di Marianna Peluso
BANKSY, Flag Santa’s Ghetto, 2006
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La bandiera americana. Vista dal lato dell’orgoglio patriottico e della modernità culturale, ma anche sotto la lente del feroce imperialismo militare e di intolleranza razziale. Come segno tattile di speranze covate e dischiuse, ma anche come disillusione, sogni infranti, contraddizioni dilanianti.
Al Centro culturale Altinate – San Gaetano di Padova, dura fino al 21 gennaio 2024 “American Beauty. Da Robert Capa a Banksy”, un progetto espositivo dedicato agli Stati Uniti d’America con una selezione di 130 opere che raccontano luci e ombre della nazione che più di ogni altra ha caratterizzato l’ultimo secolo a livello globale. E come farlo?
«Attraverso gli occhi attenti di decine di artisti che dagli anni Quaranta del Novecento si sono posati su questo grande Paese, evidenziandone punti di forza e criticità – spiega in una nota Daniel Buso -. L’elemento che accomuna questi artisti è l’utilizzo della bandiera americana come elemento iconografico di partenza per la comunicazione del proprio contenuto ideologico e formale».
manifesto American Beauty
Sotto lo stesso tetto convivono “Iwo Jima” (1945), foto vincitrice del Premio Pulitzer di Joe Rosenthal, che immortala i Marines mentre issano la bandiera americana nell’isola del Pacifico omonima allo scatto, “Boy with flag” (1949) di Ruth Orkin, un bambino ritratto con in mano una bandiera a stelle e strisce durante una delle numerose manifestazioni di patriottismo statunitense, il fermo immagine televisiva dei primi momenti dell’uomo sulla luna “Moonwalk” (1987) di Andy Warhol, ma anche il bianco e nero di Diane Arbus ed Elliott Erwitt, i colori di Steve McCurry, Vanessa Beecroft, Annie Leibovitz, Andres Serrano, la street art rappresentata da Keith Haring, Mr. Brainwash, Obey, Paul Insect e Banksy, fino alla fluxus art di George Maciunas, tutti ordinati tra le fila di una narrazione a cinque tappe.
Dalla sezione dedicata al “Patriottismo”, si scivola nel “Potere” evocato dal Palazzo della Borsa di New York, dall’obelisco di Washington, ma soprattutto dai volti di Kennedy, Nixon, Bush e Trump. I “Conflitti culturali” dominano un’intera ala, con un focus doveroso sul “Black lives matter”e “La guerra in casa” che si manifesta con la diffusione capillare di armi da fuoco. Capitolo a parte è l’“Imperialismo americano”, con la sua propaganda in opposizione al resto del mondo, che stride con le immagini di bikini scattate da Michael Dressel e Nina Berman, gran finale di “Una vita a stelle e strisce”.
Andy Warhol, Moonwalk, 1987, serigrafia, © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.
«Da Jasper Johns ad Andy Warhol, la bandiera è sempre stata uno strumento attraverso il quale inviare un preciso messaggio, trasfigurando in positivo o in negativo il ritratto degli Stati Uniti. La “stelle e strisce” ha un valore totemico, rappresenta l’amalgama dei diversi popoli e religioni, che convivono in America. La bandiera è il simbolo di questo paese e del suo dominio globale caratterizzato dalla diffusione del capitalismo e dalla supremazia militare e tecnologica. In questa mostra sono rappresentate alcune tra le tappe fondamentali di questa nazione, da Martin Luther King fino all’11 settembre, passando per la Pop Art e lo sbarco sulla luna, il Vietnam e la Silicon Valley». Organizzata da Artika di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con il Comune di Padova e Kr8te, la mostra è visitabile fino al 21 gennaio 2024.
“American Beauty”, al Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova, a cura di Daniel Buso, fino al 21 gennaio 2024
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