Dal medico di famiglia alle farmacie: ecco dove fare i vaccini contro Covid e influenza
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Da totem per sconfiggere la pandemia a grande dimenticato. Il vaccino per difendersi da influenza e Covid non piace più agli italiani, compresi gli anziani quelli a cui è raccomandato immunizzarsi in vista del prossimo autunno-inverno. Quando si prevede una nuova stagione influenzale intensa anche peggiore di quella dell'anno passato, quando in Italia abbiamo avuto ben 15 milioni di contagi da virus influenzali e parainfluenzali. Così almeno dicono i segnali che arrivano dall'emisfero Sud del mondo dove con il passaggio dell'inverno i virus, come nel caso dell'Australia, si sono massicciamente affacciati.
«È possibile che vedremo una stagione con un'attività importante delle sindromi simil-influenzali - avverte Francesco Vairo, responsabile del Servizio regionale di Sorveglianza delle malattie infettive dello Spallanzani - I dati dell'emisfero australe indicano una stagione con un'incidenza di casi elevata in un quadro epidemiologico dove convivono l'influenza, appunto, ma anche il virus respiratorio sinciziale e il Covid. Non abbiamo una palla di vetro, ma credo ci sarà un'attività intesa ed è quindi necessaria una spinta maggiore alla campagna vaccinale che verrà».
«Dobbiamo ricordare che le complicazioni dell'influenza possono portare al decesso, 5-10mila persone ogni anno. A fine 2023 abbiamo visto un boom di contagi influenzali che si sono sommati al Covid e al virus respiratorio sinciziale (Rsv). Pensiamo ai decessi che potrebbero fare questi patogeni insieme e togliamo dalla cartina dell'Italia una città di provincia con 20mila abitanti. Non possiamo accettarlo e la vaccinazione anti-influenzale, Covid e Rsv è l'unica arma raccomandata per anziani, fragili e immunodepressi», sottolinea Emanuele Nicastri, direttore dell'Unità di Malattie infettive ad alta intensità di cura dell'Inmi Spallanzani di Roma. L'invito che fa Nicastri è di pensare già ora a programmare con il proprio medico di famiglia il calendario delle vaccinazioni che dovrebbero partire ad inizio ottobre in molte regioni.
Per questo è fondamentale cercare di evitare i ritardi organizzativi nella distribuzione regionale delle dosi e nell'avvio della nuova campagna vaccinale. Peccato però che l'ultima, quella 2023/24 del ritorno alla normalità dopo l'emergenza del Covid, è stato un vero flop. La colpa? un po' della cosiddetta “stanchezza vaccinale” degli italiani e un po' il ritardo e la poca determinazione nel far decollare subito la rete delle farmacie e degli studi medici per le immunizzazioni. A dirlo sono i numeri crollati sia per l'influenza che per il Covid, anche tra i soggetti più fragili e quindi a rischio. Per la prima le coperture sono scese ai livelli di cinque anni fa raggiungendo solo il 18,9% della popolazione generale rispetto all'anno precedente (20,2%) e soprattutto solo un anziano su due: l'anno scorso si è vaccinato contro l'influenza solo il 53,3% degli over 65, una asticella molto lontana dal 65,3% raggiunta in piena pandemia e comunque lontanissima dal target minimo del 75% indicato dall'Oms per questa vaccinazione.
Ancora più clamoroso il flop dei vaccini contro il Covid: come emerge dai dati di Lab24 del Sole 24 ore che raccoglie tutti i dati dall'inizio della pandemia nella scorsa campagna vaccinale si sono immunizzati solo 2,2 milioni di italiani (il 3,75% della popolazione generale) e in particolare soltanto 1,885 milioni di over 60 (l'età dalla quale si raccomandava). Una fuga vera e propria a fronte delle oltre 9 milioni di dosi disponibili che ora rischiano di finire al macero e nonostante il virus Sars-Cov 2 faccia ancora danni soprattutto tra i più fragili: dalla fine dell'emergenza del 5 maggio 2023 ci sono stati in Italia - sempre secondo i dati di Lab24 - 7348 morti per Covid, di questi 5552 over 60. Ecco perché vaccinarsi è un'opportunità per tutti, ma per gli anziani può essere davvero un salvavita.
«Il cittadino, come dico ormai da più anni, almeno dalla pandemia in poi, deve essere informato e messo in condizioni di poter decidere con consapevolezza con il supporto, indispensabile della scienza e dei suoi attori, a partire dai medici. Chi ha responsabilità deve dire precisamente ed i maniera diretta agli italiani se questo strumento è davvero strategico. Nessuno può tirarsi indietro», avverte Francesco Vaia, Direttore della prevenzione del ministero della Salute in vista dell'avvio dai primi giorni di ottobre della vaccinazione anti influenzale. Le date di inizio campagna come ogni anno variano da regione a regione: nel Lazio e Lombardia il primo ottobre, Veneto e Emilia il 7 ottobre, in Piemonte oltre il 15 ottobre. Si farà leva anche sulle farmacie, dove la somministrazione lo scorso anno è partita molto in ritardo.
Centrale resta però il ruolo dei medici di medicina generale che sono già pronti con i loro elenchi per procedere alla campagna. «I nostri software e piattaforme - spiega Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg - ci permettono di estrarre i pazienti target per età, cronicità e fragilità. Speriamo che le vaccinazioni vengano rese disponibili dai primi di ottobre nei nostri studi: questo rimane una responsabilità delle Asl e delle Regioni rispetto ai contratti di acquisto. Opportuno è rendere disponibili i vaccini il prima possibile». «Davanti a noi abbiamo la riapertura delle scuole, il ritorno alla grande socialità. Dobbiamo spendere il nostro tempo ed il nostro impegno in una importante campagna vaccinale a difesa delle popolazioni target. Anche dando esempi individuali», conclude Vaia. Ci sarà la volontà di farlo davvero?
Marzio Bartoloni
caposervizio
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