiscali: «I contribuenti accumulano annualmente un ammontare nominale di diritti ai bonus, che possono essere utilizzati o accantonati in uno “zainetto” di crediti fiscali. Questi crediti non sono statici, ma crescono nel tempo in base alla capitalizzazione del credito inutilizzato alla fine dell’anno precedente, alla crescita del Pil nominale: possono anche essere trasferiti tra i membri della famiglia».

La defiscalizzazione sul lavoro domestico

Un ultimo approfondimento riguarda la defiscalizzazione delle retribuzioni nel settore del lavoro domestico: «In Italia, sebbene abbia contribuito a contrastare il lavoro nero e a migliorare le condizioni delle famiglie, è meno incisiva rispetto alle misure adottate in altri Paesi europei» si legge nella ricerca. Per avere un «impatto significativo sull’emersione del lavoro nero o sulla liberazione della forza lavoro femminile» andrebbe valutate una defiscalizzazione più marcata, ispirata ai casi di successo in Francia, Belgio e Svezia.

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