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Bankitalia: nel 2024 calo netto dell’inflazione all’1,3%, Pil confermato allo 0,6%

di Redazione Roma

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Bankitalia: nel 2024 calo netto dell’inflazione all’1,3%, Pil confermato allo 0,6%

Bankitalia: nel 2024 calo netto dell’inflazione all’1,3%, Pil confermato allo 0,6%

Secondo l’istituto di Via Nazionale, il progressivo ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni potrebbe tradursi in una correzione dell’attività nel comparto edilizio più marcata di quanto previsto. L’impatto della restrizione mometaria potrebbe essere più accentuato del previsto

5 aprile 2024
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2' di lettura

L’inflazione diminuirà nettamente nel 2024, all’1,3 per cento (era 1,9 nell’ultima previsione di dicembre), principalmente per via degli effetti della discesa dei prezzi dell’energia e dei prodotti intermedi. «Il venir meno di tale fattore e l’aumento delle retribuzioni ne comporterebbero una leggera risalita nel successivo biennio, all’1,7 per cento», si legge nel documento sulle proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2024-2026 di Bankitalia. Mentre la crescita del Pil viene confermata allo 0,6 per cento. Bankitalia «richiama l’attenzione sul fatto che nel confrontare le proiezioni di crescita della Banca d’Italia con quelle del Documento di Economia e Finanza 2024 (DEF) di prossima pubblicazione occorre fare riferimento alle stime non corrette per le giornate lavorative. Secondo tali stime il Pil aumenterebbe dello 0,8 per cento nel 2024, dello 0,9 nel 2025 e dell’1,3 nel 2026». Rispetto alle previsioni pubblicate in dicembre, l’inflazione al consumo è stata rivista al ribasso, soprattutto nel 2024, riflettendo principalmente una discesa dei prezzi dei beni energetici, in particolare del gas, più rapida del previsto.

Per il Pil una crescita dello 0,6% nel 2024, dell’1% nel 2025 e dell’1,2 nel 2026

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Per quanto riguarda il Pil, Bankitalia stima che la crescita del prodotto rimanga contenuta nel corso di quest’anno e si rafforzi in seguito, grazie alla ripresa del reddito disponibile e della domanda estera. In media d’anno il prodotto interno lordo aumenterebbe dello 0,6 per cento nel 2024, dell’1,0 per cento nel 2025 e dell’1,2 nel 2026. Rispetto alle proiezioni pubblicate in dicembre, la crescita del Pil è pressoché invariata: gli effetti positivi di ipotesi più favorevoli su prezzi delle materie prime e tassi di interesse sarebbero in larga parte compensati dal più accentuato rallentamento dell’attività nel comparto edilizio conseguente alla progressiva rimodulazione degli incentivi alla riqualificazione energetica degli immobili.

Forte ridimensionamento dell’inflazione nell’anno in corso

L’inflazione al consumo, pari al 5,9 per cento nella media del 2023, diminuirebbe nettamente quest’anno, all’1,3 per cento, per poi risalire nel biennio successivo, rimanendo comunque inferiore al 2 per cento. Il forte ridimensionamento dell’inflazione nell’anno in corso rifletterebbe principalmente il contributo negativo dei prezzi dei beni intermedi e dell’energia, solo in parte compensato dall’accelerazione delle retribuzioni (previste in aumento di circa il 3,5 per cento all’anno in media nel triennio 2024-26). L’inflazione di fondo scenderebbe al 2 per cento nella media di quest’anno e si ridurrebbe ulteriormente nel prossimo biennio. I rischi per l’inflazione, sottolinea Bankitalia, sono bilanciati. Pressioni al rialzo potrebbero manifestarsi qualora un aggravarsi delle tensioni internazionali inducesse nuovi rincari delle materie prime e dei beni intermedi. Per contro, la possibilità di un deterioramento dello scenario internazionale e di un impatto più marcato della restrizione monetaria potrebbero tradursi in un andamento meno favorevole della domanda con ripercussioni al ribasso su salari, margini di profitto e inflazione al consumo.

L’impatto della restrizione mometaria potrebbe essere più accentuato del previsto

Quanto invece ai rischi per la crescita, sono orientati al ribasso. Una crescita più contenuta potrebbe manifestarsi se lo scarso dinamismo del commercio mondiale persistesse più a lungo, in connessione con l’incertezza che caratterizza la ripresa dell’economia cinese e con un eventuale aggravarsi delle tensioni politiche internazionali. L’impatto della restrizione monetaria potrebbe inoltre essere più accentuato del previsto e incidere più intensamente sulla domanda interna. Infine, il progressivo ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni potrebbe tradursi in una correzione dell’attività nel comparto edilizio più marcata di quanto previsto.

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